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Banda larga e gli 800 milioni congelati: l’avvertimento del Governo a Telecom Italia

di Domenico Murrone

Sbaglia chi pensa che il Governo abbia congelato gli 800 milioni destinati alla banda larga, perche' ci sono altre priorita', come gli ammortizzatori sociali (una balla… ufficiale). Sbaglia chi pensa che Giulio Tremonti, ministro dell'Economia, non abbia compreso la strategicita' della fibra ottica per uscire dalla crisi economica.
La cifra e' un'inezia per le casse di uno Stato e 800 milioni non sono neppure un decimo degli investimenti minimi necessari a cablare in fibra ottica la Penisola.
Non e' neppure credibile l'apparente contrasto tra Tremonti e il duo Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico, e Paolo Romani, vice-ministro alle Comunicazioni. Quella che ci e' stata venduta e' la parodia di un Tremonti insensibile all'esigenza di milioni di cittadini e aziende di avere un collegamento in banda larga e al contempo il duo (Scajola-Romani) proiettato verso il futuro e l'innovazione. Non e' cosi'.
La realta' ha che fare con un contrasto reale e con un dubbio. Il contrasto e' tra il Governo (tutto) e Telecom Italia; alla base del quale c'e' un dubbio del Governo (tutto): che dobbiamo farne di Telecom Italia? Continuare a garantirgli privilegi, nella speranza che rimanga italiana? Oppure toglierglieli e vedere cosa accade? Vivacchiare e finire definitivamente nella pancia della spagnola Telefonica (gia' ora indirettamente azionista di maggioranza relativa)? Oppure qualcos'altro?
Il perche' del congelamento. Il Governo (tutto) pensa che stanziando questi spiccioli dia ancora respiro a Telecom Italia che da un lato e' troppo forte per essere fatta fuori e sostituita, dall'altra e' troppo debole per poter continuare ad essere l'asse portante delle telecomunicazioni italiane. Troppi i debiti e precario l'assetto societario con l'ingombrante Telefonica, lo straniero che tanto fastidio da', all'attuale e ai passati governi.
Con il congelamento, il Governo (tutto) ha lanciato un messaggio a Telecom Italia: non pensare di continuare a vivacchiare sfruttando i nuovi investimenti pubblici nella Rete. Telecom Italia, infatti, deve investire pesantemente nella propria rete che va adeguata ed estesa. Farlo coi soldi pubblici e' la miglior cosa, ovviamente; le permetterebbe di continuare a sfruttare la rendita di posizione di cui gode. Un vantaggio che il Governo (tutto) non vuol concedere. Perche' ha a cuore l'interesse degli italiani, imprese e cittadini? Oppure altro?
Dietro i muri del potere si possono intuire altri scenari, come il coinvolgimento di Poste Italiane (controllate da Tremonti) in Telecom o addirittura una sorta di fusione Telecom-Mediaset (del presidente del Consiglio). Sono scenari, ipotesi, balle messe in giro ad arte, ma confermano che gli 800 milioni congelati sono solo un avvertimento, un elemento tattico in vista del dispiegamento a tutto campo delle truppe. Una partita, quella della Rete, che si sta giocando sotto traccia e che vede coinvolti anche Rai e Sky, visto che ormai e' alle porte la totale 'fusione' e interoperabilita' tra tecnologie che permettono la trasmissione di contenuti: via etere, cavo e satellite.
Se realmente si avesse a cuore l'interessi degli utenti, si potrebbe sbrogliare facilmente tutta la matassa.
E' assodato che Telecom Italia e' ormai un peso morto per lo sviluppo del Paese; al contempo e' complicato giuridicamente 'espropriarle' la Rete (di vecchia generazione) da cui la nuova (in fibra ottica) non puo' prescindere. C'e' una via d'uscita: inserire negli obblighi attribuiti al gestore che deve garantire il servizio universale anche la fornitura per tutti di un collegamento in banda larga minimo di uno o due mega. In questo modo, Telecom Italia o si decide a mettere sul mercato la propria rete (riducendo drasticamente la sua montagna di debiti) oppure si da' un nuovo assetto proprietario, con soci disposti a investire per davvero.
E' in questa direzione che va la proposta lanciata da noi dell'Aduc.

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