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Pd nazionale : E adesso, dopo il disastro, annunciato, del ciclone Vendola ?

di Pierluigi Sorti

Anche se ancora sotto traccia, ancora cioè prive di sbocchi operativi, la base del Pd sta entrando in stato di fibrillazione. Le domande che si incrociano, via email, cioè dalle più varie sponde geografiche, ne sono evidenti sintomi.

E’ vero che il duo Bersani, D’ Alema ha perso la sensibilità verso il proprio elettorato ?

Oppure i due, quasi moderni don Ferrante manzoniani, hanno voluto immolare il partito sull’ altare della scelta preferenziale del rapporto con l’ Udc ?

In effetti lo stesso D’ Alema doveva essersi accorto del termometro della situazione, pronunciando a temo scaduto la frase, consolatoria negli intenti, secondo cui “ Boccia poteva anche perdere ma sarebbe comunque caduto in piedi “ .

Ed aveva, nel fatto specifico, anche se tardiva, parziale ragione potendolo testimoniare noi stessi assistendo dimessa intervista dell’on. Boccia, davanti alla sede nazionale del Pd quando, nel riferire dell’ incarico ricevuto, esibiva di sé, invece del compiacimento dell’ incarico, un atteggiamento quasi sacrificale.

L’ ultima ironia, di queste stesse ore, si diffonde facile sul ricongiungimento del partito con Di Pietro, in contraddizione radicale con il dogma, invocato da due mesi, dell ‘ abbraccio con l’ Udc.

Ma se Atene piange ( D’ Alema e Bersani ), cerca invano il sorriso l’ antagonista Sparta ( Veltroni, Franceschini ) .

Nell’ episodio pugliese è fallito proprio il modulo di partito messo in piedi dalla regia di Veltroni e dei suoi mentori costituzionalisti ( Ceccanti, Vassallo ).

Poiché due sono le ipotesi formulabili : se siano, i “circoli” del partito, terminali incapaci di cogliere gli orientamenti della pubblica opinione, oppure se sia la dirigenza del partito incapace di ascoltare la base delle proprie militanze. “ Tertium non datur ” .

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