IL CROCIFISSO? MEGLIO “SENTIRSELO DENTRO” CHE AFFIGGERLO SU DI UN MURO!

LA SCUOLA MESSA “IN CROCE”…

IL CROCIFISSO? MEGLIO “SENTIRSELO DENTRO” CHE AFFIGGERLO SU DI UN MURO!

CORTE EUROPEA DI STRASBURGO: “VIA IL CROCIFISSO DALLA AULE”!

LA CROCE IN AULA? SIMBOLO “INOFFENSIVO”… MA SENTENZA “INECCEPIBILE”!

L’ESTENUANTE DIFESA DELLA LAICITA’ NELLA SCUOLA PUBBLICA IN ITALIA:
OTTO VALIDE RAGIONI PER DIRE “NO” AI CROCIFISSI A SCUOLA!

LA CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO:
“TOGLIETE QUELLE CROCI DALLE SCUOLE ITALIANE”!

Lo scorso 3 novembre la Corte europea dei diritti dell’Uomo ha sancito l’illegittimità dell’affissione dei crocifissi nelle aule delle scuole pubbliche italiane.
I giudici di Strasburgo hanno dato ragione alla ricorrente italiana (pur se di origini finlandesi), Soile Lautsi, stabilendo l’obbligo per lo Stato italiano:
1- sia di rimuovere i crocifissi da tutte le aule delle scuole pubbliche in Italia
2- sia di pagare alla suddetta signora un risarcimento di cinquemila euro per “danni morali”.

LE RAGIONI DI UNA SENTENZA “INECCEPIBILE”:

I sette giudici europei hanno “unanimemente” condannato l’Italia per la violazione:
1- sia dell’art. 2 del Prot. n° 1 agg. alla Cedu, sul “Diritto all’istruzione” (che recita: “Lo Stato, nell’esercizio delle funzioni che assume nel campo dell’educazione e dell’insegnamento, deve rispettare il diritto dei genitori di provvedere a tale educazione e a tale insegnamento secondo le loro convinzioni religiose e filosofiche”)
2- che dell’art. 9 della Cedu, sulla “Libertà di pensiero, di coscienza e di religione” (che recita: “La libertà di manifestare la propria religione o il proprio credo può essere oggetto di quelle sole restrizioni che, stabilite per legge, costituiscono misure necessarie in una società democratica, per la protezione dell’ordine pubblico, della salute o della morale pubblica, o per la protezione dei diritti e della libertà altrui”).

Per i giudici di Strasburgo l’affissione dei crocifissi nelle aule scolastiche è “una violazione della libertà dei genitori ad educare i figli secondo le loro convinzioni e della libertà di religione degli alunni”.
La presenza dei crocifissi nelle aule, infatti, può facilmente essere interpretata dai ragazzi come un evidente “segno religioso” in grado di condizionarli. Condizionamento che:
– se può tradursi in un “incoraggiamento” per chi cattolico lo è già
– può, invece, “disturbare” chiunque professi altre religioni o sia ateo.
“La libertà di manifestare le proprie convinzioni religiose -afferma la Corte- comporta anche un aspetto negativo: ovverosia il diritto dell’individuo di non essere costretto a manifestare la propria confessione o i propri convincimenti religiosi e di non essere costretto ad agire in modo che si possa desumere che egli ha o non ha tali convincimenti”.
“La presenza del crocifisso, che è impossibile non notare nelle aule scolastiche -prosegue la Corte- potrebbe essere facilmente interpretata dagli studenti di tutte le età come un simbolo religioso. Avvertirebbero così di essere educati in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione”.
La Corte, quindi, non è in grado di giustificare come “l’esposizione, nelle classi delle scuole statali, di un simbolo che può essere ragionevolmente associato con il cattolicesimo, possa servire al pluralismo educativo che è essenziale per la conservazione di una società democratica così come è stata concepita dalla Convenzione europea dei diritti umani, un pluralismo che è riconosciuto anche dalla Corte costituzionale italiana”.
La sentenza, infatti, si pone perfettamente in linea con quanto recita:
– sia l’art. 7 della Costituzione: “Lo Stato e la Chiesa sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani” (in pratica, una codificazione del principio cavouriano “libera Chiesa in libero Stato”)
– che l’art. 8: “tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla legge”.

OTTO VALIDE RAGIONI PER DIRE “NO” AI CROCIFISSI IN AULA!

PRIMO:
IL CROCIFISSO E’ ANZITUTTO UN SIMBOLO “RELIGIOSO”, NON CULTURALE

Il crocifisso, si sostiene a difesa della sua pubblica affissione nelle scuole, non è solo un simbolo religioso ma anche culturale: toglierlo dalle aule, per tal ragione, costituirebbe “un attentato all’identità storica del nostro popolo”.
Questa argomentazione, però, sorvola sul fatto che:

1- il crocifisso non è affisso sulle pareti scolastiche semplicemente in onore alla tradizione (una tradizione, del resto, che risale solo al 1922 ed alla volontà del regime fascista) ma in quanto simbolo di una “particolare religione” (se ciò che contasse realmente sarebbe il “messaggio culturale”, difatti, risulterebbe legittima la pretesa manifestata anni fa dell’¬allora Presidente della Cassazione, Cesare Ruperto, di esporre un’opera d’arte nell’aula della Corte al posto del crocifisso!)

2- la cultura cristiana è già abbondantemente presente in molte materie scolastiche: italiano, storia, filosofia… per non parlare della discutibile “ora di religione” (Irc)! Perché mai, allora, servirsi anche del crocifisso per “marchiare a fuoco” gli ambienti scolastici?

3- infine, anche Virgilio, Boccaccio, Dante, Petrarca, Manzoni, Michelangelo, Verdi (e la lista potrebbe continuare a lungo…) sono incontestabilmente “simboli culturali” del nostro Paese dinanzi al mondo intero. Eppure, sulle pareti delle nostre scuole, le loro effigie non compaiono!

SECONDO:
IL CRISTIANESIMO NON E’ LA SOLA “RADICE” DELLA STORIA EUROPEA

Il crocifisso, affermano in molti, è espressione universale delle “radici cristiane” dell’Europa.
Questa, in realtà, è una verità solo “parziale”, in quanto tralascia il fatto che:

1- fino al XV secolo l’Andalusia era musulmana ed ebrea, mentre fino al XIX secolo gran parte dell’Europa Orientale fu Ottomana.
Accanto alle innegabili radici cristiane dell’Europa, dunque, ne esistono altre!
Se così è, allora, perché solo i cattolici reclamano per sé l’eredità storica dell’Europa? Perché né i Luterani né gli Ortodossi, ad esempio, avanzano simili pretese?

2- al di fuori di quattro Paesi (Italia, Spagna, Portogallo e Polonia), inoltre, tutte le altre nazioni europee sono profondamente “multi-religiose” (non a caso in Francia -fin dal 1904!-, in Gran Bretagna, in Svizzera ma anche nella cattolicissima Spagna i crocifissi sono banditi dai pubblici uffici!).
E’ così “eversivo”, allora, immaginare che anche in Italia chiunque abbia un credo religioso sia libero di professarlo in piena libertà, senza temere che altri pretendano che solo i loro simboli campeggino negli edifici pubblici (luoghi che, invece, dovrebbero appartenere all’intera collettività)?
Perché mai ridurre il simbolo della croce ad un mero arredo scolastico?!

TERZO:
IL CROCIFISSO NON PUO’ RIDURSI A “SIMBOLO DI STATO”

Il crocifisso, in molti hanno ritenuto, rappresenta il simbolo stesso dell’identità italiana.
Questa tesi, però, contrasta con fatto che:

1- ¬l’identità italiana non è ridimensionabile alla storia della cristianità, essendo il frutto del contagio e dell’influenza di innumerevoli popoli e dominazioni (la Sicilia, ad esempio, deve gran parte della sua storia alla influenza della cultura araba)

2- il crocifisso è stato introdotto, prima nelle scuole e poi negli uffici pubblici, soltanto nel 1922 (con leggi volute dal fascismo per recuperare il consenso della Chiesa e dare un fondamento spirituale ad un regime violento e totalitario), per poi diventare il simbolo stesso della religione di Stato con i Patti lateranensi del 1929. Fino ad allora lo Stato italiano, nato dal Risorgimento, aveva posto a base dell’unificazione del Paese i soli ideali di Cavour, Mazzini e Garibaldi!

3- solo la bandiera italiana e l’inno nazionale sono simboli inequivocabile della nostra identità nazionale!
Difendere l’esposizione pubblica del crocifisso equivale a trattare lo stesso alla stessa stregua di una bandiera nazionale, il che è del tutto improprio stante il fatto che la bandiera simboleggia un’appartenenza che non discrimina (quella di essere cittadini della Repubblica) mentre la croce indica un’appartenenza religiosa del tutto sprovvista di rilievo giuridico.
Salvo che in una teocrazia, allora, un simbolo religioso non può essere eretto a simbolo delle istituzioni di uno Stato. L’unico Stato, difatti, pienamente rappresentato dal crocifisso è lo Stato Città del Vaticano, un regime praticamente assoluto e teocratico!

QUARTO:
IL CROCIFISSO NON E’ UN “SIMBOLO UNIVERSALE” CHE UNISCE

Il crocifisso, si obietta a tali critiche, non rappresenta solo un simbolo religioso ma racchiude in sé innumerevoli significati etici universali, è un simbolo di amore, di fratellanza e di solidarietà che esprime valori:
– condivisi dalla universalità delle persone (a prescindere dalle proprie convinzioni religiose particolari)
– e riflessi finanche nella nostra Costituzione repubblicana.
Queste considerazioni sono pacifiche. Rimane, però, il fatto che:

1- il crocifisso, così inteso, finisce con l’essere espressione di una sorta di “religione civile”: una religione di valori condivisibile anche dagli atei umanistici, senza alcun Dio ma con al centro solo l’Io!

2- i concetti di amore e di giustizia sostenuti dal Cristianesimo, inoltre, non sono di proprietà intellettuale esclusiva della Chiesa: sono, al contrario, il frutto anche del pensiero socratico e platonico.
Perché, allora, non affiggere sui muri delle scuole anche le effigi dei padri originari del pensiero umanistico moderno?!

3- sul piano storico, come se non bastasse, la croce può anche essere considerata da alcuni come simbolo di violenze, guerre e sopraffazioni!
Dalla dichiarazione di Costantino (che fece del cristianesimo “instrumentum regni”) fino al tardissimo settecento, infatti, il Crocifisso è spesso stato un simbolo tutt’altro che “unificante”, simboleggiando persecuzioni e intolleranza:
– le lotte altomedievali per il potere (combattute in nome della religione)
– le guerre fra Guelfi e Ghibellini
– tre secoli di Crociate e infinite guerre di religione
– le stragi degli Indios perpetrate dai Conquistadores in America (sempre guidati dal crocifisso, simbolo della Chiesa Cattolica!)
– le efferatezze di secoli d’inquisizione
– le arsioni di streghe, eretici ed omosessuali
– i roghi di personaggi pubblici come Savonarola, Giordano Bruno…

4- alcuni genitori (possibilmente non cattolici), infine, potrebbero giudicare “diseducativo” per i propri figli confrontarsi quotidianamente con l’immagine sadica di un uomo “impiccato” ed ucciso barbaramente, per di più per volere del Padre!
E’ legittimo o meno che un genitore o un ragazzo abbia dei dubbi a credere che uccidere il proprio figlio sia un atto d’amore?! E perché, se così è, imporre a tutti un simbolo che rischia solo di dividere?

QUINTO:
IL CROCIFISSO NELLE AULE E’ INCONCILIABILE CON LA “LAICITA’” DELLO STATO

Il crocifisso, obiettano i più critici alla sentenza di Bruxelles, non lede affatto la laicità dello Stato in senso buono ma solo un certo perverso “laicismo”!
Il principio di “laicità”, però, ha osservato più volte la Corte costituzionale:
1- impone una “distinzione fra ordine civile e religioso” (sent. 334/1996)
2- e “comporta equidistanza e imparzialità rispetto a tutte le confessioni religiose” (sent. 329/1997).
Secondo la Cassazione italiana, inoltre, imporre il crocifisso in un luogo pubblico costituisce una delle “discipline di favore a tutela della religione cattolica”: una forma di privilegio per una confessione religiosa il cui simbolo religioso è esposto in tutti i locali pubblici. Di conseguenza, le norme sull’esposizione del crocifisso favoriscono le persone che hanno certe convinzioni religiose rispetto alle persone che hanno convinzioni diverse (religiose o d’altra natura).
E’ dunque corretto che uno Stato laico e liberale:
– non faccia sfoggio di “appartenenze religiose”
– e difendi la propria “neutralità religiosa”!
Questo non è “laicismo”: è semplicemente rispetto del diritto costituzionale di ogni cittadino di professare liberamente qualsiasi religione (o di non professarne alcuna)!

SESTO:
UN SIMBOLO RELIGIOSO NON PUO’ IMPORSI NEPPURE “A MAGGIORANZA”

A favore della presenza del crocifisso in classe, si sostiene correttamente, sono la stragrande maggioranza degli Italiani.
Ciò è innegabile. Quel che è ancor più vero, però, è che, non si può ricorrere all’argomento maggioritario per legittimare (o meno) la rivendicazione di un diritto da parte dei cittadini: la garanzia del diritto, fosse pure rivendicato da un solo individuo, è sempre “imprescindibile” in uno Stato costituzionale!
Il diritto alla libertà di culto e di coscienza, in particolare, è un diritto “non negoziabile”:
– riguarda la singola persona (l’individuo)
– e non può essere ridotto ad oggetto di scontro tra maggioranza o minoranze (proprio perché introdotto a salvaguardia delle minoranze da possibili abusi perpetrati dalla maggioranza!).

SETTIMO:
IL CROCIFISSO NON PUO’ RIMUOVERSI “A GENTILE RICHIESTA” DI CHI OFFESO DA ESSO

Il crocifisso, in molti sostengono, potrebbe comunque restare appeso in classe sinché qualche studente (o i loro genitori o qualche insegnante):
– non manifesti esplicitamente un fastidio per la sua presenza
– o non invochi, al contrario, l’affissione di un proprio diverso simbolo religioso.
Questa soluzione, apparentemente un logico compromesso, risulta nei fatti essere “iniqua” e “paradossale”:

1- è “iniqua” perché imporre a chi si senta offeso dalla presenza della croce in aula di pronunciarsi pubblicamente per chiederne la rimozione (manifestando un dissenso) ne lede profondamente la libertà religiosa (costringendolo a render noto pubblicamente il proprio convincimento religioso, a cui, al contrario, dovrebbe essere garantita la massima riservatezza!)

2- ed è “paradossale” perché rischierebbe di trasformare le pareti delle aule in delle bacheche di culto in cui ciascuno sarebbe legittimato a pubblicizzare una diversa religione!

OTTAVO:
IL RICONOSCIMENTO NEL NOSTRO PAESE DI UN PIENA LIBERTA’ RELIGIOSA “PRESCINDE” DAL PARI RICONOSCIMENTO DELLA STESSA LIBERTA’ NEI PAESI DI PROVENIENZA DI CHI RIVENDICA TALE DIRITTO IN ITALIA

Il crocifisso, affermano infine i suoi più estremi difensori, meriterebbe di restare al proprio posto almeno finché in tutti gli altri paesi (soprattutto quelli islamici) le pubbliche autorità non garantiscano parimenti piena libertà di culto a tutti!
Perché, difatti, concedere ad una cittadina italiana di origine finlandese il diritto a far togliere i crocifissi dalle aule scolastiche frequentate dai suoi figli quando la stessa signora, se, ad esempio, si fosse ritrovata a vivere in Egitto, non avrebbe in alcun modo potuto ottenere nemmeno il diritto alla piena libertà di esprimere e praticare i propri convincimenti religiosi?!
Questa è la difesa più “eversiva” e pericolosa delle ragioni pro-crocifisso!
Chi sostiene ciò, difatti, si fa dimentico di un non piccolo particolare: l’Italia, al contrario di altri stati islamici o comunque illiberali, è uno Stato di diritto che garantisce diritti e libertà a tutte le persone che risiedono in esso!
Non utilizziamo, dunque, il tema del crocifisso in aula e della laicità della scuola pubblica come pretesto per inneggiare strumentalmente a scontri di civiltà!

Gaspare Serra

L’articolo (nella sua versione completa) è pubblicato sul blog “Spazio Libero”:

Gruppo “Etica è libertà”… (liberiamo la mente da dogmi e pregiudizi!)”:
http://www.facebook.com/group.php?gid=47587620953&ref=mf

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