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Il nostro "Bottino" pensiero

Autore IDV Staff Riportiamo di seguito i comunicati stampa dell'Italia dei Valori sulla commemorazione del latitante Bettino Craxi.

Interventi

Antonio Di Pietro: “Oggi, mentre tutti fanno a gara per ricordare la figura dell’On. Craxi come un esempio dell’Italia che fu, noi dell’Italia dei Valori invece preferiamo ricordare la figura del giornalista Beppe Alfano. E preferiamo stare vicino alla sua famiglia, perché anch’egli è morto, ma non da latitante, bensì ammazzato perché denunciava coloro che commettevano i reati, invece che commetterli”.

Antonio Borghesi (lettera a Napolitano): Signor Presidente della Repubblica,
mi permetto sommessamente di dissentire sui contenuti e sui toni della lettera che Ella, rappresentante di tutti gli italiani, ha ritenuto di inviare alla vedova dell’ex Presidente del Consiglio Bettino Craxi, nel decennale della sua morte in latitanza. In particolare là dove Ella sostiene che “Non può dunque venir sacrificata al solo discorso sulle responsabilità dell’on. Craxi sanzionate per via giudiziaria la considerazione complessiva della sua figura di leader politico, e di uomo di governo impegnato nella guida dell’Esecutivo e nella rappresentanza dell’Italia sul terreno delle relazioni internazionali. Il nostro Stato democratico non può consentirsi distorsioni e rimozioni del genere.”
(continua a leggere su www.antonioborghesi.it )

Luigi de Magistris: “Per un uomo politico e un leader di governo non c’è colpa peggiore di quella che lo vede macchiarsi di corruzione e clientele, che lo vede approfittare della sua posizione per abusare della ‘cosa pubblica’, arrivando a sottrarsi al giudizio della magistratura per concludere la sua vita in latitanza. Bettino Craxi è stato questo ed è un aspetto che azzera tutto il resto, gettando un’ombra negativa sulla sua persona politica che nessuna riabilitazione a posteriori può cancellare, perché sarebbe uno sfregio alla storia del nostro Paese e a chi crede ancora oggi nella legalità e nella giustizia, oltre che nella Politica”.

Felice Belisario: “E' davvero una vergogna la beatificazione di un pregiudicato in una sede istituzionale. Sono davvero addolorato per quanto sta avvenendo in questi giorni e per il cattivo esempio che la classe politico-istituzionale sta dando ai nostri giovani esaltando la figura di un uomo controverso che la storia non ha ancora giudicato, mentre lo ha condannato la magistratura indipendente. Di cattivi maestri e di una informazione distorta l'Italia non ha proprio bisogno, né è consentito assolvere un latitante per assolvere un sistema politico degenerato ancora oggi e che cerca di cambiare le leggi facendo passare i ladri per guardie e le guardie per delinquenti. Siamo contro le ricostruzioni sommarie e unilaterali, ma affidiamo quella brutta pagina della storia italiana, che è seguita agli anni del terrorismo e alla morte di Aldo Moro, ad una riflessione profonda piuttosto che a un revisionismo sospetto. Per questo l'IdV ricorda che tra i padri della patria ci sono, tra gli altri, Einaudi, De Gasperi, Togliatti, Nenni, Moro e tra gli esempi di eroismo Falcone, Borsellino, Impastato, Alfano e tanti altri servitori dello Stato che sono morti per la nostra Italia”.

Luigi de Magistris: “Oggi ci si inchina ad Hammamet per genuflettersi verso Arcore. Oggi, non a caso, ritornano nel berlusconismo in declino concetti, sostantivi, idee e stili di vita squisitamente craxiani: la magistratura politicizzata che cerca di delegittimare il potere, il presidenzialismo estremo a danni del Parlamento, la cultura cortigiana dello sfarzo gaudente del sovrano Quante analogie tra Hammamet ed Arcore. Riabilitare Craxi, tecnicamente un latitante che ha sfruttato la politica e il ruolo di uomo dello Stato per rimpinguare i suoi conti in Svizzera, significa giustificare il presente, senza capire il rischio che stiamo vivendo: quello di una democrazia minacciata e di una Costituzione a rischio da parte di un presidente del Consiglio allevato nel brodo primordiale di quel sistema chiamato craxismo che ha macchiato la storia del nostro Paese”.

Sonia Alfano (lettera a Napolitano): “Gentile Presidente, l’8 gennaio scorso è stato il diciassettesimo anniversario dell’assassinio di mio padre, eseguito per mano della mafia a Barcellona Pozzo di Gotto. Quel giorno ho atteso fino all’ultimo una Sua parola di commemorazione, nella Sua veste di massimo rappresentante di quello Stato per la cui difesa mio padre ha dato la vita. Da Lei quel giorno è venuto solo silenzio, come negli anni passati, verso il ricordo di mio padre. Mio padre non é morto da latitante anzi, lui é stato condannato a morte perché i latitanti li faceva arrestare. Ieri Lei ha, viceversa, voluto pubblicamente ricordare al Paese (perfino sul sito web ufficiale della Presidenza della Repubblica), la figura dell’on. Bettino Craxi, morto dieci anni fa da pluripregiudicato e da latitante, in virtù di due sentenze definitive emesse in nome del popolo italiano. Lei ha detto che sull’ex presidente del Consiglioil peso della responsabilità per la corruzione del sistema politico “era caduto con durezza senza eguali. Sono parole di gravità inaudita, perché esse implicano o una pretesa ingiustizia di provvedimenti giurisdizionali irrevocabili, oppure conoscenza di altri responsabili di analoghi crimini sfuggiti alle maglie della giustizia. Mi chiedo, nel rispetto del Suo ruolo di garante della legalità costituzionale se quelle Sue parole non rechino un vulnus, nella forma, alla autorevolezza di procedimenti giudiziari sviluppatisi nel rispetto delle leggi del Paese e, nella sostanza, all’eguale considerazione di tutti i condannati, appartenenti alla casta politica o meno che essi siano. Proprio di questi tempi sono in essere aberranti tentativi di abbattimento dei principi costituzionali di legalità e di eguaglianza dei cittadini. Pur involontariamente, le Sue parole di oggi rischiano di rafforzarli.

Massimo Donadi (lettera a Napolitano): Caro Presidente,

rispettosamente, ma totalmente, dissento dal contenuto della lettera da Lei inviata ai familiari dell’on. Craxi.

Innanzitutto, perché constato che le sue parole non stanno servendo affatto ad una serena e più condivisa considerazione della figura di Craxi e di quel periodo della storia repubblicana ma, semplicemente, stanno dando un’insperata forza a quelle mille interessate voci che tentano oggi, unilateralmente e strumentalmente, di riscrivere la storia “a senso unico”. (continua a leggere su www.massimodonadi.it )

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