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Spari e vaccini di massa in Congo

 

In Congo, non sono finiti i vaccini contro il morbillo, in compenso sono finiti “migliaia di civili in attesa di essere vaccinati, sotto il fuoco incrociato dell’esercito congolese e delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (Fdlr). Lo denuncia Medici senza Frontiere che sostiene di aver ricevuto garanzie di sicurezza dalle parti in conflitto per compiere le vaccinazioni in quei giorni. Nonostante questo l’esercito congolese ha sferrato gli attacchi in ognuno dei siti in cui si stava realizzando la campagna.”
L’approfondimento a loro: “Sette siti di Medici Senza Frontiere (MSF), dove si erano raggruppati migliaia di civili, sono finiti sotto il tiro incrociato durante l’attacco dell’esercito congolese contro le Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) nel Nord Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). MSF denuncia quello che è un evidente abuso dell’azione umanitaria a scopi militari.MSF ha lanciato una campagna di vaccinazione di massa nel distretto di Masisi per supportare il Ministero della Salute nella risposta a un’epidemia di morbillo. Nelle scorse settimane (il 17 ottobre) le equipe mediche di MSF stavano vaccinando migliaia di bambini in sette diversi siti nell’area di Ngomashi e Kimua, controllate in quel periodo dalle FDLR. Tutte le parti del conflitto avevano dato garanzie di sicurezza a MSF per compiere le vaccinazioni in quei giorni. Tuttavia, l’esercito congolese ha sferrato gli attacchi in ognuno dei siti in cui si stava realizzando la campagna. Tutte le persone giunte nei siti per far vaccinare i propri bambini hanno dovuto fuggire a causa degli scontri e si sono disperse nella zona in luoghi sconosciuti e non hanno potuto essere vaccinate. MSF ha dovuto interrompere le attività in quest’area e ha dovuto evacuare le equipe a Goma.“Ci sembra di essere stati usati come esca”, dice Luis Encinas, responsabile di MSF per i programmi in Africa Centrale. “Gli attacchi hanno coinciso con le vaccinazioni e hanno messo in estremo pericolo la vita dei civili. Migliaia di persone, comprese le equipe di MSF, sono rimaste intrappolate nel mezzo degli spari. L’attacco costituisce un inaccettabile abuso dell’azione umanitaria per realizzare obiettivi militari. Come MSF sarà percepita ora dalla popolazione? I nostri pazienti si sentiranno ancora al sicuro quando accedono all’assistenza sanitaria? Vogliamo denunciare con forza questa situazione perché azioni di questo tipo compromettono seriamente la nostra neutralità”. MSF è un’organizzazione umanitaria di soccorso medico e in totale indipendenza garantisce assistenza sanitaria secondo i principi di neutralità. È proprio grazie a questa neutralità che le equipe di MSF possono compiere campagne di vaccinazione anche in zone controllate dalle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (FDLR) prima inaccessibili al Ministero della Salute. Negli ultimi mesi si è registrato un preoccupante aumento degli attacchi contro le organizzazioni umanitarie da parte dei vari gruppi armati attivi in Nord e Sud Kivu. “MSF chiede che tutte le parti coinvolte nel conflitto che rispettino il lavoro delle organizzazioni umanitarie”, aggiunge Meinie Nicolai, responsabile delle operazioni di MSF. “Se ciò non avviene, è la popolazione a pagare il prezzo più alto. I civili sono vittime della violenza estrema e sono costretti a fuggire in continuazione e ora sono sempre loro a rischiare di rimanere persino senza assistenza umanitaria”. La campagna di vaccinazione di MSF contro il morbillo nella regione di Masisi ha coinvolto 165mila bambini di età compresa fra i 6 mesi e i 15 anni. A Masisi, MSF supporta un ospedale e un centro di salute, opera con cliniche mobili e si occupa infine delle vaccinazioni. MSF fornisce inoltre assistenza medica alla popolazione presente nei distretti di Walikale, Rutshuru, Lubero e nella provincia del Sud Kivu. MSF lavora in Nord Kivu dal 1992.
Invano non tanto (visti i temi crocefissi di cui si parla in Italia in questi giorni) il cardinale Tarcisio Bertone durante l’ordinazione episcopale di mons. Jan Romeo Pawloski, nunzio apostolico nella Repubblica del Congo e in Gabon, disse: “Nel nostro mondo pieno di idoli, dove spesso viene meno la speranza, occorre che Cristo cresca, che occupi il primo posto nel cuore degli individui, delle famiglie e di ogni società”. Sono cresciuti i morti e gli spari, sulla folla in attesa di vaccino.
In compenso al Senato da martedì 10 novembre, Mostra “Volti e colori per non dimenticare” Promossa da Italians for Darfur con la Commissione per i Diritti Umani del Senato: raccolta di fotografie della giornalista Antonella Napoli che sarà in mostra dal 10 novembre nel Cortile di Sant’Ivo alla Sapienza a Roma. La mostra è stata creata dall’associazione Italians for Darfur per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza in Darfur. Ha come madrina l’attrice Monica Guerritore e gode del patrocinio della Commissione Diritti umani del Senato, presieduta dal senatore del Pd Pietro Marcenaro. Chiuderà i battenti il 10 dicembre, nel giorno del 61esimo anniversario della Carta dei Diritti dell’uomo.
La notizia, diciamo di fuoco, risale al 17 ottobre, e la sappiamo più di venti giorni dopo: abbiamo da contare i nostri morti sotto Influenza AH1N1 .
Non ho molto da aggiungere, dovrebbero forse farlo i nostri corrispondenti Media dall’estero che non si sa cosa contano, forse le diarie e gli straordinari, salvo rare eccezioni.

Si ringrazia una volta ancora Medici senza Frontiere, che barriere sembrano non trovarle, all’Informazione e alla Salute, intese come doveri e non solo diritti.
Una domanda: come mai si vaccina ancora in massa contro il morbillo e in Africa, dove il successo dell’iniziativa è stato di una riduzione della mortalità per morbillo pari al 91% , stando ai comunicati dell’Oms e della Croce Rossa Americana?
L’influenza AH1N1 lì non arriva? Tanto ” per non dimenticare” la conta di coloro che sono morti per la sporca Guerra.

Doriana Goracci


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