Per non dimenticare

E' il Giorno della memoria. Memoria dell'Olocausto, memoria dell'orrore compiuto dall'uomo sull'uomo. Una memoria necessaria più che mai oggi per ricordare il passato e vigilare sul presente.Senza radici comuni i popoli non possono avere un presente degno della loro storia e tanto meno costruire un futuro. Oggi ricordiamo i 6 milioni di ebrei vittime del nazismo, gli orrori di quello sterminio, le persecuzioni e i campi di concentramento.

“Senza memoria non c’è futuro. E la memoria della Shoah dovrà rimanere per sempre come monito per tutta l’umanità affinché mai più sia raggiunto quell’abisso”.
E’ con queste parole che Pier Luigi Bersani interviene nelle celebrazioni della 'Giornata della memoria'.
“E’ nostro dovere tramandare, soprattutto alle nuove generazioni, la storia tragica della Shoah per non dimenticare e perché ciò che è stato ancora oggi
interroga le nostre coscienze. Non dimenticare l’abisso per non dimenticare che odio e pregiudizio sono le cause che l’hanno determinato. Per questa ragione – prosegue Bersani – chi è chiamato, nella politica come
nella società, ad assolvere una responsabilità deve sentire su di sé l’impegno morale di non alimentare mai questi sentimenti; deve sentire l’urgenza morale di unire e non di dividere, di aiutare la comprensione reciproca di quell’insieme di persone che chiamiamo umanità”.
“Le tante iniziative previste oggi, in tutta Italia, per celebrare la ‘Giornata della Memoria’ per ricordare la persecuzione e lo sterminio del popolo ebraico, i deportati militari, civili e politici nei campi di
sterminio nazisti, siano quindi motivo per riflettere sul valore della dignità e del rispetto dei diritti umani di ogni singola persona”.

La cartolina PD

Napolitano: “Non dimenticare ciò che è stato perchè non abbia mai più a ripetersi”.
Il Capo dello Stato in occasione delle celebrazioni del Giorno della Memoria, ha inviato un messaggio al Presidente della Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano, Ferruccio De Bortoli, per la posa della prima pietra del Memoriale della Shoah di Milano in cui esprime il suo “apprezzamento per avere portato a compimento il non facile percorso necessario per dare inizio ad un'opera che ritengo altamente significativa, quale luogo di testimonianza di un evento tragico che dovrà per sempre rimanere quale monito nella memoria delle generazioni future. Ricordo con commozione la visita che ebbi modo di compiere tre anni fa in quel cupo sotterraneo della Stazione di Milano che era punto di partenza per il viaggio dei treni blindati diretti ai campi di sterminio nazisti, dove vennero atrocemente eliminati più di ottomila italiani di religione ebraica: uomini e donne di ogni età, vecchi e bambini, scoperti ed arrestati in Italia con l'attiva e consapevole complicità della Repubblica Sociale. Peccheremmo di colpevole indifferenza se non adempissimo quello che ci si presenta come un dovere: non dimenticare ciò che è stato, in una fosca stagione della nostra storia. Così come non dimentichiamo il grande stuolo dei giusti italiani che, a rischio della loro stessa vita, contribuirono a salvare molte migliaia di ebrei, non soltanto italiani. Fu la loro un'opera di riscatto per il nostro popolo”.

Ma quanti hanno perso al vita sotto il nazismo in una strage meticolosamente portata avanti per anni?
Le stime sono le seguenti:
Ebrei 5 – 9 milioni.
Polacchi non ebrei 1,8 – 2 milioni
Rom e Sinti 220 – 500 mila
Disabili e Pentecostali 200 – 250 mila
Testimoni di Geova 2 – 5 mila
Dissidenti politici 1,5 – 2 milioni
Slavi 1 – 2,5 milioni
Prigionieri di guerra Sovietici 2 – 3 milioni.
TOTALE 12,25 – 17,75 MILIONI di esseri umani.

Nuemri da ricordare ai dementi che hanno deturpato con scritte antisemite, svastiche e celtiche il Museo della Liberazione a Roma, in via Tasso. Sono comparse nella notte parole contro l'Olocausto e la Giornata della Memoria, subito condannate.
Matteo Orfini, responsabile Cultura della segreteria nazionale del Pd, le bolla come “una vergogna. La città di Roma si è sempre distinta per la sua generosità, il suo altruismo e per un autentico antifascismo e non merita
che la sua storia venga infangata da atti come quelli compiuti oggi. Chi osa offendere la memoria della Shoah offende l’umanità intera. Chi ha avuto la codardia di compiere un gesto simile sappia che non può dirsi figlio di
questa città”.

Mentre il deputato PD Michele Meta chiede di scongiurare la ricerca del capro espiatorio: “Quei quattro fascisti che hanno imbrattato i muri del Museo della Liberazione di via Tasso hanno perso non solo la memoria ma anche la dignità di cittadini e meritano una dura condanna da parte delle istituzioni e dei romani. Nella giornata del ricordo delle vittime del nazifascismo – prosegue Meta -, riaffiorano rigurgiti di intolleranza che credevamo ormai sepolti. Non sappiamo bene se ciò è il frutto dello sfilacciamento progressivo dei valori costituzionali nel Paese, sostenuto spesso ad arte da alcuni rappresentanti della destra e dalla Lega, ma siamo certi della sempre maggiore intolleranza nei confronti degli immigrati, degli omosessuali e dei “diversi” che ha rappresentato in passato l’anticamera di terribili tragedie. Dobbiamo evitare in ogni modo che ad una società addormentata e distratta da falsi problemi – conclude Meta-, con una crisi economica dalle conseguenze gravissime, vengano dati in pasto capri espiatori, e impegnarci per isolare ogni tentativo di intolleranza e discriminazione”.

“Senza radici comuni ed una memoria condivisa i popoli non possono avere un presente degno della loro storia e tanto meno costruire un futuro – dichiara il Vice Presidente del Senato Vannino Chiti nel giorno in cui si fa memoria della Shoah – A distanza di tanti anni da quell'atroce tragedia – sottolinea Chiti – abbiamo il dovere di impegnarci affinche' le giovani generazioni sappiano cosa accadde al popolo ebraico in quella stagione di barbarie” (la dichiarazione completa nell'area stampa).

I Giovani Democratici dell'Emilia-Romagna ricordano
come il 27 gennaio 1945 “fu chiaro ed inoppugnabile davanti al mondo, l'inumano genocidio di milioni di ebrei.
Il popolo ebraico non fu l'unico oggetto delle persecuzioni perpetrate dal folle totalitarismo nazista: omosessuali, rom, dissidenti politici, disabili, prigionieri sovietici, polacchi, slavi e minoranze religiose furono le vittime di una cieca intolleranza e di uno smisurato odio. Questa Giornata dovrà rimanere per sempre impressa nella nostra Memoria, per ricordarci il male assoluto che il nazismo ed i suoi ideali rappresentarono. Un monito quanto mai attuale, dal momento che l'intolleranza, il pregiudizio, la violenza razziale, religiosa ed omofoba non sono state estirpate, ma sopravvivono anche nel presente. La paura e l'avversione per il diverso, ricominciano ad aleggiare anche nella civile Europa, testimoniandoci come spesso la ragione dell'essere umano sia insufficiente per scongiurare il prevalere dell'odio”. E promettono: “Finché avremo fiato vigileremo affinché una simile tragedia non debba mai ripetersi”.

I Circoli del Partito Democratico di Casaletto Lodigiano, Caselle Lurani, Castiraga Vidardo e Valera Fratta (LODI) ci hanno inviato la riflessione che pubblichiamo di seguito:
Il 27 gennaio del 1945 le truppe dell'Armata Rossa, durante la loro avanzata verso Berlino, arrivarono nella cittadina polacca di Oświęcim (Auschwitz) e si trovarono di fronte al suo tristemente famoso campo di sterminio, liberandone i pochi superstiti, rivelando al mondo l'orrore del genocidio nazista.
Con la Legge 20 luglio 2000 n. 211, il Parlamento Italiano ha aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come la giornata in cui commemorare le vittime del nazismo e ricordare tutti coloro che, a rischio della propria, hanno salvato altre vite.
Quando l’Armata Rossa fece il suo ingresso nel campo di concentramento di Auschwitz, emerse, in tutta la sua drammaticità, l’orrore per l’olocausto di un popolo; le immagini, immortalate dagli operatori sovietici e mostrate al processo di Norimberga, come prova contro i crimini nazisti, sconvolsero il mondo intero, che prese finalmente coscienza dell’agghiacciante e sistematico stermino di ben 6 milioni di ebrei, teorizzato da Hitler nel suo “Mein Kampf” e coscienziosamente messo in pratica, dopo la conquista del potere.
L’antisemitismo, però, non è un’invenzione tedesca.
L’odio nei confronti degli ebrei ha le sue origini nell’antichità, è una forma di razzismo con motivazioni religiose, nel “Terzo Reich” trova un'espressione particolarmente violenta e orribile : il tentativo dell’eliminazione di massa di tutto un popolo.
Ricordare ciò che è stato, il delirio collettivo in cui sono caduti molti Paesi europei, è il tentativo di costruire un futuro libero da simili orrori, ma non è una garanzia di pace e di democrazia, non basta crogiolarsi nella memoria, bisogna agire ogni giorno, bisogna educare alla tolleranza e alla pace noi stessi e le giovani generazioni.
Undici milioni di persone sono passati attraverso i campi di concentramento, non erano tutti Ebrei, c’erano perseguitati politici, asociali, omosessuali, zingari, criminali comuni, testimoni di Geova, per ognuno di loro un numero e un pezzetto di stoffa colorata a segnare l’origine e il destino.
Se non cerchiamo di smontare i meccanismi che alimentano l’odio razziale, che giustificano la catalogazione degli uomini e il riconoscimento dei diritti sulla base di presunte appartenenze rischiamo di ricommettere gli stessi errori, magari rinnovati nella forma, agiti in sintonia con i tempi e con le nuove situazioni, ma alimentati dalla stessa cieca paura che annebbia la ragione, che ti fa dire: è necessario, è spiacevole ma è necessario, proprio non possiamo fare diversamente..
La paura, una paura che fa chiudere gli occhi, che giustifica gesti e azioni che non consentiamo neppure contro i nostri amati animali domestici, perché razzista non è chi riconosce le differenze, ma chi nega al diverso l’appartenenza all’umanità.
Anche allora si levarono voci di protesta, qualcuno usò il suo potere e le sue risorse per salvare vite, molti pagarono un prezzo altissimo, oggi sono eroi,di qualcuno di loro non abbiamo neppure il ricordo, ma non sono bastati.
Per fermare la barbarie ci vuole un’onda d’urto, non bastano qualche dibattito televisivo più o meno accesso, qualche immagine raccapricciante, qualche vescovo o prelato che ci ricorda che siamo tutti figli dello stesso Padre.
Le parole, le immagini, perfino la religione, tutto più essere strumento da piegare ai propri desideri,
da usare per giustificare l’ingiustificabile, l’unica consapevolezza è che siamo tutti uomini e la violenza contro noi stessi non può appartenerci.
Lo stesso Primo Levi, in quello che è considerato il suo testamento, un anno prima della sua morte, ribadiva come i germi della catastrofe ancora si annidano nella nostra epoca, e che resta sempre costante il rischio che quella catastrofe si riproponga: “E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire“.
Diversi anni dopo aver lasciato il campo di sterminio, Primo Levi inseguito dai fantasmi si toglie drammaticamente quella vita che aveva difeso con tutte le sue forze durante gli anni della deportazione, le sue pagine e le sue poesie sono la sua preziosa eredità.

Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un si o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi, alzandovi.
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

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