Cosentino, la camorra e la destra che uccide Almirante

Questa mattina nella discussione sulla proposta di deliberazione in merito all’arresto del sottosegretario Cosentino ho notato in più interventi come la Giunta per le autorizzazioni a procedere abbia di fatto risolto il problema non guardando all’esistenza o meno di un fumus persecutionis , ma contestando le prove del magistrato inquirente e dando una sentenza, ovviamente politica, con un processo breve anzi brevissimo.

Capisco che forse quando si parla “processo breve” qualcuno si immaginerebbe di sottrarre ad esempio il processo Mills ai magistrati portandolo in Giunta per le autorizzazioni. Una sentenza politica, dunque, ancor più odiosa poiché mirata a salvare uno della casta, alla faccia del dettato costituzionale secondo il quale tutti siamo uguali di fronte alla legge.
Io vorrei andare oltre, posto che ora parliamo di una decisione di opportunità: è opportuno che il Sottosegretario Cosentino mantenga la sua posizione di membro del governo? Ora io penso al riguardo che accanto ai Giudizi penali, che seguono le regole previste dal codice penale, abbiano pieno titolo i Giudizi morali, che si danno sulla base di regole diverse. Se per i primi è necessario basarsi su prove considerate giuridicamente valide ai fini del processo penale, i secondi rispondono ad altri criteri anche di prova. In altri termini, pur non essendo credente, accolgo in pieno l’affermazione del Cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, il quale, affrontando il tema della questione morale nella vita politica, avverte che “un uomo politico ha più responsabilità di altri, e la classe dirigente italiana e tutti i protagonisti della vita sociale non devono perdere il riferimento alla dimensione etica, intesa come valore da esprimere sia nella vita personale, che in quella pubblica, come nell’economia, nella finanza, nella politica.” Sotto tale profilo l’uomo politico che incontra e frequenta persone dedite ad attività mafiosa compie un atto moralmente riprovevole per il fatto in sè. L’uomo politico che incontra e frequenta persone dedite ad attività criminali compie un atto moralmente riprovevole per il fatto in sè. L’uomo politico che incontra e frequenta persone dedite allo spaccio di droga compie un atto moralmente riprovevole per il fatto in sé. L’uomo politico che incontra e frequenta persone dedite al gioco d’azzardo compie un atto moralmente riprovevole per il fatto in sé. L’uomo politico che incontra e frequenta persone dedite allo sfruttamento della prostituzione compie un atto moralmente riprovevole per il fatto in sé.
E dunque sotto questo profilo ed indipendentemente da elementi probatori che noi sosteniamo che il sottosegretario Cosentino sul piano dell’opportunità non possa essere membro del governo italiano e dunque debba dimettersi o essere dimesso da chi quell’incarico ha dato.
Aggiungo che due uomini tanto diversi per formazione e per attività politica, ma che condividevano il fatto che la questione morale fosse la vera questione italiana, mi riferisco ad Enrico Berlinguer ed a Giorgio Almirante se oggi fossero in quest’aula non avrebbero avuto dubbi nel votare a favore della nostra risoluzione.

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