Lettera aperta al Sig. Ministro della Giustizia On. Avv. Angelino Alfano

di Carlo Priolo

NO, Carissimo Ministro, non va proprio bene.

Personalmente la seguo e credo anche molti Avvocati sui temi antichi ed insoluti sulla riforma della Giustizia: separazione delle carriere dei Magistrati, criteri di priorità sulla obbligatorietà della azione penale, sulla riduzione dei tempi della Giustizia, sulla concentrazione delle decisioni di spesa per le intercettazioni e sui tanti interventi dove trova l'ostacolo della corporazione dei Magistrati.

Ma rinviare le elezioni per il rinnovo dei Consigli degli Ordini degli Avvocati di tutta Italia in scadenza il 31 dicembre 2009, con una norma da inserire nel collegato alla finanziaria o in altro clandestino provvedimento, NON SI PUO' FARE.

So che Lei cestinerà questa mia che ho inviato a 22.000 Avvocati romani ed a tutti gli Ordini d'Italia, oltre che a tutti i giornali e TV, ma mi permetto di affermare che commette un errore politico, oltre che a perpetrare una grave ingiustizia verso il mondo forense.

Non è in pericolo la Costituzione, la Democrazia, la Civiltà e la Libertà del Paese, come gridano i tamburi di alcune testate giornalistiche che vivono con i contributi statali, o qualche squilibrato che circola nel Parlamento italiano, ma rappresenta sicuramente un forte oltraggio alla categoria degli Avvocati.

Abbia a cuore anche le ragioni dei Suoi colleghi che al Congresso di Bologna si sono alzati e L'hanno applaudita con stima e rispetto, condividendo il Suo discorso.

Capisco che può essere un problema minimale, ma le campagne elettorali per il rinnovo degli Ordini sono iniziate già dal mese di ottobre, con impiego di risorse economiche, tempo ed energie che gli Avvocati hanno tolto alla propria attività, alla propria tasca. Ora prorogare i Consigli in carica, perché, forse, probabilmente, non si sa quando, verrà approvata dal Parlamento la riforma dell'Ordinamento forense in vigore dal 1944, significa affermare il signoraggio della finta legalità, vulnerando a morte il processo partecipativo.

Ogni provvedimento deve privilegiare il rispetto ineludibile della manifestazione di volontà dell'elettore, atteso il fondamentale principio che l'Ente, per esistere, deve essere amministrato da coloro che sono stati scelti dagli elettori, dai contribuenti, i cui organi sono legittimati solo dal voto espresso liberamente nelle urne.

Per rappresentare gli avvocati occorre avere il mandato dagli elettori. Il mandato non può essere conferito per decreto e la sua legittimazione deve avere il sigillo dei mandanti e non quello dei rinvii.

Carissimo Ministro, rinunci ad annullare l'espressione di voto, il diritto inalienabile della indicazione della rappresentanza, del rispetto della volontà dell'elettore; calpestando questa volontà, si mortificano i principi delle regole democratiche e si annullano i diritti dell'elettorato attivo e passivo. E' un insulto rivolto al principio della rappresentanza.

La giustizia grida il suo male eterno, la lesione delle sue prerogative, il decesso del suo ruolo. Il codice del “rispetto” viene annullato ancora una volta nei confronti degli Avvocati.

È vero che la storia non insegna nulla, ma quando sopraggiungerà l'inevitabile rammarico di avere errato, sarà tardi, perché il rammarico uccide lasciando in vita il pentito.

Con perfetta osservanza Carlo Priolo

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