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Haiti, i turisti e il pietismo di turno

di Primo Mastrantoni

Suscita scalpore e indignazione la notizia che una nave da crociera si sia ancorata in una baia di Haiti (Labadie Beach) a un centinaio di chilometri dalla capitale (Port-au-Prince), dove le immagini di morti, feriti e affamati riempiono le cronache televisive e giornalistiche di questi giorni. In vacanza con i cadaveri, si scrive. Turisti che sorseggiano cocktail, mangiano aragoste, prendono il sole, fanno il bagno e lo sci d'acqua mentre la tragedia incombe a poca distanza. Ci sarebbe lo stesso sdegno se la nave si fosse spostata nella confinante Repubblica Dominicana, in una analoga insenatura, a pochi chilometri di distanza? Spostiamoci a casa nostra: non abbiamo notato la stessa riprovazione quando nella vicina Jugoslavia imperversava la guerra e si bombardava (anche noi italiani!) quel Paese mentre le nostre spiagge erano piene di turisti. Eppure tra le due sponde adriatiche c'e' una distanza di poco superiore a quella tra Labadie Beach e Port-au-Prince. Due pesi e due misure per valutare situazioni analoghe? E' pieta' o pietismo di turno?

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