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Un pessimo servizio al giornalismo australiano

L’articolo a firma Silvia Greco, apparso sull’Australian Financial Review di venerdì scorso, offre una pessima immagine del giornalismo australiano. Sorprende che un quotidiano economico affronti con tanta superficialità temi che oggi sono al centro del dibattito politico in tutto il mondo: dalla credibilità del mondo politico fino alla corruzione, dalle risposte alla globalizzazione fino alla lotta a tutte le forme di criminalità organizzata. Puntare il microscopio sull’Italia può essere utile se guardiamo, a occhio nudo e attento, anche a quello che accade a casa nostra. Poi possiamo distinguerci per la qualità delle nostre riflessioni e per le argomentazioni che produciamo. Non per una “vignettitistica” scadente ed offensiva verso tutti gli italiani, in Italia e nel mondo, mascherata da “approfondimento politico”.

Meno sorprendente è la capacità di raccontare tutti gli aspetti “negativi” di un Paese, di una cultura e di un popolo utilizzando le peggiori generalizzazioni e vecchi stereotipi. Francamente non ci aspettavamo questo tipo di giornalismo dal quotidiano economico australiano.

La libertà di raccontare i fatti e di esprimere su questi le proprie opinioni deve essere salvaguardata. Ma trasformare le opinioni anonime di altri, espresse in poche righe che appaiono più come la didascalia di una vignetta, in un “reportage” sui mali d’Italia, è offensivo verso i lettori, prima che nei confronti dell’intera comunità italo-australiana.

La satira va ben connotata, altrimenti si confonde con la libera offesa. La discussione politica – anche molto franca, aperta e aspra – non deve mai cedere il passo a stereotipi e generalizzazioni.

Il problema non è attaccare o difendere il Governo Berlusconi, o l’intera classe politica italiana, ma cercare di raccontare un Paese caratterizzato da forti contraddizioni, che ancora oggi vive uno scontro politico che non ha eguali e supera la normale dialettica del confronto maggioranza-opposizione. Intanto gli italiani continuano a studiare, lavorare, produrre, perdere il posto di lavoro, votare ed eleggere i propri Governi: nonostante le scelte – a mio avviso sbagliate – dell’esecutivo di oggi. E c’è anche chi protesta, ogni giorno!

Quest’Italia che non si arrende merita rispetto.

On. Marco Fedi

24 novembre 2009

Allegato: Testo in Inglese della lettera inviata all’Australian Financial Review.

A nasty piece of work!

Dear Editor,

I’m writing to you as a reader, and as an Italian-Australian, in response to Silvia Greco’s article “via Dolorosa, Italia” which appeared in Friday’s edition of the Australian Financial Review.

Far from making a political analysis or an in-depth review of Italian politics, the brief and nasty piece of work seems more like a “caption” for the illustration.

A caption that makes huge generalizations and stereotypes aspects of Italian life, transforming a complex and modern society into a one-dimension of chaos, dictatorship, corruption and moral deterioration.

A revised map of Italy, using “offensive” language to rename cities, Regions and areas of Italy, occupies three-quarters of the page and the text that follows puts together problems and issues that dominate modern political debate all over the world.

Italy – of course – can be used as an example but still today I cannot believe that Australian journalism is only capable of reporting negative news about Italy.

Italy and its people – including Italians abroad – deserve better: not only because we have proved to be strong and resilient but also for the contribution that we make to the world and its international affairs.

Italy is much more than its Governments and any criticism of Italian politics can be useful if it does not fall into categories and respects the diversity of its society. Australian journalism should have learnt at least that!

Marco Fedi, Member of the Italian Parliament.

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