La deriva infantilista

di Chiara Scattone

Guardando nei giorni scorsi il volto insanguinato del premier, i primi pensieri sono stati la sorpresa, lo stupore e l’indignazione. Il presidente del Consiglio è stato colpito in pieno volto da una statuetta del duomo di Milano, mentre cercava di godersi il suo ennesimo bagno di folla nella sua città. Alcune domande sono venute subito alla mente: come è potuto accadere una cosa simile? Berlusconi si circonda di decine di guardie del corpo dislocate in tre cerchi, che coprono e controllano sia la persona che la zona in cui si muove. Dov’erano queste guardie del corpo? Dalle immagini si è palesemente visto che Massimo Tartaglia prendeva più volte la mira prima di scagliare l’oggetto contundente in suo possesso. E nessuno si è accorto di nulla? Qualcuno, poco prima, aveva denunciato ai vigili urbani la presenza di un individuo sospetto. La denuncia non è stata tenuta in considerazione: perché? E ancora: perché le guardie del corpo che hanno scaraventato Berlusconi ferito nell’auto non sono schizzate velocemente via, così come viene prescritto da tutti i codici di sicurezza? Perché è stato permesso che il premier uscisse nuovamente dall’auto e si mostrasse alla piazza e alle televisioni, rischiando in questa maniera di essere seriamente colpito, se si fosse trattato di un vero attentato? Fin qui le nostre domande e i nostri dubbi. Ora, però, vorremmo ricordare a tutti coloro che, sia di destra, sia di sinistra, hanno subito gridato al clima infuocato, paragonando l’attualità ad uno dei periodi più neri della Storia italiana contemporanea, quello degli anni di piombo, che: 1) l’autore dell’attentato al premier è uno squilibrato in cura da dieci anni, che ha giustificato il suo gesto non certo con una rivendicazione politica (come erano soliti fare i terroristi rossi degli anni di piombo), bensì con l’affermazione “io sono meglio di lui”, denunciando evidentemente di non essere spinto da alcuna motivazione ideologica e di non avere nulla a che fare con i fischiatori (ragazzi dei centri sociali e passanti) che nella piazza criticavano vistosamente così il premier. 2) Si parla di clima ‘infame’ creato dalle forze politiche. Ebbene, vorrei ricordare qui la risposta di Pierluigi Bersani, segretario del Pd, a chi gli faceva notare questo inasprimento della situazione italiana: “Io non sono né uno psicologo, né un esperto di sicurezza e non mi piace che si parli in astratto di questo famoso clima: lasciamolo al vertice di Copenaghen”. L’inasprimento del clima, ma soprattutto dei toni della politica, non è certo colpa dei fischiatori di piazza o dei manifestanti della settimana scorsa a Roma al ‘No – B day’, che difatti hanno scelto la via più democratica per protestare contro una politica governativa e una situazione sociale che non apprezzano: i cori, gli slogan, la piazza. Lo strumento che la democrazia, oltre alle urne, ha previsto per i cittadini e per il popolo sovrano. Ricordiamo perciò alcuni passaggi di questi ultimi mesi: nel settembre scorso, il ministro Brunetta ha definito la sinistra “una élite di merda”, lanciando infine l’augurio che “vadano a morire ammazzati”. Da anni, poi, il centrodestra si fa scudo contro l’opposizione definendo tutti gli oppositori, di qualsivoglia genere e tipo, dei ‘comunisti’, cercando di risvegliare nella coscienza comune un sentimento di ‘odio’ tra ideologie nemiche. Proprio di recente, Vittorio Sgarbi, in televisione, ha definito assassini i giudici di Palermo e di Milano, denunciando altresì Caselli quale ‘mandante’ dell’omicidio di don Pino Puglisi. E sempre in questi giorni, Vittorio Feltri ha titolato su ‘il Giornale’: “Violenza costituzionale” (nei confronti di chi? Da parte di chi?), ultimo di tanti ‘scoop’ sui presunti ‘nemici del capo’, come il dossier contro il direttore di ‘Avvenire’ Boffo o come la presunta liason di Veronica Lario con la propria guardia del corpo. E come dimenticare le ripetute dichiarazioni dello stesso Berlusconi quando, in una ‘battuta’ che forse voleva essere spiritosa, ha dato a tutti gli italiani che non lo hanno votato dei ‘coglioni’, nonché ‘dei matti, antropologicamente diversi dal resto della razza umana’ ai magistrati, dei ‘golpisti’ agli ultimi tre presidenti della Repubblica. Come dimenticare il Berlusconi che denuncia i giudici della Corte costituzionale e i magistrati di Roma e di Milano in quanto fomentatori di ‘guerra civile’. Come scordarsi gli ultimi ‘scontri’ verbali tra il premier e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, nei quali il primo ha contrapposto chi ha avuto i voti dal popolo, se stesso, con le istituzioni democratiche, la magistratura, la Corte costituzionale e al Presidente della Repubblica, mentre il secondo gli ha ricordato che proprio per il mandato che ha ricevuto dai cittadini egli deve rispettare le istituzioni che rappresenta e la Costituzione italiana? 3) A tutti coloro che parlano anche di mandanti morali dell’aggressione verrebbe solo da chiedere di analizzare onestamente la realtà: il colpevole di questo gesto folle non fa parte di un’organizzazione politica, non è un esponente di alcun partito o movimento politico, non segue logiche ideologiche, né aveva intenzione di compiere un ‘attentato terroristico’. Tartaglia ha compiuto un atto spregiudicato e folle, in linea con i suoi problemi di salute mentale, peraltro accertati e seguiti clinicamente, accompagnato da una motivazione che non si allontana dal suo fine ultimo, probabile: la tentata dimostrazione di una ‘superiorità individuale’ di se stesso su Berlusconi. Non vi era il desiderio di uccidere e di creare tensione e terrore (come invece accade negli attentati terroristici), non vi era un progetto politico di carattere rivoluzionario, ma solo di manifestare una rivalsa personale. Per questo desidereremmo che i molti ‘fanatici’ del centrodestra che si sono appigliati a questo episodio, indubbiamente sgradevole, per attaccare tutti con l’accusa di fomentare un clima di odio nel Paese, di smetterla. È palese, ormai, agli italiani, che se di clima pesante si può parlare, certamente questo viene alimentato dai continui attacchi alle più alte istituzioni dello Stato, come il Quirinale, la Corte costituzionale, la magistratura; dal continuo lavorìo di organi di stampa assolutamente faziosi, che mistificano la realtà pilotando indagini e opinioni, come nel caso del pedinamento, trasmesso su Canale 5, del giudice Mesiano e del tentativo di screditare il suo operato di magistrato dopo la sentenza sul caso Mondadori, immortalando nelle immagini televisive i suoi calzini color turchese, giudicati perciò ‘sospetti’ dal giornalista, così come sospetto era il comportamento del giudice nell’attesa di entrare da un barbiere. Un clima pesante, insomma, alimentato anche dai continui appelli di parte del centrodestra ad ‘oliare i kalashnikov’ (Bossi), a ‘sventolare fucili e mitra’, ad organizzare bande paramilitari in camicia verde per proteggere il territorio padano dal ‘nemico intruso’ nero, musulmano, rumeno o, infine, ad organizzare un ‘White Christmas’ dal quale ‘rimuovere’ tutti coloro che non rispecchiano canoni ‘estetici’ padani. Queste iniziative, questi slogan, queste ‘sparate’ creano veramente tensione sociale ed incrinano i rapporti tra gli individui, ingenerando ‘odio’ e rancori, facendo apparire tutti i cittadini come i tifosi di due squadre di calcio avversarie, che si affrontano quotidianamente in un derby con lancio di petardi e fumogeni, fischi nei confronti dell’arbitro e del quarto uomo. Così come siamo tutti concordi nel criticare simili scorrettezze tra gli spalti di uno stadio, dovremmo cercare di riportare la partita sul piano prettamente politico, rispettando le istituzioni e, soprattutto, i cittadini, che probabilmente, oggi, sono stufi di queste costanti bagarre da scuola elementare.(Laici.it)

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