di Vincenzo Donvito
Il Presidente del Senato, Renato Schifani, ha sostenuto che, in tema di pericolo per la pubblica sicurezza, Facebook e' piu' pericoloso dei gruppi degli anni '70, ed ha auspicato, in concordia col ministro dell'Interno, Roberto Maroni, di voler mettere ordine sul web.
E' pericoloso per tutti che la seconda carica dello Stato, di fatto il vicepresidente della Repubblica, con l'intento di porre freno a episodi come quello della violenza subita dal capo del Governo Silvio Berlusconi, non chieda maggiore attenzione all'applicazione delle leggi e della prevenzione, ma indichi la liberta' d'espressione e di opinione come il principale movente di quanto accaduto e, di conseguenza, il principale nemico da abbattere. Perche' e' questo che Schifani sta auspicando, proprio come nel regime fascista e in quello staliniano dove, non solo chi praticava violenza fisica contro le istituzioni veniva perseguito (com'e' giusto che sia anche oggi in democrazia), ma anche chi esprimeva opinioni diverse da chi governava veniva sottoposto ai rigori della legge.
Il paradosso di quello che auspica il nostro Schifani e' che lo fa chiedendo censura per uno dei maggiori luoghi di discussione al mondo -Facebook- che non a caso ha sede in un Paese, gli Usa, dove in materia di liberta' di espressione e di opinione non sono secondi a nessuno. Paese che proprio in virtu' di questa sua peculiarita' e' stato il maggiore liberatore del nostro Paese e dell'Europa dai regimi fascista e nazista.
Noi non ci stupiamo piu' di tanto nel sentire certe affermazioni, anche se mostriamo preoccupazione quando vengono dalla scranni istituzionali cosi' importanti. Siamo abituati a giudici italiani che sentenziano con censure la manifestazione della liberta' d'espressione in Rete; siamo abituati ad avvocati che difendono i loro clienti delinquenti quando di questi ultimi se ne parla in Rete per le truffe che praticano a danno dei consumatori. Siamo abituati cioe' ad un Paese e ad un castello normativo/legislativo da Pulcinella, dove si puo' essere legali facendo tutto e, nel contempo, il perfetto contrario. E per questo siamo mobilitati e cogliamo l'occasione per ricordare al Presidente del Senato il pericolo che sta auspicando di istituzionalizzare nel nostro Paese, pericolo che se un domani non governera' la sua fazione gli si ritorcera' sicuramente contro. Non conviene quindi -a tutti, come patto fra questi tutti- sentirsi trattati male?