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Influenza H1N1: vi nascondono la verita’

di Silvana Mura

“E io pago!” diceva Totò. Peccato che in merito alla vicenda del vaccino contro l’influenza H1N1, ma soprattutto al riguardo del contratto stipulato tra Governo e Novartis, non ci sia proprio nulla da ridere ma molto da pagare per i cittadini. Ben 184 milioni di euro.

La storia nasce male e, se possibile, continua peggio. Nell’aprile del 2009 in Messico si accendono i primi focolai di quella che viene definita subito influenza suina.
I morti e la velocità con cui il morbo sembra propagarsi fanno scattare immediatamente l’allarme pandemia in tutto il mondo. Così si scatena una corsa al vaccino e l’unica industria farmaceutica a possederlo è la Novartis.
Il 21 agosto 2009 il ministro del Welfare e della Salute firma, a nome del governo italiano, il contratto con la Novartis, che si impegna a fornire all’Italia le dosi di vaccino necessarie a fronteggiare l’influenza H1N1.

Il periodo di ferie e la paura che suscitano l’arrivo del morbo in Europa fanno passare inosservato un particolare molto importante, ovvero che il governo decide di secretare il contratto rendendo impossibile conoscere non solo l’importo pattuito ma anche le varie clausole di cui esso si compone.

Arriva l’autunno e di fatto in Italia succede poco o niente. Arrivano i primi freddi dell’inverno e qualche caso di influenza si verifica, producendo anche dei decessi. Ma presto scopriamo che la tanto temuta influenza H1N1 sarebbe meno aggressiva della normale influenza di stagione, e che addirittura produrrebbe la metà delle vittime che ogni anno miete l’influenza ordinaria.

A questa scoperta positiva si affianca la constatazione che il vaccino ha prodotto un flop clamoroso. Ne sono state acquistate 10 milioni di dosi, ma solo 865 mila sono state effettivamente utilizzate. Prendendo atto di questa sproporzione tra stime e utilizzo effettivo nascono le prime polemiche e le prime richieste di chiarimenti, ma il governo tace. Nel frattempo anche la Corte dei Conti ha mosso i suoi rilievi all’operazione, in particolare nei confronti del segreto apposto sul contratto. Ma il governo tace pure in questo caso.

Quindi arriviamo al 16 di gennaio e finalmente il contratto viene reso pubblico. Andando a leggere le clausole di cui si compone, quello che sembrava un marchiano errore ed aveva suscitato polemiche, come il clamoroso eccesso di dosi acquistate, diviene improvvisamente secondario, tanto il contratto appare squilibrato a favore della Novartis.
In primo luogo nel contratto non è prevista alcuna penale (art. 3.1) in caso di mancato rispetto delle date di consegna del prodotto.
Ma la prima vera sorpresa si ha all’articolo 9.3, che prevede il pagamento di 24 milioni di euro alla Novartis anche se il farmaco non avesse superato i test per la sua immissione in commercio. Questo significa che il governo si era impegnato a pagare 24 milioni di euro anche per un prodotto assolutamente inutile.

Ma la parte che suscita più perplessità è quella nella quale si stabilisce che il responsabile per il pagamento dei danni provocati da eventuali effetti collaterali del prodotto sarebbero stati pagati dal Governo, e quindi dai cittadini, invece che dalla Novartis.

A fronte di questo scenario sconfortante è doveroso offrire al più presto risposte chiare ai cittadini e accertare perché è stato stipulato un contratto così squilibrato.

La proposta dell’Italia dei Valori è quella di dar vita ad una commissione d’inchiesta parlamentare per appurare se si siano verificati errori, inefficienze o responsabilità di altro tipo. Gli strumenti per esperire velocemente questa inchiesta già esistono, e sono due commissioni appositamente istituite sia alla Camera che al Senato. Fino ad oggi, però, non è arrivata alcuna risposta in questo senso e rifiutarsi di fare piena luce fa sorgere il sospetto che si voglia nascondere qualcosa.

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