Il Popolo della Libertà
BRUXELLES
È vero, sono quindici anni che un capo di governo dell’Unione Europea non va a Minsk, e ne sono passati diciotto dall’ultima visita di un premier italiano in Belarus, o Bielorussia. Ma proprio per questo, la missione del Presidente Berlusconi nel Paese incastonato tra Russia, Polonia, Ucraina e Baltici risponde perfettamente alla filosofia di una politica estera avanzata, mirata da un lato al dialogo politico e al progresso democratico, dall’altro alla promozione degli interessi italiani e in particolare delle nostre imprese piccole e medie (ma anche grandi). Ci troviamo, quindi, nel solco di quella “diplomazia commerciale” e di quella “politica pragmatica” che può essere sviluppata in modo coraggioso e intelligente soltanto da un leader che non abbia nulla da rimproverarsi, in termini di patente liberal-democratica e di ripudio delle ideologie autoritarie, come sicuramente è Silvio Berlusconi.
C’è di più. La missione del Presidente del Consiglio a Minsk non dovrebbe dispiacere neppure all’Unione Europea, che in effetti non ha mosso alcuna critica all’Italia per queste aperture di credito “condizionate” verso paesi in cammino (seppure un cammino lento e tormentato) verso la democrazia. È interesse dell’Europa, non solo dell’Italia, tenere aperti i canali. Basterebbe ricordare che l’intraprendenza politica di Berlusconi, la sua lungimiranza in politica estera (male interpretata dai critici come “spregiudicatezza”) si è sempre rivelata giusta alla prova dei fatti. È il caso, per esempio, della firma del Trattato d’amicizia con il Colonnello Gheddafi.
· La chiusura del contenzioso coloniale con la Libia è stata salutata dai media europei come un successo personale di Berlusconi e un modello valido per altri paesi che non ne sono stati capaci (in primo luogo, la Francia con l’Algeria).
Senza contare che l’apertura del dialogo con la Libia è stata presto imitata dagli altri leader europei (Sarkozy per primo).
E ancora: il rapporto privilegiato con i vertici russi, con Putin in particolare, consente a Berlusconi e, quindi, all’Italia di svolgere un ruolo effettivo nel dialogo tra Est e Ovest. Ne sono scaturiti risultati concreti nella duplice crisi del gas ucraino e del conflitto georgiano, e nella vicenda dei rapporti tra la Nato e Mosca. Lo stesso vale per il Medio Oriente, dove l’Italia esercita un ruolo superiore anche alla sua importanza come Paese, proprio grazie agli eccellenti rapporti che il Presidente Berlusconi è riuscito a instaurare con tutti i leader dell’area, da Israele al Golfo, passando per l’Egitto.
Tornando a Minsk, lo scopo di Berlusconi è duplice: consolidare il dialogo politico e la cooperazione umanitaria, e rafforzare le relazioni economiche bilaterali. L’Italia potrebbe avere una presenza economica, in Bielorussia, di gran lunga superiore rispetto a quella, modesta, rappresentata dal nostro nono posto per volume di interscambio e quindicesimo tra gli investitori. Le opportunità per le nostre aziende sono consistenti.
Ecco allora la firma odierna di un Accordo di Cooperazione Economica che pone le basi per la penetrazione italiana nel mercato bielorusso. Altro risultato fattuale legato all’impegno del governo Berlusconi è la firma del Memorandum d’Intesa tra Finmeccanica e il governo di Minsk per la cooperazione in vari settori (trasporti, energia, spazio e sistemi di sicurezza).
Sul fronte politico, la missione di Berlusconi si inserisce in un percorso di riavvicinamento di Minsk a Bruxelles dopo i primi passi verso la democrazia timidamente avviati da Lukashenko, e tali da far decidere alla UE la limitazione delle sanzioni decise a partire dal 2007.
La serietà di una politica estera si misura non sul grado di popolarità delle iniziative, ma sull’efficacia e sulla concretezza nello stile del buongoverno berlusconiano.