Una breve parentesi.Leggendo un Papi.Da Città  del Messico

Quello che segue è l’articolo di Federico Mastrogiovanni, da Città del Messico sul serio, con il suo blog . Leggendo Repubblica, si prende una breve parentesi con la lettera di Pier Luigi Celli, un papi a suo figlio, invitato ad andarsene dall’Italia. Prendetevela pure voi la pausa , se vi va e buona lettura, aggiungo un video: “Papà, non vedi che stai abusando dei tuoi poteri proprio come tutti i vigilanti?“. Non dico 4 ma 2 risate me l’ha fatte fare…spero anche a voi, come il resto.
Doriana Goracci

Diario da Città del Messico. Una breve parentesi.

Pubblicato 30 Novembre 2009 da fedemast
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Uno si alza e legge Repubblica. Alle volte. Così, per vedere un po’ che si dice. A pagina 40 una doppia dal titolo “Bollito: i nuovi tecno trucchi del vero slow food”, una imprescindibile disamina sul bollito in tutte le sue forme e varianti. Segue a pagina 42 una doppia decisamente di più alto profilo: “Piumini” le tendenze dell’inverno.
Questo accadeva ieri. Oggi invece si può apprezzare in prima pagina l’accorata lettera de Pier Luigi Celli, che manifesta il suo dolore e la sua amarezza verso il futuro dei giovani italiani, e consiglia suo figlio di andarsene dall’Italia, però a malincuore.

Pier Luigi Celli, ha proprio ragione, cazzo. Uno come lui, che è direttore generale della Luiss, lo è stato della Rai, consigli d’amministrazione vari, Eni, Enel, Unicredit, Wind, se uno così dice al figlio che se ne deve sfanculare, perché l’Italia è un paese dove il merito e i sani valori non sono premiati, bisogna crederci.
All’inizio ho reagito in maniera scomposta a questa lettera. E al fatto che un giornale come Repubblica avesse la faccia tosta di pubblicarla in prima pagina. Perché, mi dicevo, è offensivo, è ridicolo, è grottesco che uno così, che ha contribuito e contribuisce allo schifo di questo paese di merda, dove grazie a dio non vivo più, venga anche a dare lezioni e a piagnucolare, in faccia ai milioni di stronzi che non sono direttori della Luiss (dai calabresi che la frequentano anche conosciuta come Liuiss, perché pensano che sia inglese, come Lewis) e che non possono garantire al figlio di andare a studiare ad Harvard.
Poi però ho sinceramente apprezzato la preoccupazione di un padre, che vede un giovane figlio costretto a confrontarsi con un paese mafioso e marcio grazie anche a quelli come lui e preferisce farlo essere vincente all’estero. Prima sfascio tutto, cago sul tavolo, stupro, divento re, ammazzo e nascondo, e poi invece di pulire, dico a mio figlio, fai na cosa, vattene all’estero che qua è na monnezza, lasciamola agli stronzi. Perché la lettera è estremamente cinica. Non dice mi dispiace. Non è diretta ai figli degli italiani. No. è diretta proprio solo a suo figlio. E denigra gli altri. Dice, figlio, ti dico pubblicamente che qua è una merda grazie a papà tuo e ai colleghi e amici de papà tuo. Per cui TU alza il culo e vai a studiare alle università fighette americane, mica come la merda che dirigo io, che costa un pacco di soldi e ti assicura solo di socializzare coi calabresi.
È una lettera onesta. Realista.
Quindi tra un “percorso dei risotti” e uno “speciale scarpe” le pagine di Repubblica offrono esempi di grande giornalismo e analisi sociale. Sono proprio felice di essere incappato in questa lettera che mi ha chiarito, una volta di più e se ce ne dovesse ancora essere bisogno, i motivi del mio espatrio. Magari Mattia Celli, il giovane virgulto, verrà da ste parti, dije de venì qua, Pier Luigi, che lo accudisco io il tuo pupo.
Il toro già si liscia le corna.


video foto e link!

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