Pontieri al lavoro per un asse alternativo al blocco di centrodestra. Lo schema: candidato centrista (De Poli) per attrarre i moderati del Pdl
Antonio De Poli, segretario regionale dell'Unione di Centro (archivio)
VENEZIA — La tentazione della «grande coalizione» anti- leghista è forte. Talmente forte che sul tavolo della politica veneta – quella che si oppone all’asse maggioritario composto da Lega e Pdl – oggi c’è questa opzione, in vista delle Regionali di fine marzo: se, come viene considerato altamente probabile per non dire certo, la squadra di centrodestra correrà capitanata da un candidato leghista, dall’altra parte i pontieri sono al lavoro per comporre uno schema di gioco alla Dellai (dal nome del presidente della libera e autonoma Provincia di Trento).
Un progetto, su cui stanno ragionando i dirigenti dell’area centrista e anche i nuovi vertici del Partito Democratico usciti dall’assemblea di domenica scorsa, che si ispira al modello vincente dell’esperienza trentina: un candidato governatore di provata estrazione moderata – là Lorenzo Dellai, qui potrebbe essere il leader dell’Udc veneta Antonio De Poli sostenuto da un’ampia coalizione di centro-sinistra. Con il trattino, come ai vecchi tempi. La scommessa, con tutta evidenza, si regge sulla capacità attrattiva che un candidato come De Poli – o un altro portabandiera di estrazione centrista, eventualmente reclutato dalla società civile – potrebbe esercitare sull’elettorato moderato del Pdl, disorientato di fronte a una Lega che, per la prima volta, diventerebbe socio di maggioranza della coalizione di centrodestra.
In effetti, in questi mesi non sono mancati i segnali degli effetti ansiogeni che un candidato leghista alla guida della Regione potrebbe avere sugli eredi del Veneto «bianco»: dalla pattuglia i industriali che ha incontrato Silvio Berlusconi all’aeroporto di Venezia, per esternargli la grande preoccupazione di una parte del mondo produttivo rispetto a un cambio di guida in Regione, fino alle molte firme di sindaci e amministratori di area Pdl sotto il documento per la riconferma di Giancarlo Galan, si è fatta strada la convinzione che non tutto l’elettorato di centrodestra digerirebbe con disinvoltura l’idea di doversi riconoscere in un governatore leghista. Sia esso Bricolo, Zaia oppure Gobbo. Magari, di fronte a un’offerta elettorale alternativa a forte connotazione moderata, questi «orfani» del Pdl potrebbero anche cambiare fronte.
E se poi Giancarlo Galan, in caso di estromissione dalla corsa per la Regione, dovesse collocarsi in una posizione critica rispetto ai vertici del suo partito, lo scenario si farebbe ancora più interessante. Certo, questo progetto deve fare i conti con una variabile che, sia pure con percentuali ridotte, potrebbe ancora realizzarsi: la conferma di una leadership del Pdl in Regione. Magari non per Galan bensì, come suggeriscono diverse fonti dentro il parito berlusconiano, con l’ascesa di Alberto Giorgetti, attuale sottosegretario all’Economia e coordinatore regionale del Pdl, al rango di erede del quindicennio galaniano. In questo caso, è evidente, l’Udc coltiverebbe la legittima aspirazione di proseguire nell’esperienza di governo che, a tutt’oggi, la vede partecipare con due assessori alla giunta di centrodestra della Regione. Tornando all’ipotesi della «grande coalizione», qualcuno potrebbe obiettare che Lega e Pdl, avendo sulla carta un 55% abbondante di consensi, non devono avere paura di nessuno. Sacrosanto. Ma il blocco elettorale avversario tornerebbe a essere, per lo meno, competitivo. A queste latitudini, non è risultato da poco.
Alessandro Zuin
Innovatori Europei
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