Sen. Sebastiano Burgaretta Aparo (MPA)
Premesso che:
la società civile in questi giorni si è intimamente indignata e palesemente ribellata di fronte alla recente sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo circa la rimozione del crocifisso dalle aule scolastiche, perché – secondo detta sentenza – il crocifisso potrebbe risultare “fastidioso” per gli studenti che praticano altre religioni che non siano quella cristiana e perché l'esposizione obbligatoria del crocifisso limiterebbe il diritto dei genitori all'educazione dei loro figli, nonché il diritto degli studenti alla libertà religiosa; a giudizio dell'interpellante, soltanto chi è assolutamente a digiuno delle nozioni minime di storia della civiltà occidentale può ignorare che il crocifisso non è soltanto un simbolo religioso, ma è per tutti, laici e non, simbolo universale di amore incondizionato, di solidarietà, di uguaglianza, di civiltà modernissima in altri termini; il credente ha in esso il simbolo del riscatto dal peccato e dal male operato da Gesù Cristo, ma chi non crede non può, dopo 2.000 anni di storia e di permeazione cristiana della nostra civiltà occidentale, quella che fece dire a Benedetto Croce che “Non possiamo non dirci cristiani”, non riconoscere nel crocifisso il simbolo della cultura che ha prodotto e coltivato la civiltà europea e le altre che alla europea fanno capo e riferimento; confondere il simbolo con un'immagine qualunque è irriguardoso nei confronti della stragrande maggioranza degli italiani cattolici, che trovano nella figura del Cristo ispirazione per il loro modo di pensare e di vivere la loro vita; a giudizio dell'interpellante, la guerra al crocifisso è un affronto contro la nostra storia, la democrazia e l'identità dei popoli europei; ad opinione dell'interpellante, la sentenza della Corte è un atto grave che tende a minare le fondamenta stesse della nostra civiltà,
si chiede di sapere se il Governo ritenga opportuno esercitare un'imprescindibile e vigile attenzione al ricorso avverso la sentenza della Corte di Strasburgo, che ha già opportunamente annunciato.