“Se cambia il clima politico il mio dolore non è inutile”

CAMPAGNA ADESIONI
Iscriviti al Popolo della Libertà

Corriere della Sera

BERLUSCONI: AGENDA PER LE RIFORME CON IL LEADER PD

********

“Se cambia il clima politico il mio dolore non è inutile”

“Mi rimarranno due cose come ricordo di questi giorni: l'odio di pochi e l'amore di tanti, tantissimi, italiani. Agli uni e agli altri faccio la stessa promessa: andremo avanti con più forza e più determinazione di prima sulla strada della libertà. Lo dobbiamo al nostro popolo, lo dobbiamo alla nostra democrazia, nella quale non prevarranno né la violenza delle pietre, né quella peggiore delle parole. In questi giorni ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell'opposizione”.
Lo ha affermato il premier Silvio Berlusconi appena dimesso dall’ospedale San Raffaele di Milano.

“In questi giorni – prosegue – ho sentito vicini anche alcuni leader politici dell'opposizione. Se da quello che è successo deriverà una maggiore consapevolezza della necessità di un linguaggio più pacato e più onesto nella politica italiana, allora questo dolore non sarà stato inutile. Alcuni esponenti dell'opposizione sembrano averlo capito: se sapranno davvero prendere le distanze in modo onesto dai pochi fomentatori di violenza, allora potrà finalmente aprirsi una nuova stagione di dialogo”.

“In ogni caso – conclude – noi andremo avanti sulla strada delle riforme che gli italiani ci chiedono”.

********

Ora vogliono il dialogo?
Sì, ma rispettate Berlusconi

C’è un principio di fondo che chiunque voglia dialogare con noi deve riconoscere. Il Presidente del Consiglio è una istituzione ampiamente legittimata dal voto popolare e come tale non può essere sottoposto ad una serie di attacchi massicci, continui e inusitati. Il Presidente Berlusconi è stato per mesi l’oggetto di critiche incredibili, di una vera e propria odiosa altalena del gossip, da parte di quotidiani e periodici o di pesanti talk show televisivi, con forti ripercussioni negative all’estero.
A queste sparatorie giornalistiche si sono aggiunte certe frange della magistratura che hanno sfornato accuse davvero fuori del mondo, tirando in campo pentiti alquanto dubbi e inchieste di venti anni fa. Questo andazzo deve per forza finire perché non ha senso. Soltanto quando sarà stato ricostruito il rispetto verso il Presidente e il suo Governo, si potrà riaprire il dialogo indispensabile per bloccare la spirale continua di odio che genera violenza.
Chi oggi si lamenta per la ricomparsa addirittura delle bombe deve chiedersi da quale sottofondo di continua violenza venne fuori quel periodo di piombo. Troppo facile criticare se prima non torna il rispetto.

********

Dialogo? / Bonaiuti: se cessa l’odio

''Berlusconi e' il leader internazionale che ha subito di gran lunga il piu' elevato numero di attacchi violenti e faziosi nella storia. E' un Presidente forte, dalle spalle larghe, che ha superato ogni ostacolo, sostenuto com'e' dalla grande maggioranza degli italiani''. Lo afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, on. Paolo Bonaiuti.
''Il dialogo, il confronto, la discussione, il dibattito potranno tranquillamente riprendere per il bene del Paese quando sarà finalmente cessata la spirale di odio contro il Presidente del Consiglio e il suo governo”, conclude.

********

Dialogo? / Ecco il tempo giusto

“Se cambia il clima politico il mio dolore non sarà stato inutile”. Così abbiamo titolato sopra, con le parole di Silvio Berlusconi all’atto di uscire dal San Raffaele per una convalescenza che sarà comunque ancora piuttosto lunga. Ma convalescenza e astensione dagli impegni pubblici imposta dai medici non significano astrarsi dalla politica. Al contrario. Quelle parole, oltre ad un augurio dettato dal cuore, costituiscono un programma politico.

Non c’è bisogno di molti bizantinismi e distinguo per delineare un tracciato per i prossimi mesi. Come è sempre stato per Berlusconi e per il Popolo della Libertà, ciò che diciamo alla politica deve essere perfettamente comprensibile dalla gente, da tutti. C’è una parte oltranzista della sinistra che in questo momento ironizza su termini come amore e dolore, ma che soprattutto si interroga su quell’invito all’utilità di una ripresa di dialogo.

E’ un’ironia dettata oltre che dal pregiudizio e dalla faziosità, da una grande paura: quella di restare isolati. Isolati nella società ma anche nella stessa opposizione. Se questo avviene, sarà un bene non solo perché finalmente potrà essere neutralizzata la più grande campagna di odio personale a cui si sia mai assistito in Italia, ma perché questo significherà che avremo finalmente a che fare con un’opposizione diversa, consapevole, riformista, pronta a non fuggire dalle responsabilità rifugiandosi nel comodo rifugio degli slogan, ma a condividerle, quelle responsabilità, con la maggioranza e con chi governa.

Non è così complicato: avviene in tutto il mondo. Come sempre, Berlusconi ha parlato in modo chiaro e diretto, senza retropensieri. Le sue parole possono essere appunto comprese da chiunque, e questo per chi è al governo è un dovere. Ma la semplicità non significa banalità, né che il messaggio non sia accompagnato da precisi atti politici: la riunione di alcuni giorni fa del vertice e degli organi dirigenti del Popolo della Libertà ha usato un termine ben preciso, quello di “un patto democratico con il Pd e l’Udc”.

· Questo patto si rivolge dunque alla parte che noi consideriamo responsabile e sicuramente maggioritaria dell’opposizione.

Distinguendola dai massimalisti e dagli irresponsabili. Nel Pd, la guida l’ha in mano Pier Luigi Bersani, che ha compiuto con la sua visita al San Raffaele un gesto di grande sensibilità ma anche di preciso senso politico. Bersani sta confermando le premesse di poter essere un interlocutore affidabile; al suo fianco, con ruoli diversi, ci sono personaggi come Massimo D’Alema, Filippo Penati e Luciano Violante dai quali negli ultimi tempi abbiamo sentito parole di ragionevolezza sulle due riforme indispensabili non a questo governo ed a questo premier, ma alla governabilità dell’Italia chiunque ci sia a palazzo Chigi: i rapporti tra magistratura, esecutivo e politica; e rafforzamento dei poteri del presidente del consiglio.

Assieme al Pd, Berlusconi e il Pdl hanno indicato come interlocutore l’Udc. Pier Ferdinando Casini è un politico troppo abile e navigato per non comprendere che la sua idea di una sorta di Cln antiberlusconiano era caduta esattamente al momento sbagliato. Si trattava di una mossa tattica, tipica della grande confusione che segnava la politica e l’opposizione prima dell’agguato di piazza Duomo. Se l’agguato è uno spartiacque, bentornato anche a Casini tra coloro che desiderano assumersi la responsabilità di condividere una fase diversa. Dovrebbe essergli più facile, avendo il Dna del moderatismo.

A queste tre forze – la maggioranza, la nuova classe dirigente del Pd e l’Udc – spetta di indirizzare il Paese su una strada di rapporti più civili, ma soprattutto di condivisione di riforme che tutti chiedono a parole.

Al governo spetta di continuare a guidare al meglio l’Italia tanto più ora che la ripresa si avvicina a grandi passi. Come si vede, sono due piani ben distinti.

Per questo anche la imminente campagna per le regionali non dovrebbe, e non dovrà, inquinare i rapporti tra noi e loro. Con i moderati dell’Udc si potranno fare alleanze in alcune regioni. Con il Pd ci saranno sfide leali, con la speranza che anche i Democratici candidino personalità in grado di unire più che di dividere.

Dunque è evidente che nessuno abdica al proprio ruolo distinto di maggioranza e di opposizione. Non c’è alcun “inciucio”, un pessimo termine che esiste solo in Italia. Altrove, si parla di responsabilità e di scelte bipartisan su singoli temi. Qualcuno negli Usa si azzarderebbe a parlare di inciucio sulla riforma sanitaria, sulla crisi economica, sulla guerra o sul clima?

· Insomma, al Paese si presenta una grande e affascinante occasione: quella di realizzare alcune riforme concrete e condivise, ma soprattutto di uscire dalla fase di infantilismo e di nevrastenia della politica. Su questa strada, gli elettori sono già un pezzo avanti, basta seguire i sondaggi, ma anche i discorsi delle persone normali.

Ma finora siamo solo ai preliminari. Lo scenario può apparire fin troppo ottimistico. Diverrà realistico solo con i fatti; quando questa apertura di credito reciproca avrà prodotto risultati concreti. Diciamo che per chi vive delle responsabilità ma anche dei privilegi della politica e del potere, questa è una sorta di ultimo appello.

L’opposizione ha il modo di sottrarsi all’eterno ricatto delle sue frange estremiste, ideologiche e infantili. Ormai esse sono tanto fastidiose quanto surreali nel loro modo di agire. La maggioranza potrà affrancarsi dalle continue strigliate istituzionali; delle quali chi la Costituzione l’ha sempre rispettata non sente il bisogno.

Soprattutto c’è un Paese da governare – come lo è stato finora – è molte cose da fare. Molto da lavorare, la migliore medicina di fronte alle chiacchiere, all’odio e ai salotti di vario tipo.

********

Dialogo? / Ecco da dove partire

Vedremo nei prossimi giorni se – come ha auspicato Berlusconi – da un male potrà nascere un bene. In questo senso, la novità delle ultime ore è che la strada delle riforme condivise non passa più solo per il riassetto istituzionale tratteggiato nella bozza Violante, incentrata sulla riduzione del numero dei parlamentari, sull’introduzione del Senato delle autonomie e sulla concessione al premier del potere di nomina e revoca dei ministri. Qualche segnale di disgelo si registra in Parlamento anche sul versante della giustizia. Un terreno minato, finora, per ogni tentativo di riforme condivise, come dimostra la storia della Bicamerale D’Alema.

Curiosamente, proprio la bozza Boato, la base d’intesa sulla giustizia prodotta da quella commissione bicamerale, è stata rispolverata dal vicepresidente del Senato Vannino Chiti come testo da cui partire per cercare un punto d’incontro. Non solo: sul legittimo impedimento Pdl e Udc sono vicini a un compromesso, mentre il Pd potrebbe non salire sulle barricate.
Una cosa è certa: se Bersani per ora appare cauto sugli appelli della maggioranza, è consapevole che pure con i paletti necessari, non può sottrarsi ancora a lungo a quella che lui stesso definisce “la sfida delle riforme”.

Casini, dal canto suo, dovrebbe formalizzare quel “valuteremo con grande attenzione e responsabilità” con cui ha risposto all’offerta del Pdl , ma intanto, sul no all’uso politico della giustizia che la maggioranza considera l’ineludibile nodo da sciogliere preliminarmente, a Montecitorio si è registrata una significativa convergenza tra centristi e Pdl-Lega. Il testo base sul legittimo impedimento adottato in commissione Giustizia è, infatti, una sintesi bipartisan delle proposte di legge presentate da Costa-Brigandì (Pdl-Lega) e Vietti (Udc). Riguarda il premier e i ministri e andrà in aula il 12 gennaio, lo stesso giorno in cui il Senato discuterà il ddl Gasparri sul processo breve.

· Ma prima di trarre conclusioni e di sostenere che il clima è cambiato occorre avere molta prudenza, come ha suggerito il ministro Bossi.

La piattaforma dell’accordo sulle riforme l'ha spiegata in modo chiaro il vicepresidente dei senatori Pdl Quagliariello rilanciando la sfida del confronto sul terreno delle riforme e partendo tra tre assunti:

· che la via giudiziaria alla conquista del potere debba essere messa al bando;
· che dal '93 la modernizzazione del Paese è bloccata dallo scontro tra giustizia e politica;
· che nella Carta costituzionale vi sono pagine incompiute ancora da scrivere che i padri costituenti lasciarono alle generazioni successive.

Ovvero, come rendere più snelle le istituzioni; come superare il bicameralismo perfetto; come dare maggiore forza e autonomia all'esecutivo. E’ questo, dunque, il campo che il Pdl indica a Pd e Udc ammonendo al tempo stesso sul fatto che dopo l’aggressione del premier in piazza Duomo è ancora più evidente di prima che non si possa immaginare alcuna strategia riformista o alcuna prospettiva di governo stabile del Paese che si basi sulla costruzione di un Cln antiberlusconiano.

D’altra parte, la maggioranza è consapevole che legittimo impedimento e processo breve hanno una scadenza temporale non superiore all’anno, perché la Corte Costituzionale prima o poi sarà chiamata, magari dal tribunale di Milano a pronunciarsi sulla questione di incostituzionalità, come del resto ha già certificato il Csm a proposito del processo breve.

E visto come è andata con il Lodo Alfano c’è da aspettarsi un epilogo identico.

Per questo è necessario guardare alla riforma costituzionale della giustizia: non solo un nuovo Lodo Alfano (tenendo presenti i rilievi della Consulta nella sentenza dell’ottobre scorso), ma un nuovo assetto dell’ordinamento giudiziario sul quale possano convergere tutti i protagonisti del patto democratico, unendo la riforma costituzionale della giustizia a quella più generale dell’ordinamento della Repubblica: dal presidenzialismo, al ruolo del parlamento, dal Senato delle Regioni alla riduzione del numero dei parlamentari.

Ma avviare un percorso comune per cambiare la seconda parte della Costituzione, ordinamento giudiziario compreso, comporta da parte del Pd il riconoscimento della legittimità di Berlusconi a presiederlo e a guidare il paese fino alla fine della legislatura. E la rinuncia a chiedere un giorno sì e l’altro anche – in sintonia con Di Pietro – che se ne vada a casa con l'accusa infamante di aver consegnato il paese alla mafia. Un riconoscimento, anche minimo, della persecuzione giudiziaria, prima o poi dovrà arrivare dal Pd. Ma in tempi brevi, non dopo vent'anni, il tempo standard in cui maturano le autocritiche dei comunisti italiani.

********

Dialogo? / Ecco il nuovo scenario

Il sentiero del dialogo resta stretto, ma lo scenario sembra mutato. La stessa frase con cui il Presidente del Consiglio ha commentato il suo “dolore” nel rientro a casa dopo l’aggressione, significa qualcosa di più profondo della semplice speranza. In realtà, il sentiero resta angusto ma la calendarizzazione dei lavori parlamentari in materia di giustizia fissata per gennaio rispecchia tale possibilità. Se a questo aggiungiamo lo sforzo che obiettivamente stanno vivendo alcuni commentatori nel cercare di restituire alla parola dialogo un senso diverso e nuovo rispetto al deteriore e volgare “inciucio”, si capisce il desiderio di voltare pagina.

Non è facile che in tempi brevi il Pd di Bersani faccia ciò che più gli serve e ciò che più gli chiediamo: il distacco ufficiale da Di Pietro e dai fomentatori. Ma il mezzo pentimento della Bindi (“sono stata imprudente nei miei giudizi sul leader”), l’intervista di D’Alema e soprattutto la riscoperta da parte del più grande giornale italiano che il massacro mediatico nei confronti di Silvio Berlusconi ha avuto la sua più pesante accelerazione dopo il discorso di pacificazione nazionale da lui tenuto ad Onna il 25 Aprile, ci dicono la volontà di provare un cambio di passo nelle sedi politiche, in quelle istituzionali, e persino negli ambienti mediatici più qualificati. Questo non toglie nulla alla possibilità che il percorso sia frenato dal rancore, dal dissenso e dalla imprevedibilità che le azioni di alcune parti politiche irriducibili possono mettere in atto per interrompere tale prospettiva.

Possiamo persino legare all’opportunità che offrirebbe un clima nuovo, quell’aggancio con i settori tradizionalmente non giustizialisti della opposizione, che con noi hanno altre sintonie. Parliamo dell’Udc di Casini e del gioco di scacchi che possiamo approntare in vista delle amministrative ormai dietro l’angolo e che noi affrontiamo sull’onda di una emotività popolare che era già ben orientata.

L’unica certezza è quella di evitare strappi al nostro interno: la compattezza del Pdl, o meglio la circostanza che il Popolo della Libertà nei suoi vertici appaia davvero compatto nei momenti più delicati, è l’unica garanzia che i cittadini chiedono alla nostra azione. Tradirli su questo significherebbe indebolirci anche nei confronti di chi combatte Berlusconi, e ahimè, nella società civile avvelenata dai fomentatori in modo subdolo e sleale e dunque davvero pericoloso.

********

Tutto il mondo con Silvio

Tutto il mondo si è stretto in questi giorni attorno a Silvio Berlusconi. Una vera e propria gara di solidarietà da parte di capi di Stato, di governo, di leader politici anche dell’opposizione (stranieri), di personalità che a ogni livello conoscono e stimano il Presidente del Consiglio. È il frutto di 15 anni di impegno del Cavaliere sulla breccia della politica internazionale, tre volte alla guida dell’esecutivo e tre volte presidente del G8, ministro degli Esteri ad interim e presidente di turno dell’Unione Europea nel 2003. Non c’è oggi leader d’un Paese democratico con l’esperienza di Berlusconi per quanto il suo successo politico sia dovuto anche alla sua estraneità al linguaggio e agli stili della “politica di professione”, la politica politicante.

Spicca, tra i messaggi, il telegramma di Papa Benedetto XVI nel quale si esprime “conforto e vicinanza” dopo la “deplorevole aggressione”. E tra le telefonate, quella del Presidente Obama che è stata anche l’occasione di una veloce rassegna dei principali temi dell’attualità internazionale. Non solo Obama ha sinceramente augurato a Berlusconi di guarire presto, ma lo ha ringraziato per la decisione di inviare altri mille uomini in Afghanistan nel corso del 2010. Tra i due leader si è creato un rapporto di cordialità e amicizia basato sulla stima reciproca e sulla collaborazione.

La lista delle telefonate e dei messaggi rispecchia l’estensione e la qualità delle relazioni internazionali del Presidente Berlusconi, che non ha nemici e può, anzi, vantare molti amici personali tra i leader nelle diverse aree del pianeta.
Dopo quella con gli Stati Uniti, l’amicizia con i vertici russi è dimostrata dalle calorose telefonate con il premier Vladimir Putin (“Hai avuto – gli ha detto Putin – una reazione da vero uomo, spero che tu possa tornare presto al lavoro”) e con il Presidente Medvedev, che Berlusconi aveva incontrato pochi giorni prima a Roma per il Vertice Italo-russo.

Oltre al Segretario di Stato americano, Hillary Clinton, tra i messaggi del primo giorno vanno ricordati quelli di Herman Van Rompuy che aveva scelto Milano e l’Italia come prima tappa da nuovo Presidente dell’Unione Europea, del premier olandese Balkenende, del Presidente del Vietnam Nguyen Minh Triet, pure lui incontrato qualche giorno fa a Milano, e dell’algerino Bouteflika, da tempo amico.
Berlusconi ha parlato poi con il Presidente francese, Nicolas Sarkhozy, con il premier turco Erdogan, lo spagnolo Zapatero e il libico Gheddafi. Una conversazione particolarmente cordiale è stata quella con il cancelliere tedesco Angela Merkel, leader dell’altro grande partito popolare (la CDU) europeo.
Un altro amico di lunga data che ha telefonato a Berlusconi è il leader egiziano Mubarak. Un amico più recente, il premier francese Fillon. E poi i messaggi dei presidenti di Israele, Shimon Peres, e Pakistan, Asif Ali Zardari, e del premier greco George A. Papandreu.

Telefonate, invece, dal Presidente della Colombia, Uribe, dal premier libanese Hariri (con il padre Berlusconi aveva un rapporto di profonda stima e amicizia), quindi l’emiro del Qatar, appena incontrato nella missione nel Golfo, e il primo ministro bulgaro, Borissov, dopo la recente missione a Sofia. Insomma, l’abbraccio del mondo è lo specchio di un dinamismo in politica estera che forse non ha paragoni.
E che significa prestigio per l’Italia e una corrente ininterrotta di umana simpatia da tutto il mondo.

È vicina alla realtà, più di quanto lo stesso Giannelli immagini, la vignetta che ha disegnato per la prima pagina del Corriere della Sera: Berlusconi costretto a restare a casa e a non andare a Copenaghen, che commenta guardando la TV le notizie circa il mancato accordo sul clima: “Non li posso lasciare soli neanche una volta…”.

********

Stampa straniera: “Una popolarità da primato”

Erano settimane che alcuni quotidiani stranieri, estenuati dalla loro stessa martellante campagna basata sui gossip e le vicende private, avevano imboccato la falsa pista delle rivelazioni di mafia del pentito Spatuzza, salvo ricredersi quando nel processo di Torino le accuse sono state screditate dalle smentite e dall’assenza di riscontri.

Adesso, i “media” stranieri sono costretti a registrare l’impennata di consensi per Berlusconi dopo l’aggressione di Milano. Compaiono titoli e articoli sull’aumento della popolarità, dopo il sondaggio di Mannheimer pubblicato dal Corriere della Sera, su tutte le testate più importanti, alcune limitandosi a riportare il contenuto dei lanci d’agenzia Reuters, altre con articoli dei corrispondenti.

Il Washington Post sottolinea la crescita del gradimento da parte dei giovani e dei cattolici praticanti. Una popolarità che tocca livelli da autentico primato, saltando dal già alto 48.6 per cento di metà novembre all’attuale 55.9 per cento. È ancora lo storico quotidiano dell’establishment di Washington a rilevare l’elevato tasso d’approvazione per Berlusconi dopo l’attacco, perfino tra gli elettori di centro-sinistra (17 per cento).

I fogli britannici, in assoluto i più ostili nei confronti di Berlusconi, devono anch’essi riconoscere l’ennesimo successo del Cavaliere. Richard Owen, del Times, segnala che i sondaggi commissionati dallo stesso Berlusconi (i più attendibili, se si considerano le prove elettorali passate) gli assegnano addirittura il 66 per cento del gradimento.
John Follain, sul Sunday Times, descrive il carattere battagliero e instancabile del premier, che nel primo giorno di convalescenza a casa ha ricevuto ben 17 visitatori.
E ancora, il corrispondente dell’Economist e del Guardian scrive un lungo articolo sul domenicale di quest’ultimo, l’Observer, tutto puntato su Berlusconi che dopo mesi di attacchi ha trovato “un’arma per dividere gli avversari” ed è in ottima posizione per guadagnare “voti di simpatia” dopo l’episodio del Duomo. Che sarebbe, secondo Hooper, il primo vero momento di respiro di Berlusconi dopo otto lunghi mesi di attacchi. Ma dividere gli avversari non è l’unico “bonus” ottenuto da Berlusconi. Anche il criticismo di Fini avrebbe avuto “un brusco arresto”. Inoltre, il popolo di Internet del “no B-day” esce screditato dalle reazioni vergognose dei bloggers all’aggressione di Milano.

Il politologo Marc Lazar, grande conoscitore dell’Italia, intervistato dal settimanale L’Express, spiega che Berlusconi ha saputo trasformare questo attentato in una “risorsa politica, ha esposto il suo volto al martirio”, e così ha “comunicato direttamente con la gente, con tutta l’Italia”. “Berlusconi – dice Lazar – resta l’uomo politico più popolare”, se si esclude il capo dello Stato. Al contrario, la sinistra è paralizzata dalla necessità di non apparire troppo come la fomentatrice del clima che ha generato l’odio dei Tartaglia. Quanto al PD, oggi è guidato da Bersani, “un ex comunista – spiega Lazar – ben visto dalle forze economiche del Paese, che si porta appresso ancora la sua storia come una palla al piede!”.

********

Sondaggio/Berlusconi su, Di Pietro giù

Gli ultimi avvenimenti, come la sconfessione del pentito Spatuzza, ma soprattutto le tante parole di odio che hanno armato la mano di una persona definita psicolabile, hanno avuto un riflesso immediato nei sondaggi.

Quello condotto da Euromedia Research che, ricordiamo, è l’istituto che si è sempre avvicinato più di altri agli esiti elettorali, non offre interpretazioni ambigue: la fiducia degli italiani in Silvio Berlusconi, anche per la sua reazione all’attentato (“continuerò a battermi” – “l’amore vince”), ha registrato un incremento, attestandosi al 66,1%. L’indice di fiducia riguarda la competenza, la credibilità e la capacità di ricoprire il ruolo. Renato Mannheimer, dell’Ispo, ha registrato (Corriere della Sera di domenica 20 dicembre) un aumento di 7 punti percentuali della popolarità del Premier. Il dato del 66,1% è significativo perché riguarda tutti gli elettori e risulta molto superiore al totale delle intenzioni di voto per i partiti di maggioranza.

Tra gli elettori del Popolo della Libertà, la fiducia in Berlusconi arriva al 99,5%. Renato Schifani si attesta al 63,7% e Gianfranco Fini solo al 41,8%. Nell’insieme degli elettori del Pdl e Lega, i dati sono, rispettivamente, 99,2%, 59,3% e 36,3%.

Sempre per Euromedia Research, il giudizio positivo su Berlusconi si è riflesso direttamente sul Pdl, salito, nelle intenzioni di voto, al 39,2%, con un guadagno dello 0,7% rispetto al precedente rilevamento. Insieme alla Lega, l’alleanza di centrodestra sale al 48,3%, cui si deve aggiungere l’1,1% dell’area dell’Autonomia. Secondo l’Ispo, il giudizio positivo sull’attività di governo è al 50,4%.

Probabilmente grazie anche alla reazione di Pierluigi Bersani di fronte all’attentato di cui è stato vittima il Premier, il Partito democratico ha guadagnato qualche punto, attestandosi al 29,5% e proseguendo nel lento recupero rispetto al 33,1% ottenuto alle politiche dello scorso anno. Ne ha fatto le spese, soprattutto, l’Idv di Antonio Di Pietro, scesa al 6,5%, con la perdita di quasi due punti rispetto alle europee dello scorso giugno. In leggero calo anche l’Udc, al 5,9%: probabilmente agli elettori non piace il suo approccio al tema delle alleanze per le prossime regionali.

Sul piano dei rapporti politici, che influiscono sugli orientamenti degli elettori registrati dai sondaggi, si rileva un aumento di critiche, all’interno del Pd, nei confronti dell’alleato Di Pietro. Autorevoli esponenti del partito di Bersani sostengono che “non ci faremo dire da Di Pietro cosa dobbiamo fare”. Fa eccezione, ma la cosa non meraviglia, Franceschini, che si sposta sempre più su posizioni dipietriste. Scettico anche Fassino, leader del partito degli sconfitti. E anche Veltroni ritrova la parola per schierarsi contro il dialogo sulle riforme. Intanto cominciano a manifestarsi, anche nell’area dell’opposizione, voci critiche nei confronti di trasmissioni come Annozero, definita dall’ex Ppi Merlo una “zona franca dove le regole possono non essere rispettate”.

I risultati del sondaggio Euromedia dovrebbero incoraggiare chi è disposto ad un franco confronto, senza cedere a una pregiudiziale posizione negativa, in tema di riforme. Che è l’obiettivo al quale Berlusconi, uscendo dal San Raffaele, ha detto di volere dare priorità e poi ha ribadito nei giorni immediatamente seguenti.

********

Berlusconi ai lettori: “A Natale? Tessera del Pdl”

Milano – Gli auguri di Natale agli italiani sul Giornale.it (ascolta il messaggio ). Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in un audio ha voluto far sentire la sua voce con un messaggio di vicinanza ai lettori in occasione delle feste natalizie. “Che possiate realizzare tutti i progetti, tutti i sogni che portate nella vostra mente e nei vostri cuori. Per voi e per tutti i vostri cari” l’augurio del presidente del Consiglio. Poi un messaggio “a tutti gli italiani che amano la libertà” con un’idea-regalo particolare: “A voi e a tutti i vostri amici regalate una tessera del Pdl”. Il premier sottolinea il significato politico dell’iniziativa: “Ci darete più forza per continuare a resistere e a lavorare per il bene di tutti”.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy