IL PROGETTO TEOLOGICO-POLITICO DI PAPA RATZINGER E’ RIMETTERE SUL TRONO CELESTE IL DIO DEI MERCANTI, IL DIO-RICCHEZZA ("DEUS CARITAS EST": BENEDETTO XVI, 2006)!!!

L' AMORE EVANGELICO (“CHARITAS”) E LO SPIRITO DI ASSISI (1986) E' TRAMONTATO. DOPO GIOVANNI PAOLO II, IL PROGETTO TEOLOGICO-POLITICO DI PAPA RATZINGER E’ RIMETTERE SUL TRONO CELESTE IL DIO DEI MERCANTI, IL DIO-RICCHEZZA (“DEUS CARITAS EST”: BENEDETTO XVI, 2006)!!!
BENEDETTO XVI VA AVANTI PER LA SUA STRADA!! UNA FIDUCIA INTACCATA. “Il dossier Pio XII turba ebrei e cristiani”. Una nota di Dominique Greiner et Frédéric Mounier

(…) il problema non è sapere se Pio XII ha dato un aiuto diretto o indiretto per salvare degli ebrei durante la guerra, “ma l’assenza della sua parola pubblica che denunciasse il massacro degli ebrei”: “La vera questione è quella della responsabilità del Pastore supremo della Chiesa cattolica nell’illuminare il popolo cristiano con i suoi insegnamenti, indipendentemente dalle circostanze, in nome delle esigenze della Parola di Dio di cui è il primo interprete nella tradizione cattolica.” (…)

a cura di Federico La Sala

Il dossier Pio XII turba ebrei e cristiani

di Dominique Greiner et Frédéric Mounier

La Croix, del 23 dicembre 2009 (traduzione: www.finesettimana.org)

Dopo la proclamazione di Pio XII come “venerabile”, sabato, molte personalità e movimenti ebraici esprimono la loro delusione e la loro incomprensione, a poche settimane dalla visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma, prevista per il 17 gennaio.

Il rabbino Marvin Hier, direttore del Centro Simon Wiesenthal a Los Angeles, si è detto lunedì “stupefatto” da questa decisione. Per lui, “Pio XII si è rifugiato nel silenzio” e non si è levato contro i tiranni quando gli ebrei erano perseguitati.

Il presidente del Congresso ebraico mondiale, più prudente, invita alla prosecuzione degli studi storici: per Ronald Lauder, una beatificazione di Pio XII sarebbe “inopportuna e prematura” finché “gli archivi sul periodo cruciale 1939-1945 resteranno chiusi e finché non sarà stabilito un consenso sulla sua azione – o inazione – riguardo alla persecuzione di milioni di ebrei nell’Olocausto”. Chiede l’apertura “immediata” di tutti gli archivi esistenti, al fine di dissipare i dubbi che sussistono. La sua richiesta si unisce a quella dello Stato di Israele, che ha comunque espresso il suo rifiuto ad occuparsi di un processo di beatificazione che “non lo riguarda”.

Il riconoscimento delle virtù di Pio XII getta turbamento anche negli ambienti impegnati nel dialogo interreligioso. In un comunicato, l’Amicizia ebraico-cristiana in Francia (AJCF) definisce “inaccettabile” la decisione di Benedetto XVI, che “scandalizza non solo le autorità ebraiche ma anche un gran numero di cristiani”.

Per l’AJCF il problema non è sapere se Pio XII ha dato un aiuto diretto o indiretto per salvare degli ebrei durante la guerra, “ma l’assenza della sua parola pubblica che denunciasse il massacro degli ebrei”: “La vera questione è quella della responsabilità del Pastore supremo della Chiesa cattolica nell’illuminare il popolo cristiano con i suoi insegnamenti, indipendentemente dalle circostanze, in nome delle esigenze della Parola di Dio di cui è il primo interprete nella tradizione cattolica.”

Vista dal Vaticano, la richiesta di accesso alla totalità degli archivi del periodo che va dal 1939 al 1944 non costituisce un ostacolo in sé. “Non c’è niente da nascondere”, dichiara il direttore della Sala stampa della Santa Sede: “Gli archivisti ci spiegano che devono classificare 16 milioni di foglietti, 15000 buste, 2500 dossier”, giustifica padre Federico Lombardi. Quegli archivi dovrebbero essere aperti integralmente tra cinque o sei anni, una volta terminato il lavoro di classificazione.

Nell’immediato, la Santa Sede vuole evitare l’annullamento della visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma, prevista per il 17 gennaio. Sono stati presi contatti in questo senso tra la comunità ebraica romana, potenza invitante, e la Segreteria di Stato. Mordechay Lewy, ambasciatore di Israele presso la Santa Sede, si è detto “fiducioso” per lo svolgimento di questo “evento storico”.

Interrogato dall’agenzia di stampa italiana Ansa, il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha ritenuto “la visita di Benedetto XVI alla sinagoga di Roma molto importante anche per la comunità ebraica”: “Spero che possa aver luogo, spiega il cardinale tedesco, incaricato delle relazioni religiose con l’ebraismo. Ma questa decisione spetta agli ebrei. Non ho avuto conoscenza di alcun passo inteso ad annullare questa visita”.

Il clima dell’incontro, se dovesse essere mantenuto, viene dato dalla prima pagina di Pages juives, il bollettino della comunità ebraica di Roma: il papa attraversa il Tevere – la sinagoga di Roma è dall’altra parte del fiume rispetto al Vaticano – in equilibrio su un filo, con due cartelli: su uno sta scritto “dialogo”, sull’altro “conversione”. Dall’altro lato del fiume si staglia la sinagoga, irta di cartelli… contrastanti: “Basta con la preghiera del Venerdì santo!”, “Grazie per questa visita!”, “Ricordati della Shoah!”, “Apriamo il dialogo!”, “Rinchiudi i negazionisti!”, “Rispetta la diversità!”

A Benedetto XVI occorrerà trovare le parole giuste per restaurare una fiducia intaccata.

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