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Un filo conduttore ben visibile

di Renzo Balmelli

OLOCAUSTO. Un filo conduttore ben visibile ha legato gli eventi organizzati in occasione della Giornata della memoria. Da ogni intervento è trapelato l’impegno di operare con tutte le forze affinchè l’orrore dell’Olocausto non accada mai piu’. Tuttavia, possiamo dirci sicuri al cento per cento che la minaccia sia stata bandita dalla storia presente e futura dell’umanità? Sinceramente ne dubitiamo. Certo, nulla al mondo potrà mai uguagliare il delirio malefico e distruttivo con cui la Germania organizzo’ e attuo’ lo sterminio del popolo ebraico. Lo spaventoso rigore contabile col quale venne progettata la Shoah è l’espressione piu’ sconvolgente del male assoluto trasformato dai nazisti in quotidiana normalità. Appunto, la banalità del male di cui parla Hannah Arendt ; banalità che è tornata a manifestarsi ad Auschwitz dal quale luridi individui trafugarono per farne oggetto di ignobile mercimonio il simbolo posto sul cancello con la scritta “ Arbeit macht frei”. Non dovrebbe piu’ succedere,siamo intesi, ma in pari tempo come si fa a non avere paura dato quello che accade sotto i nostri occhi? Ai tempi della soluzione finale e delle leggi razziali tanti preferirono voltare la testa dall’altra parte per non vedere cosa accadeva al vicino di casa trascinato nel mortale corteo delle deportazioni. Nel terzo millennio si compiono ogni giorno stragi umanitarie, pulizie etniche, crudeli respingimenti, ma l’unico modo escogitato per non prenderne atto è di ignorarle. Allora non c’è che un solo modo per onorare le vittime della barbarie: tenere sempre alta la guardia al fine di sconfiggere sul nascere la prevaricazione dell’uomo sull’uomo.
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EGEMONIA. Al grande Wells ( La guerra dei mondi) venne l’idea di un banale raffreddore per stendere i marziani. Il virus esorcizzava le paure dell’ignoto e definiva i confini entro cui stare al riparo dagli invasori . Oggi ad attraversare le distanze siderali non sono gli omini verdi, ma segnali che ridefiniscono i limiti geopolitici della libertà d’informazione. Nell’umanità globalizzata la sfida tra gli imperi si combatte per il controllo del cyberspazio. E come si è visto col precipitare del braccio di ferro tra Cina e USA su Google che ha colto tutti di sorpresa , il confronto solleva non poche incognite dalle conseguenze ancora imprevedibili. Nel G2 in gioco c'è il concetto di sovranità nazionale ai tempi di Internet , un fenomeno che muove interessi enormi e risveglia fantasmi da guerra fredda. La casistica dei conflitti tra i regimi autoritari e la libertà online è ricca di precedenti, dall'Iran alla Birmania. Poche altre tecnologie – la stampa di Gutenberg, il telefono, la radio e la televisione – hanno avuto effetti sociali rivoluzionari come questo motore di ricerca, che ha sconvolto il modo di produrre informazione, selezionarla, e consumarla. Sarebbe un problema non da poco se lo scontro sconfinasse nel conflitto ideologico vecchia maniera. Il rischio esiste: da una parte si parla di “architettura aperta”, altri capiscono “egemonia americana”. Se l’obbiettivo è cambiare il mondo, la sola via praticabile è un nuovo umanesimo che superi le grandi muraglie senza tuttavia travolgere l’esperienza di culture millenarie.
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BAR SPORT. Un bel tacer non fu mai detto. Dalla serie “ facciamoci conoscere”, il governo Berlusconi è riuscito, attraverso le parole del sottosegretario alla Protezione civile, nell’impresa invero piu’ unica che rara di creare un pasticcio diplomatico anche sulle rovine di Haiti. La gaffe planetaria oscura tutto quanto si era visto in precedenza, il cucu’, le corna,le pacche sulle spalle, gli scherzi goliardici del premier. È evidente che Guido Bertolaso non si sia reso conto che quello non era il momento di calare sermoni e impartire lezioni da generale a quattro stelle , bocciando come “patetici” i soccorsi americani. Rimane tuttavia la sensazione che il bravo funzionario, complimentato da Obama per come aveva saputo gestire il dopo-terremoto dell’Aquila, abbia recitato un copione non suo dopo essere finito in un ingranaggio propagandistico piu’ grande di lui. Presentarsi come “ coordinatore del mondo” per rimediare alla disorganizzazione USA, che pure esiste, è stato un atteggiamento da fiera delle vanità del tutto fuori posto nelle condizioni in cui si trova l’isola, ridotta come Dresda o Hiroshima alla fine della guerra. La gelida stoccata della Clinton ( roba da bar sport) inquadra molto bene la portata dell’incidente che ha costretto la Farnesina e Palazzo Chigi a chiedere scusa per non mettere il Cavaliere nell’imbarazzante situazione dello scolaretto bachettato dalla maestra. Col tempo lo strappo con Washington è di quelli si lasciano ricucire, ma i cerotti saranno vistosi.
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RICAMBIO. Il gioco di parole è scontato, al limite dell’ovvio. Boccia bocciato boccia il Pd. Allora proviamo a metterla cosi’. Nessuno si offenda, ma viste le partite che riesce a perdere in maniera dilettantesca, diciamo che alla squadra di Bersani farebbe comodo uno come Mourinho che i derby li vince prima di andare in campo. La metafora sportiva in questo momento si presta molto bene per descrivere il clima dello spogliatoio, dove circolano poche idee e anche quelle poche piuttosto confuse. Senza calcare la mano, bisogna pur convenire che offrire agli avversari Puglia e Bologna su un’unico piatto d’argento è da cartellino rosso. Santo cielo, ma cosa deve ancora succedere prima che la sinistra , alla vigilia di importanti appuntamenti elettorali, si decida a liberarsi dalle pastoie della sua infausta litigiosità ? Non basta ancora che a Roma governi una compagnia di personaggi cechoviani interpretati da attori mediocri? Personaggi che si credono – per dirla con il maestro russo – protagonisti di chissà quali miracolose innovazioni mentre sono solo meschini. Ogni giorno che passa con questa maggioranza è un colpo ai fianchi del paese. Altrove la tragica vicenda del premier-imputato , che trascorre piu’ tempo a litigare con la giustizia anziché governare , sarebbe considerata un’anomalia da dimissioni immediate. Non in Italia, invece, dove il Pdl , anche adesso che si aprono nuovi, imbarazzanti dossier su Mediaset, non rinuncia a subordinare il diritto al potere . Ed è questo il vero punto su cui i cittadini devono riflettere . Piu’ che mai serve il ricambio del buon governo che riporti la questione morale al centro del dibattito. Malauguratamente con le faide baresi e il “papi” della Garisenda non non si va lontano.
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MELASSA. Fascisti e sultani? E’ la società che li lascia fare. Avviandosi ai novantanni, Giorgio Bocca , mai domo, sempre indignato, sa dove andare a colpire per fustigare i mali che angustiano il paese. Li elenca nel suo ultimo saggio, “Annus Horribilis” in uscita da Feltrinelli. A suo dire la radice di certe escrescenze passate a presenti che il vecchio leone di Cuneo imparo’ a conoscere quando militava nel Guf ( peccato di gioventu’ riscattato nella Resistenza) , affondano nella rilassatezza , l’indulgenza e la mollezza dei costumi. Inutile prendersela con Berlusconi ( o soltanto con lui), che sta sul trono circondato da stuoli di favoriti, osannato ,riverito e rivotato. Per districarsi dalla melassa dopotutto sarebbe sufficiente mandarlo in pensione con il sistema piu’ democratico che ci sia: le elezioni. Invece succede il contrario, vai a capire il perché. Con il conflitto di interessi, il Lodo Alfano e quant’altro, “la formazione in atto del nuovo regime” si consuma nell’indifferenza di un sistema sempre piu’ fragile e conseziente. Non è tornato il fascismo del ventennio, avverte l'instancabile scrittore-saggista, ma quello di sempre, frutto della bolsa retorica patriottarda, ipocrita e bigotta. In quest’ottica l’autore prova a ragionare con i lettori , a farsi coscienza civile per contrastare il conformismo del pensiero unico e , in primis, per vincere la paura “ che ha sostituito le ideologie e le utopie”. Quindi non stupisce neanche un po’ che Bocca sia il giornalista piu’ detestato dalla destra.

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