Udine 22 dicembre ore 11
Udine
La tradizionale “Festa di Natale” all’interno del Parco di Sant’Osvaldo si terrà quest’anno martedì 22 dicembre presso la consueta sede della Comunità Nove di Udine e si annuncia con una significativa novità: sarà infatti organizzata dalle Cooperative sociali Itaca e Duemilauno Agenzia Sociale. “Abbiamo deciso di pensarla e realizzarla insieme alle varie strutture (residenze, centri diurni e via dicendo) gestiti dalle Cooperative affinché diventi anche un momento di inaugurazione del nuovo appalto udinese e della ancor più stretta collaborazione che caratterizza il nostro lavoro” – spiegano i referenti delle due Coop friulane.
Riguardo ai contenuti, la scelta è stata quella di dare continuità ai rilevanti temi trattati il 20 settembre scorso, sempre a Sant’Osvaldo, dove si è concluso l'ultimo convegno del Centro Balducci dal titolo “Diritti umani, uguaglianza, giustizia sociale. Verso un welfare planetario”. E sarà proprio don Pierluigi Di Piazza (del Centro di accoglienza Balducci di Zugliano) a celebrare alle 11 nella sede della Comunità Nove la santa messa, cui seguirà alle 12 uno spazio dedicato a riflessioni e contributi sui temi della giornata a cura dei beneficiari dei servizi di salute mentale del Dsm di Udine. Alle 12.30 è poi previsto il tradizionale momento conviviale con il buffet. La mattinata sarà allietata dall’esibizione del Coro “Nove per caso”.
Per meglio comprendere il significato della giornata, riportiamo di seguito la versione integrale dell’introduzione alla giornata a cura di Berenice Pegoraro (coordinatrice della Comunità Nove), che sarà letta come cappello a tutti gli interventi.
Per noi, persone che frequentano, usano, vivono, lavorano nei servizi del Dipartimento di Salute mentale, la giornata del 20 settembre 2009 è stata particolarmente significativa: quella domenica era la giornata conclusiva del Convegno organizzato dall’associazione Balducci e dall’Ordine degli Assistenti Sociali, quando più di 300 persone, con un “cammino di liberazione e di vita” sono arrivate da Zugliano al Parco di Sant’Osvaldo per pronunciare e ascoltare parole e riflessioni su “diritti umani, uguaglianza, giustizia sociale”. Per noi quel cammino, la presenza e l’incontro con quelle persone sono stati importantissimi, per tanti motivi.
Il 20 settembre questo parco, il Sant’Osvaldo, l’ex Ospedale Psichiatrico è stato riconosciuto e scelto come un luogo importante per tutti, per il suo significato simbolico e rappresentativo della possibilità del cambiamento, del fatto che trasformare le cose può essere un sogno realizzabile.
Le tante persone che sono arrivate hanno voluto capire cosa c’è ora dove un tempo c’era un manicomio, hanno voluto incontrarci, conoscerci meglio, dandoci l’opportunità di rappresentare le nostre pratiche, la quotidianità, i nostri pensieri, le speranze; hanno quindi contribuito al nostro costante impegno nel costruire relazioni che superino il possibile isolamento.
Quella giornata di festa ci ha stimolato a ricordare e a raccontare il passato di questo posto ma anche a non sottrarci al confronto con le contraddizioni ancora aperte, qui e in altre parti del mondo.
Ci siamo sentiti riconosciuti come interlocutori importanti, portatori di idee e messaggi che riguardano tutti/e, ci siamo sentiti confortati nella convinzione che il tema della salute mentale non può essere confinato fuori dalla città, a Sant’Osvaldo o nei servizi psichiatrici, ma va continuamente riportato all’interno della società e della cittadinanza.
Ma il 20 settembre non è stata solo una giornata di conferme e autocelebrazioni, è stata importante anche perché ci ha simbolicamente ricordato e riconsegnato una responsabilità:
· Siamo noi, noi operatori e operatrici (cooperativisti, medici, infermieri, assistenti…) che dobbiamo riportare quotidianamente il lavoro di cura al concetto di umanità e di attenzione verso l’altro, riscoprendo ogni giorno il valore etico del nostro lavoro.
· Siamo noi utenti a dover resistere alla tentazione del farsi assistere passivamente, noi a dover denunciare il non rispetto dei diritti, anche quando sono i diritti dell’altro, di un altro che fa fatica come noi, come fossero nostri.
· Siamo noi cittadini e cittadine a doverci sforzare per leggere la società e tutte le sue componenti, anche quelle che stanno ai margini, che non producono abbastanza, che intimoriscono perché diverse, che danno fastidio alle coscienze, per capire dove la giustizia sociale ha delle crepe, per riconoscere il nostro posto, decidere con chi vogliamo essere solidali.
· Siamo noi tutti, dobbiamo assumerci queste responsabilità, e possibilmente farlo insieme. Altrimenti il rischio è che il manicomio continui, con altre forme e con altri nomi, ma con la stessa finalità di disumanizzazione.
In settembre abbiamo voluto che la nostra accoglienza a quelle 300 persone fosse colorata: abbiamo preparato gli aquiloni, le bandierine, le installazioni, frasi e messaggi scritti sui cartelli, e poi la catena umana, i canti del Coro… Quei colori rappresentavano tutti noi, le tante persone che vivono o frequentano o lavorano nei luoghi della salute mentale, residenze, centri diurni, Csm, associazioni, luoghi che hanno sostituito l’istituzione del manicomio, in un percorso lungo, complesso, faticoso ma che è di liberazione e di riscatto; quei colori erano le nostre voci, e abbiamo la presunzione di pensare che fossero anche la voce di chi non riesce a dire, di chi è troppo fragile per farlo, di chi ha subito troppo gli anni del manicomio, di chi non c’è più, di chi è sopraffatto dalla quotidianità e non sempre ritrova la forza per ripetere che non c’è salute senza umanità, diritti e giustizia sociale.
Fabio Della Pietra
Ufficio Stampa
Cooperativa sociale Itaca
Pordenone