Site icon archivio di politicamentecorretto.com

Racconto della domenica. La ciotola di pus

Storia vera, tratta dal libro di Renato Pierri “Sesso diavolo e santità”. Non destinata ai bigotti, né alle persone delicate di stomaco. Si tratta di una delle tante sante vittime di un falso cristianesimo. Si tratta della patrona d’Italia (con Francesco d’Assisi). Si tratta della giovane esorcista che abbiamo già conosciuto nel racconto della piccola Lorenza, posseduta dal demonio…

La ciotola di pus

Andrea, una consorella del beato Domenico, fu una delle diverse inferme curate da Caterina. Un’ulcera cancrenosa si era sparsa su tutto il suo petto, e il fetore che emanava dall’enorme raccapricciante piaga, allontanava ben presto chiunque si fosse recato a farle visita. Appena Caterina venne a saperlo, corse dall’ammalata, e si offrì di assisterla fino a che durasse la grave malattia. Andrea naturalmente gradì ed accettò ben volentieri la generosa offerta della vergine. Non curandosi del miasma che era costretta a respirare, né dando segno alcuno di nausea, Caterina lavava, asciugava la piaga, e la fasciava con nuovi pannolini. La vecchia Andrea era contenta di vedersi circondata da tante premure, e la vergine senese svolgeva con entusiasmo il suo lavoro. Ma l’intervento del diavolo, secondo quanto riferisce il biografo della santa, fece sì che le cose cambiassero del tutto. Un giorno Caterina sentì una sgradevole sensazione di vomito e, anziché redarguire il demonio, rimproverò se stessa: «Come ti permetti di schifarti di una sorella redenta col sangue del Salvatore? Ti punirò severamente!». Inclinò la faccia sul petto dell’inferma, e tuffò bocca e naso nella piaga, restando in quella posizione sino a che il conato di vomito non svanì. L’atto coraggioso mise in fuga la bestia dispettosa. Da quel momento però l’inferma, che ovviamente non aveva compreso il significato del gesto, prese ad odiare Caterina, al punto da insinuare che essa si macchiasse di turpitudini, e che non fosse vergine. Giorni dopo, il diavolo tornò all’attacco, ricorrendo per la seconda volta allo stratagemma della nausea, per distogliere Caterina dalla sua missione d’infermiera. Mentre la vergine toglieva le fasce alla piaga di Andrea, il suo stomaco fu sconvolto dal tremendo puzzo che n’esalava. Ed ancora una volta l’eroica santa di Siena se la prese col proprio corpo, e gli disse: «Viva il dolce Sposo della mia anima: ciò che tu aborri, entrerà nelle tue viscere!». Raccolse quindi in una scodella la lavatura della piaga, assieme al repellente frutto della suppurazione, e badando bene questa volta che l’inferma non s’accorgesse di nulla, tracannò la mistura fino all’ultima goccia. In seguito la vergine confessò a Raimondo da Capua: «Da che sono al mondo, non ho mai gustato una bevanda più gradevole e squisita di quella». Riguardo invece all’episodio della bocca e del naso pigiati sulla piaga di Andrea, la santa aveva confidato a fra Tommaso, il suo primo confessore, di non avere mai sentito un profumo così soave e delicato. Voleva punire il suo corpo, l’ingenua Caterina, ed invece gli aveva dato un piacere entrambe le volte!

Ma ecco entrare in scena il Signore. Le apparve il giorno dopo, e le disse: « Mia diletta, giacché ieri bevesti con allegrezza quella ributtante bevanda, per compensarti io te ne darò una che mai hai gustato nella tua vita ». E ponendo la mano destra sul collo virgineo di lei e accostandosela alla piaga del proprio costato, le sussurrò: « Bevi, o figliola, la bevanda del mio costato, con la quale l’anima tua si riempirà di una tale dolcezza, che ne risentirà mirabilmente anche il corpo che per me disprezzasti ». Alla sposa non parve vero: accostò le labbra alla ferita stillante sangue, e succhiò a lungo la divina bevanda, sino a che il Signore non le fece cenno di staccarsi dall’amplesso.

Da allora però lo stomaco delicato della santa di Siena, si ammalò irrimediabilmente. Il beato Raimondo da Capua riferisce che “presa la bevanda dal costato del Salvatore, si diffuse nell’anima della santa vergine una tale abbondanza di grazie, che il corpo ricevendone l’affluenza, non cercò da quel giorno in poi più cibo, né avrebbe potuto prenderlo”.

Ma fu il nettare divino oppure la ciotola di pus a rovinare irrimediabilmente lo stomaco della vergine?

Miriam Della Croce

P.S. Come il solito qualcuno penserà: ma con tutti i guai che abbiamo oggi nel mondo, a che giova parlare di una santa vissuta tanti tanti secoli fa? A che giova? Intanto vorrei ricordare che non è trascorso poi tanto tempo da quando Giovanni Paolo II proclamava Caterina compatrona d’Europa con Brigida di Svezia e Teresa Benedetta della Croce. Correva l’anno 1999. E poi, a mio modestissimo parere, è sempre opportuno dire pane al pane, vino al vino e…pus al pus.

Exit mobile version