L’enigma del consenso

La riflessione Chi contesterà l'egemonia “culturale” degli imprenditori della paura ora che gli slogan sulla sicurezza sono il luogo psicologico, morale, ideologico e consumistico che accomuna e rende indifferenziate quasi tutte le proposte politiche, e quasi tutti i programmi politici? Non dimentichiamo che la democrazia ha come fondamento il riconoscimento dei diritti di libertà, complementari al riconoscimento dei diritti sociali e di giustizia

L'odio, “l'unica emozione che non vacilla”. Ne era certo Adolf Hitler quando pronunciò questa frase ad Amburgo.
Cos'altro si potrebbe aggiungere dopo che il pacchetto sicurezza istituzionalizza il “reato di clandestinità”, che rimanda nell'immaginazione collettiva, il migrante come potenziale nemico, l'aggressione razzista diventerà la norma nella nostra società, di questo saranno ben consapevoli i numerosi e trionfanti imprenditori del consenso politico, o forse sarebbe meglio definirli “imprenditori della paura”; in Italia da tempo la paura è una merce che si offre in abbondanza perchè produce consenso nelle scelte degli elettori, certi che siano esseri razionali, decisori autonomi e ben informati, che basti rappresentarne gli interessi e i valori per ottenere voti.
Forse a qualcuno sfugge che è stato costruito un linguaggio, un'egemonia su questa pericolosa emozione quale è la paura, attraverso la dicotomia: di qua noi, di là loro, esattamente come quando furono istituite le leggi razziali durante il fascismo.

Parola chiave: “Consenso”, si potrebbe addirittura sostenere che la politica è diventata un mercato, e che in fatto di sicurezza l'offerta crea la domanda, ma non sono gli interessi che determinano i risultati, bensì le paure e gli odi. Il fatto inquietante è che fomentare la paura come sottoprodotto di un'emozione, è tipico dei totalitarismi, non a caso nel secolo scorso Louis Dumont l'ha individuata nella Weltenchauung hitleriana; dovremmo rifletterci, noi, consumatori e richiedenti insaziabili di sicurezza, inconsapevoli fruitori di un prodotto a basso costo e per questo più vendibile, largamente offerto da politici imprenditori, che attraverso una produzione che rasenta la maniacalità fordista della “fabbrica della paura”, che ha lo scopo di soddisfare gli oligopoli del mercato politico dove si deve coltivare, vendere, produrre consumo di sicurezza per avere consenso e voti.

In un regime democratico è fondamentale il dissenso, nei sistemi autoritari il dissenso viene represso e il consenso dato per scontato sulla base di una arbitraria o presunta capacità di un “capo carismatico”, o di un partito dominante di interpretare i bisogni del popolo e rappresentarne la volontà. E' a questo pericoloso paradigma amico-nemico che una sinistra moderna deve porre l'attenzione, che deve essere protesa ad un cambiamento della società, al miglioramento della vita di tutti i cittadini attraverso l'inclusione e alla cittadinanza, mentre la destra è avvezza ai principi spicci e si prodiga a mettere in marcia le masse attraverso le ronde, in ossequio all'ideologia dominante, attraverso l'elargizione di paura e odio in cambio di “audience” e consenso; omettendo accuratamente il fatto che una parte del Paese è sotto il controllo della delinquenza organizzata, che la criminalità finanziaria e la precarietà del lavoro produce nuove povertà, esclusione, lo stato di disoccupazione che produce effetti psico-relazionali negativi e rischio di caduta nella povertà, che a sua volta produce emarginazione e devianza attraverso la squalificazione sociale dell'individuo.

Allo scopo di ricreare una identità forte della sinistra, che sia portatrice di innovazione e modernità, che non sia succube del linguaggio demagogico e populista della destra, una sinistra che non sia complice del silenzio, un silenzio rotto solo dall'indignazione della chiesa, sui pogrom scatenati contro i Rom, i migranti, le persone di colore; non ci si deve sorprendere se dei balordi aggrediscono un uomo (come è avvenuto a Roma) dicendogli: “sporco negro, tornatene a casa. Noi facciamo la volontà del governo. Gli immigrati se ne devono andare”.
Questo è il risultato di una cultura del disprezzo dell'altro, le leggi contengono sicuramente un messaggio culturale, e la legge sulla sicurezza è una pessima legge, questo è un dato da cui la sinistra non può prescindere, perchè sono i diritti civili ad essere a rischio, quelli delle vittime a tempo breve, e quelli degli “elettori consumatori” a tempo medio e lungo.

Chi contesterà l'egemonia “culturale” degli imprenditori della paura ora che gli slogan sulla sicurezza sono il luogo psicologico, morale, ideologico e consumistico che accomuna e rende indifferenziate quasi tutte le proposte politiche, e quasi tutti i programmi politici? Non dimentichiamo che la democrazia ha come fondamento il riconoscimento dei diritti di libertà, complementari al riconoscimento dei diritti sociali e di giustizia.

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