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DICHIARAZIONE DEI DIRITTI UMANI E COSTITUZIONE ITALIANA AL CENTRO DELL’INCONTRO PROMOSSO DALL’ISTITUTO FERNANDO SANTI

Il 19 novembre presso il Centro “Breite 66” in Saarbrucken (Germania) promosso dall'Istituto Fernando Santi della Saar si è svolto il convegno dal titolo “All human right for all”.

L'iniziativa cui hanno partecipato italiani e tedeschi, è stata aperta dal presidente dell'Istituto Fernando Santi della Saar Guglielmo Scandariato che ha ricordato come l'iniziativa promossa ponesse al centro dell'attenzione l'irrinunziabile obiettivo della affermazione e della difesa dei diritti dell'uomo.

Scandariato ha poi ricordato che la giornata dei diritti dei minori cadeva il giorno seguente e che, dunque era giusto ricordare la circostanza prima di dare la parola per i previsti saluti.

Subito dopo è intervenuta la console d'Italia Susanna Schlein che nel confermare l'adesione ai contenuti della iniziativa ha ricordato l'imprescindibilità dei diritti umani, il suo profondo interesse per tali fondamenti delle libertà degli uomini sottolineando il fatto che una parte significativa del suo percorso all'interno delle strutture diplomatiche sia stata legata alle problematiche dei diritti umani.

Il presidente del Comites di Saarbrucken Giovanni Di Rosa ha voluto ricordare il rischio concreto che il consolato venga chiuso con la conseguenza che verrebbe a mancare un fondamentale punto di riferimento per l'intera comunità italiana, mentre Paolo Brullo presidente del comites di Wolsburg, dopo aver concordato sulla necessità di far conoscere la dichiarazione dei diritti dell'uomo, soprattutto ai giovani, ha ricordato le attività della scuola italiana nella quale il bilinguismo rappresenta un elemento di forza apprezzato da italiani e tedeschi.

Rino Giuliani presidente della CNE dopo aver ricordato, citando l'art 1 della dichiarazione dei diritti dell'uomo, che “gli uomini nascono e vivono liberi e uguali nei diritti” ha poi aggiunto “Nel Novecento tali diritti sono stati affermati, anche attraverso le lotte del movimento operaio, I diritti sociali li ritroviamo nella nostra Costituzione. Si tratta di diritti per la cui esigibilità è lo stato che deve farsi parte attiva così come non deve farsi parte attiva quando si sia in presenza dei diritti di libertà. Oggi questi diritti si adattano alle nuove situazioni storiche, per cui c'è il diritto all'integrità della persona, il diritto alla protezione dell'ambiente, alla salute degli uomini.
E c'è soprattutto il diritto di rapportarsi alla cittadinanza, che prevede ad es. il diritto alla salute (art.32 della nostra costituzione), o anche un salario di cittadinanza atto a garantire la sopravvivenza agli individui per il solo fatto che sono cittadini.
E' proprio la tensione tra i diritti dell'uomo e i diritti del cittadino uno dei problemi della continua variazione nel tempo dei diritti stessi, poiché la condizione di milioni di senza patria che, per sfuggire alle guerre civili, alla fame e alla morte, si muovono ogni anno nel mondo, impone l'urgenza di tutelare questi uomini in quanto esseri umani prima ancora che cittadini”.

E' stato poi proiettato il DVD “All Human rights for all” di commento ad ognuno dei 30 articoli della Dichiarazione dei diritti umani.
Una copia dello stesso è stato consegnato poi unitamente ad una copia della nostra Costituzione ad ognuno dei partecipanti.

Dopo il dibattito si è svolta l'esibizione del duo russo Alexander Yagudin (tenore) e Grigor Asmarjan (piano) che hanno eseguito brani italiani e napoletani seguita dalle canzoni al piano di Roberto Vezzoso e da una serie di balli tradizionali siciliani, calabresi, friulani e napoletani realizzati dal “Balletto tricolore”.
La serata si è conclusa in un clima di convivialità con un amichevole rinfresco, cui hanno partecipato anche numerose famiglie.

SAARBRUCKEN : “DIRITTI UMANI PER TUTTI” – RINO GIULIANI PRESIDENTE CNE.

Sintesi della relazione “Diritti umani per tutti” di Rino Giuliani presidente della CNE- Saarbrucken 19.11.2009

Gli uomini nascono e vivono liberi e uguali nei diritti. È il primo articolo della dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino approvata dalla Assemblea Nazionale Francese il 26 agosto 1789, subito dopo che erano stati aboliti tutti i diritti feudali ed i privilegi assegnati al clero e alla nobiltà. Tocqueville definì la Carta il frutto del giovanile entusiasmo, della fierezza, delle passioni generose e sincere. Tra Ottocento e Novecento l'uomo conoscerà altre distruttive negazioni della sua libertà . Scrive lo studioso italiano Norberto Bobbio “…i princìpi del 1789 restano una fondamentale linea di confine nella storia degli uomini, un punto di riferimento obbligato per gli amici e i nemici della libertà”. Questi princìpi verranno richiamati ogni qualvolta i diritti dell'uomo, la sua legittima aspirazione alla libertà e all' eguaglianza verranno rimessi in discussione. E quei princìpi tornano alla mente non solo quando si vogliono proteggere i diritti , ma quando li si vuole estendere, allargare, come si è voluto fare a Nizza, nel dicembre del 2007 , mettendo mano alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea.

Dichiarare che gli uomini nascono e vivono uguali nei diritti significa riconoscere che le disuguaglianze e le assenze di libertà vengono formalmente abolite. I diritti dell'uomo son diritti che non si possono eludere, perché appartengono all'uomo in quanto nasce uomo. Quelli del cittadino invece variano secondo le Costituzioni. Questo ancoraggio dei diritti alla natura umana, è un modo per garantire l'inviolabilità dei diritti, anche se i diritti vengono prodotti e resi efficaci dagli uomini attraverso la storia piuttosto che con la loro attribuzione ad una mitica natura umana. E' pur vero anche che sottoporre i diritti dell'uomo e del cittadino alle vicende storiche significa conferire loro la caratteristica di fragilità, atteso che la natura umana è qualcosa di plastico, di mobile per cui ciò nonostante noi abbiamo la responsabilità di continuamente affermarli.

La Rivoluzione Francese mette sullo stesso piano la libertà e l' eguaglianza ma tra libertà e eguaglianza esiste un conflitto. Questo è il lascito della Rivoluzione Francese. La soluzione sarebbe di contemperare un'esigenza di libertà, quindi di espressione di sé stessi e un mantenimento dell' eguaglianza che non sopprima la libertà. E purtuttavia dopo il loro riconoscimento, i diritti umani talvolta vengono negati. Questo accade proprio perché i diritti umani sono qualche cosa che deve essere non soltanto proclamato, messo sulla carta delle Costituzioni, ma anche realizzato. Ce lo conferma la nostra storia. Il secolo scorso abbiamo avuto nella nostra Europa i regimi totalitari che hanno prodotto il rovesciamento proprio diametrale di quei princìpi che hanno origine nella Rivoluzione Francese del 1789 e del 1848. Cioè la libertà diventa oppressione, gerarchia;

L'uguaglianza è spesso soltanto di facciata quando in realtà si producono disuguaglianze. Come non ricordare G. Orwell che, durante la seconda guerra mondiale, nel 1945, pubblica il suo libro più noto La fattoria degli animali, una satira contro il comunismo dove gli animali di una fattoria si liberano dall'oppressione dell'uomo instaurano un governo democratico che si trasforma in una ferrea dittatura ad opera di un maiale che comanda perché è più uguale degli altri. Infine, la fraternità è sostituita dall'odio, dall'odio di classe, dall'odio di razza. Tutto ciò per far sì che gli uomini obbediscano e basta. Perché gli uomini rinunciano alla loro libertà all'uguaglianza con gli altri. Forse perché hanno paura? O forse per convenienza? Ebbene, tutto questo ci porta a riflettere sulla fragilità della libertà e dell'uguaglianza. Proprio perché gli uomini non nascono liberi, ma lo diventano grazie a determinate condizioni storiche, devono necessariamente difendere e mantenere quelle condizioni nel corso della propria esistenza. Noi lo sappiamo che il momento storico più buio nel Ventesimo secolo è quello che ha visto nascere i campi di concentramento nazionalsocialisti che hanno rappresentato la negazione più assoluta di quelli che sono i diritti dell'uomo umani. Qui l'individuo è completamente annullato, non solo nella sua libertà, ma anche nella sua dignità. Ed ecco che ritorna il problema di fondo : come coniugare insieme eguaglianza e libertà sapendo che ci vuole una uguaglianza che conservi le differenze e una libertà che non perda di vista il problema dell'uguaglianza e che quindi occorre introdurre garanzie per fare in modo che la società e lo stato non schiaccino l'individuo. Ecco, nei momenti più bui nel Novecento c'è stato questo annullamento dell'individuo in favore di un partito politico, quello nazionalsocialista, che in nome della razza ha schiacciato completamente gli uomini, fino ad annientarli, a farli uscire come fumo dal camino. Nel Novecento poi sono stati affermati, anche attraverso le lotte del movimento operaio, i diritti sociali. Li ritroviamo nella nostra Costituzione. Si tratta di diritti per la cui esigibilità è lo stato che deve farsi parte attiva così come non deve farsi parte attiva quando si sia in presenza dei diritti di libertà. Oggi questi diritti si adattano alle nuove situazioni storiche, per cui c'è il diritto all'integrità della persona, il diritto alla protezione dell'ambiente, alla salute degli uomini. E c'è soprattutto il diritto di rapportarsi alla cittadinanza, che prevede ad es. il diritto alla salute (art.32 della nostra costituzione), o anche un salario di cittadinanza atto a garantire la sopravvivenza agli individui per il solo fatto che sono cittadini. E' proprio la tensione tra i diritti dell'uomo e i diritti del cittadino uno dei problemi della continua variazione nel tempo dei diritti stessi, poiché la condizione di milioni di senza patria che, per sfuggire alle guerre civili, alla fame e alla morte, si muovono ogni anno nel mondo, impone l'urgenza di tutelare questi uomini in quanto esseri umani prima ancora che cittadini. In questa era della globalizzazione sarebbe auspicabile anche una globalizzazione dei diritti. A mio avviso si deve creare un diritto internazionale che sia una sorta di semplificazione dei diritti nazionali. Obbiettivo questo non facile da raggiungere, almeno in tempi brevi. Bisogna arrivare gradualmente a un tipo di cultura in cui vengano rispettate le differenze dei vari popoli. Esistono al mondo innumerevoli culture e soltanto la conoscenza di esse può portare col tempo all'affermazione di un diritto che sia un diritto su base planetaria, un diritto internazionale, che salvaguardi questa base comune di umanità, ma che nello stesso tempo tenga presenti le differenze. Altrimenti si assisterebbe ad un'estensione di certe forme di diritto occidentale agli altri Paesi, dunque una forma di imposizione. E le imposizioni non funzionano. Come è noto, come l'esperienza ci insegna non è possibile esportare i diritti e le libertà. Quello che sappiamo è che possiamo solo contare sulla conoscenza e comprensione reciproca e sulla condivisione di principi e di regole tali da garantire una convivenza pacifica fra tutti gli abitanti della terra

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