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I Voltagabbana

di Maria Caterina Pace

Ho appena finito di leggere di personaggi politici che abbandonano il proprio partito per cambiamenti di rotta, per dissociazioni dalle linee programmatiche, per mancate candidature dei loro protetti, per svolte personali, ma in nessun caso ho sentito uno solo di essi rassegnare le dimissioni dal ruolo istituzionale che quel partito aveva loro assegnato. E’ una questione di coerenza e, consentitemi, di decenza rispetto alla scelta annunciata!

E così ho sentito un moto di rabbia impadronirsi del mio cuore che ancora, anacronisticamente e senza timore di smentita crede nella fedeltà ad un’idea che si incarna in un partito; un’idea che mi ha spinto a iscrivermi ad Italia dei Valori, un’ idea che mi ha permesso di fare delle battaglie, un’idea che perseguo con un confronto continuo più o meno duro, un’idea che mi ha portato in una competizione elettorale e che è stata condivisa da tante altre persone attraverso le quali ho conseguito un ruolo pubblico!
Ed è per questo che trovo di difficile comprensione questa osmosi continua che osservo allibita tra partiti, gruppi consiliari e giunte, in cui non si è più sicuri di niente e di nessuno, in cui la posizione è segnata da un momentaneo opportunismo e non da un ideale, da una promessa piuttosto che da un’idea, in cui non esiste l’etica del comportamento.

Così siamo giunti al capolinea, in questo momento di disaffezione nei confronti della politica e di chi la pratica, di disamore nelle istituzioni ed in chi le rappresenta, di sfiducia nello stato e nelle sue regole, abbiamo il dovere morale e civile di cambiare rotta, di opporci a questo stato di cose.
Oggi che abbiamo visto che in politica non si può parlare di etica, se questa in qualche modo può ledere un interesse personale, e quindi non esistono dimissioni né in caso di traslocazioni, né in caso di doppi incarichi – altra vergogna istituzionale troppo spesso sinonimo di impunità – è sempre più urgente parlare di regole e quindi di leggi!

Rivendichiamo il nostro ruolo di chiarezza e di onestà intellettuale e chiediamo a gran voce una legge dello stato che preveda, per chi cambia schieramento, la contestuale decadenza dalla carica politica, in nome di un principio di coerenza della scelta e del rispetto del voto e dei cittadini. E questo è ancora più importante alla luce dell’attuale legge elettorale. Infatti, se in passato, votando il nominativo si poteva immaginare che il cittadino volesse proprio quella persona a rappresentarlo, indipendentemente dal partito di appartenenza, oggi non è più così, perché l’espressione del voto è il partito.

Il cittadino sceglie il partito, non la persona e pertanto l’eletto, designato dal partito, riceve i voti delle persone che si identificano con quella formazione e quindi il tradimento, in caso di traslocazione in un altro schieramento, è totale.

Con questo non voglio dire che non si può cambiare idea, nulla è eterno e nessuna imposizione è prevista in un paese democratico, ma in nome della stessa democrazia, non si può imporre all’elettore un partito che non è il suo, e pertanto, in caso di ripensamento è assolutamente necessario rimettere il mandato ricevuto dai cittadini e lasciare la carica rivestita, così da non imporre il suo cambiamento a chi l’ha votato!

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