Arriva in Senato la riforma che non piace a nessuno. Il PD: “Ritiratela, è incostituzionale”. L'Anm: “Il 50% dei processi andrà al macero. L'Ue: “E' incomprensibile”.
Processo breve, confronto lampo. Anzi confronto niente. L’esordio del ddl in commissione Giustizia al Senato è durato poco più di un quarto d’ora e si è risolto nella relazione del senatore Pdl Giuseppe Valentini. Quindici minuti sono bastati per rimandare alla prossima settimana l’esame del provvedimento e per dire no, l’ennesimo no, alla richiesta avanzata dalle opposizione: accorpare processo breve e riforma della giustizia. Volendo malignare si potrebbe pensare che il diniego sia motivato da una certa fretta del premier, che vede avvicinarsi a passo spedito le udienze dei suoi processi e che scongiurerebbe il pericolo se l’approvazione del ddl arrivasse prima di subito. Certo, per far si che ciò accada bisognerebbe scavalcare altri provvedimenti in cantiere, spedire in fondo alla lista problemi come la disoccupazione, i salari, le pensioni, la scuola, ma in fondo…non sarebbe la prima volta.
Il Partito Democratico non ci sta e continua a ribadire con forza che si discuterà sulla riforma della giustizia solo se il Pdl ritirerà dal tavolo il disegno di legge sul processo breve. “Quello della giustizia – ha detto Bersani – è sicuramente un problema per i cittadini, vista la lunghezza dei processi. Noi non solo siamo disponibili a discuterne, ma abbiamo già presentato quattro proposte di legge. Adesso, però, non ci sono i presupposti. Ci stanno facendo vedere un altro film cioè come evitare i processi al premier. Bondi, che è il ministro della Cultura, ci presenti il film giusto e noi discutiamo”. No anche agli sconti ai coletti bianchi. Il segretario PD precisa: “se questo è il loro scopo per noi non è possibile”.
Meno male che almeno “la maggioranza è compatta”, come ribadiscono a turno gli esponenti del governo. Meglio ripeterselo così magari ci si auto convince e soprattutto ci si dimentica della linea dura annunciata dal presidente della commissione Giustizia Filippo Berselli in materia di clandestinità. Il senatore Pdl infatti ha chiesto, e ormai lo da per certo, lo stralcio della norma che include il reato di immigrazione clandestina fra quelli che non beneficeranno del processo breve. Chissà cosa ne penserà la democratica Lega Nord…
E chissà cosa penseranno gli italiani delle stime date questa mattina dall’Associazione nazionale magistrati che spiega: “Abbiamo monitorato i procedimenti in corso davanti al giudice monocratico, al giudice collegiale o al giudice dell’udienza preliminare; il 50% rischia di saltare in quanto già trascorsi i due anni dall’inizio dei processi stessi. Ci sono processi in cui sono sentiti molti testimoni e per i quali se entra in vigore questa norma, dovremo dire: ci scusiamo con le vittime ma non possiamo andare avanti”.
Il processo breve non piace proprio a nessuno, neanche all’Unione Europea, come spiega la capogruppo Pd in commissione Giustizia, Donatella Ferranti: “E' assurdo e incomprensibile per l'osservatore del Parlamento europeo che si appresta a redigere il nuovo rapporto sull'attuazione delle decisioni della Corte europea sui diritti dell'uomo che la normativa italiana sul 'processo breve' possa riguardare i processi in corso e costituire, di fatto, un privilegio per alcuni politici”.
A seguito dell'incontro che si e' tenuto questa mattina a Montecitorio con Christos Pourgourides, relatore per la commissione per le questioni giuridiche dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa sull'esecuzione delle decisioni della Corte europea dei diritti dell'Uomo, che sta redigendo il rapporto sui problemi della giustizia in Europa, Ferranti aggiunge: “Auspicando la riduzione della durata delle procedure giudiziarie, Pourgourides ha chiaramente detto che il 'processo breve in salsa italiana' sarebbe negativo per la credibilita' delle nostre istituzioni e per la nostra immagine internazionale laddove fosse costruito per salvare alcuni processi a carico del premier”.
Dura la capogruppo PD al senato, Anna Finocchiaro che ribadisce. “Pensavo che Berlusconi volesse parlare agli italiani di lavoro, delle crisi aziendali, dei problemi delle famiglie e invece ancora una volta, per la 18esima volta, siamo di fronte ad un provvedimento che occorre al premier per salvarsi da un processo. E' difficile considerare positivamente tutto cio'”.
Sulla seduta lampo di questo pomeriggio ironizza il vice capogruppo Pd al Senato, Luigi Zanda: “Ho trovato straordinariamente singolare che il relatore di maggioranza nell'illustrare, in commissione Giustizia, il disegno di legge sul cosiddetto processo breve non abbia mai citato le necessita' processuali di Silvio Berlusconi. Eppure, l'opinione pubblica italiana e internazionale e' consapevole che il provvedimento in discussione in Senato e' cucito su misura per togliere dai guai giudiziari il presidente del consiglio. Non voglio essere scortese nei confronti di nessuno, ma in Senato c'e' stato un classico esempio di ipocrisia parlamentare”.
Iv.Gia