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Giustizia e fisco: promesse da marinaio

Non riesco a non indignarmi del fatto che ogni volta che Berlusconi promette una riforma per il bene del Paese poi la ritira, mentre quando la legge serve ai suoi interessi, va invece avanti come un bulldozer. Il premier aveva promesso una riduzione delle aliquote Irpef, vale a dire una sostanziosa riduzione delle tasse per i lavoratori dipendenti. Come fa di solito, oggi ha smentito se stesso e dichiarando che per ora non se ne fa nulla “per colpa della crisi”.

A chi ha buona memoria non sfugge che analoga promessa era stata fatta per la prima volta nel 1994, vale a dire 16 anni fa e che da allora il premier ha governato per 9 anni ma non ha mai trovato né il tempo né i soldi per portarla a compimento. Nel frattempo, in questi nove anni da presidente del consiglio, ha messo mano a una serie di leggi ad personam che gli hanno consentito da un lato di evitare i processi a cui da buon cittadino non doveva sottrarsi, dall’altro di aumentare le entrate sue e dei suoi familiari. Così, mentre da una parte ritira l’annunciata riforma fiscale, sulla quale l’Italia dei Valori si era detta disponibile al confronto, con relativa promessa di riduzione delle tasse, dall’altra continua ad occupare il Parlamento con leggi che lo aiuteranno a non essere processato. Alla Camera infatti si discute di legittimo impedimento, mentre il Senato è occupato con il cosiddetto processo breve.

Proprio questa mattina ero riuscito, insieme agli altri capigruppo dell’opposizione, a convincere il presidente Schifani a rimandare il provvedimento in commissione Giustizia per un esame approfondito degli emendamenti del relatore, nella speranza che qualche miglioramento sarebbe stato apportato, anche se restiamo convinti della incostituzionalità diffusa del testo presentato da Governo e maggioranza.

Invece il nostro capogruppo in quella commissione, Luigi Li Gotti, non ha potuto far altro che abbandonare i lavori perché in quella sede non era in programma alcun approfondimento, non era possibile presentare e votare subemendamenti; insomma il ritorno in commissione serviva solo a dare un contentino del tutto inutile all’opposizione.

Nel pomeriggio il provvedimento è approdato in aula dove vi resterà fino a mercoledì prossimo. E proprio mercoledì alle 12, sulle dichiarazioni finali di voto, ho chiesto e ottenuto la diretta Rai così i cittadini potranno capire davvero chi lavora per il bene del Paese e chi pensa ai propri squallidi interessi.

Stiamo entrando in un tunnel pericolosissimo; François-Marie Arouet, meglio conosciuto come Voltaire, ritiene che il sentimento di giustizia sia talmente avvertito nell’uomo da sembrare indipendente da singole leggi, convinzioni politiche o religiose. Evidentemente la maggioranza intende infrangere questo principio naturale solo per porre rimedio ai problemi giudiziari del Presidente del Consiglio.

Così come confezionato da Governo e maggioranza, questo processo breve, o meglio, ammazza processi, invece di garantire uno snellimento delle procedure processuali, appare sempre di più come un’amnistia per i colletti bianchi e tutto questo è ancora più grave perché, date le premesse, compromette la possibilità di un serio confronto sulle riforme, ammesso che queste interessino davvero a Berlusconi e alla sua maggioranza.

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