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PATRONATI MOBILITATI A LOSANNA PER SOSTENERE I DIRITTI DEI PENSIONATI

Alle 11.00 in punto del 10 dicembre 2009, le rappresentanze dei patronati INCA-CGIL, INAS-CILS, ACLI e ITAL-UIL, accolto l’invito del CEPA Svizzero, accompagnate da un gruppetto di pensionati, si son ritrovate nella hall del Consolato Generale d’Italia di Losanna, per il previsto incontro con il Console Generale, Dott. Adolfo Barattolo. Quest’ultimo ha voluto, però, ricevere solo una rappresentanza di massimo cinque persone, escludendo di fatto, non solo i pensionati che erano presenti per ascoltare quanto sarebbe stato detto in loro difesa, ma anche i responsabili delle sedi INCA di Le Locle e di Neuchâtel venuti appositamente per l’incontro.
Superato un primo momento di disappunto, la delegazione ha potuto esporre le ragioni di tale incontro, riassunte in un documento unitario dei Segretari Generali e dei Presidenti de: SPI-CGI, FNP-CISL, UILP-UIL, INCA-CGIL, INAS-CILS, ITAL-UIL, nel quale si chiede:
1) il riconoscimento di un assegno di solidarietà per gli anziani nati in Italia a residenti all’estero in condizioni di povertà;
2) il ripristino del diritto all’assegno sociale per gli anziani che rientrano in Italia, senza l’obbligo dei dieci anni di residenza continuativa;
3) la soluzione dei problemi ancora presenti nel pagamento delle pensioni italiane all’estero;
4) l’esenzione dell’ICI sulla prima casa in Italia, se non affittata, anche per gli Italiani all’estero;
5) la soluzione del problema degli indebiti pensionistici maturati senza dolo;
6) la ratifica degli accordi bilaterali, con la stipula di nuove Convenzioni internazionali e l’aggiornamento di quelle non più attuali.
Richiesto dai presenti, il rispetto dell’uguaglianza e dell’equità con l’assegno sociale e l’ICI, rifiutando qualunque discriminazione che presume ad esempio, che la casa in Italia sia la seconda abitazione, allorché sovente è l’unica, ed è spesso la casa d’origine, la prima casa, quella che li tiene ancora legati all’Italia e che ne garantisce il ritorno.
Richiesta anche una maggiore sistematicità nel controllo dei redditi, per evitare inutili indebiti e soprattutto un maggiore rispetto da parte dell’Italia che, accettando la dichiarazione dei redditi per i beni che sono in patria, fa si che gli Italiani all’estero credono di essere in regola dichiarando separatamente ai due paesi i propri averi.
Di fatto, questa sorta di politica anti-Italiani all’estero nega, uno statuto identico ai cittadini italiani e, quelli all’estero, col tempo, dovranno decidersi a fare domanda e a pagare di tasca propria (come se non avessero già dato abbastanza in tutti questi anni di emigrazione) per l’acquisizione di una nuova nazionalità che di certo non è quella della nascita, degli affetti e della propria cultura, per poter usufruire di servizi minimi che il proprio paese non riesce a garantirgli, come ad esempio il rinnovo dei propri documenti!
Punto dolente questo nella Circoscrizione, in un momento di cosiddetta “ristrutturazione della rete consolare”, che è di fatto un mero “taglia i servizi”, presentato sotto le vesti di uno pseudo-risparmio necessario, di certo neanche riflettuto, se si intendono mandare le 100'000 persone dei Cantoni VD-FR-VS-NE, a Ginevra, danneggiando così, i già precari equilibri esistenti e non facendo altro che aumentare solo il disagio, i costi e le difficoltà soprattutto ai pensionati di oggi e ancor più a quelli di domani.
E si, perché i giovani di oggi, quelli che usano i computer, saranno i vecchietti di domani che dovranno fare qualche centinaio di chilometri per poter aver un documento. Perché, se è vero che si va verso la tecnologia, è anche vero che si va verso una imprescindibile presenza personale (impronta o firme) che impedisce qualunque uso di tecnologie, totem (peraltro già falliti anni addietro) e quant’altro!
Lo stesso Console Generale ha espresso il proprio scetticismo in merito e ribadita l’importanza del consolato a discapito delle agenzie. Cosa ci riserva il futuro?
Il contrario di quanto richiesto dalla collettività, ossia servizi di prossimità, proprio come quelli forniti dai Patronati, così modestamente efficienti e imprescindibilmente utili come punto di riferimento per qualunque pratica abbia a che vedere non solo con l’Italia, ma anche con il paese ospitante.
Perché allora, se si chiudono i Consolati e non si intendono mantenere le agenzie, non si provvede ad ampliare i servizi dei Patronati? Questioni politiche, di opportunità, di competenze, pare!
In realtà, i Patronati sono istituzioni che da anni danno prova della loro funzionalità e che vedono le loro mansioni aumentare, anche se non sono del tutte riconosciute dal punteggio che testimonia il riconoscimento lavorativo. Sono già sottoposti a controlli da parte di istituzioni italiane ed hanno dato prova di affidabilità e serietà, essendo anche soggetti alla normativa locale.
Quello che in realtà sembra più evidente, è che si preferisce arginare il dissapore dei poveri italiani che subiscono le soppressioni dei servizi, prospettando l’apertura di sportelli che hanno già dato prova di esser specchi per le allodole!
Se molto più banalmente si modificasse la legge sui Patronati quanti risparmi reali vi sarebbero?
Meglio non fare i conti, perché si rischierebbe di dimostrare che il risparmio vi sarebbe per davvero e che i cari pensionati sarebbero molto più felici del servizio!!

Grazia Tredanari

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