Precari costretti ad aprire partita Iva, sdegnata l’Italia dei Diritti

Il responsabile per il Lavoro e l' Occupazione Giuseppe Criseo: “Lavoratori subordinati trasformati in consulenti con più spese e l'annullamento di ogni tutela: fermiamo questa vergogna”

Roma, 9 novembre 2009 – “Le partite Iva diventano sostitutive dei cocopro”, questa la dichiarazione del sociologo della Sapienza di Roma Patrizio Di Nicola su un interessante articolo apparso su Repubblica.it, che denuncia l'ultima frontiera del lavoro precario: la costrizione, per molti dipendenti, ad aprire la partita Iva per poter continuare a lavorare come prima, con più spese e l'azzeramento di diritti e tutele. Dura la reazione del responsabile per il Lavoro e l'Occupazione dell'Italia dei Diritti Giuseppe Criseo: “Aumenta il liberismo sfrenato anche nei contratti: mentre la Marcegaglia è aperta al confronto coi sindacati, la situazione è in realtà diversa perché le grandi aziende usano escamotage 'legali' per la trasformazione 'obbligatoria' dei contratti da tempo determinato in 'consulenze' di lavoratori dipendenti che ormai non possono più esser considerati tali perché l'azienda ha deciso unilateralmente in questo modo”. Polemizzando su queste discutibili 'strategie aziendali', tuona l'esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro: “La crisi ancora permane e questi sono gli effetti. Le aziende tagliano i costi riversandoli sui lavoratori che avranno così spese aggiuntive per la tenuta contabile e non possederanno più tutele sindacali in quanto non ne hanno più diritto perché non più dipendenti e facilmente licenziabili. In tal modo aumenta la precarietà e la sudditanza dei lavoratori alle aziende. Anche in qualità di responsabile per la Lombardia del sindacato Cosmil – conclude Criseo – stigmatizziamo e chiediamo l'intervento delle parti sociali e imprenditoriali per evitare questa degenerazione della contrattualistica a favore di un'altra più consona e attenta ai diritti dei lavoratori”.

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