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Goffredo Fofi e il grande profeta

Su L'Unità di domenica 24 gennaio c'era un bell'articolo di Goffredo Fofi intitolato “Mettiamoci al servizio dei bambini”. Ne trascrivo la conclusione: «Siamo noi che dobbiamo metterci al servizio del bambino difendendolo dalle brutture della società (cioè della “politika”, degli interessi dei potenti), che non dobbiamo servirci del bambino per i nostri mercati, economici e ideologici. Un grande profeta parlò di «macina da mulino» che dovrebbero mettersi al collo coloro che danno scandalo all'infanzia, che non la rispettano. A me pare che, inconsciamente, questa macina la nostra società e civiltà se la siano messa al collo da tempo, e che proprio per questo, che è il più grande dei suoi tradimenti, non siano destinate a durare se non in forme di crescente barbarie». Parole sacrosante. Però, per la precisione, è giusto rilevare un errore che tanti fanno e che, qualche volta, ho sentito fare persino da qualche sacerdote. I piccoli cui allude il grande profeta, che poi sarebbe Gesù, non sono i bambini. Questo il versetto: “Ma se uno sarà di scandalo a uno di questi piccoli che credono in me, è meglio per lui che gli sia legata al collo una mola asinaria e sia precipitato nel fondo del mare” (Mt 18,6). I “piccoli” che credono nel Signore, sono i suoi seguaci, i quali si fanno semplici, si rivestono dello spirito d'infanzia.

Renato Pierri

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