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SE LO POTETE, SBUGIARDATEMI

Se il comunismo è morto (dicono), i comunisti sono sempre vivi

di Filippo Giannini

Da il Corriere della Sera del 31 ottobre scorso: “Il Garko dei record: diventò un violento con la camicia nera”; è un articolo che anticipa una nuova fiction dal titolo: “Il peccato e la vergogna”. Anche se lo ritengo superfluo, riporto alcune frasi ricavate dal pezzo: . Anche se questo (la persecuzione degli ebrei) non è l’argomento che desidero trattare, chiedo al Signor Tarallo – e ai suoi storici – spiegatemi come mai gli ebrei, a migliaia e migliaia, in quel periodo, invece di fuggire in Usa, in Svizzera, in Gran Bretagna, in Russia, si rifugiavano in Italia; eppure in Italia vigevano le famigerate leggi razziali.
Attendo risposta (che non arriverà mai, perché vige la regola del vermetto furbetto).
IL FASCISMO NACQUE VIOLENTO E I ROSSI LO SUBIRONO?
Ma quando mai! E vediamo da quale parte fosse la violenza, almeno chi la originò. E come è nel mio modo di fare, citerò Autori non fascisti.
Partiamo da una data fondamentale: 23 marzo 1919: quella della fondazione dei Fasci di Combattimento e i motivi che ne determinarono l’origine.
Ha scritto il giornalista inglese William Phillips (e siamo solo nel 1923): (Domenico Settembrini, Fascismo, controrivoluzione imperfetta, pag. 91). Ciò premesso, vediamo quali erano le direttive di Antonio Gramsci, il più accreditato pensatore comunista. Il programma del nascente Partito Comunista d’Italia, dettato proprio da Gramsci è sintetizzato su Il Comunista, che in data 20 gennaio 1920 titolava: . Antonio Gramsci era tutt’altro che un democratico e un pacifista, egli spingeva le masse verso una rivolta . Caratterizzante è una massima demoniaca: .
In questa campagna al massacro, Antonio Gramsci non era solo; il cattolico filocomunista (oggi diremmo cattocomunista) Giovanni Miglioli (Attilio Tamaro, Vent’anni di storia, pag. 174n.): . Riconosce Settembrini, pag. 70: . Ancora Settembrini (pag. 150): . Allora trova conferma quanto ho ripetutamente scritto:le prime azioni squadristiche portavano il vessillo rosso! Ma non è davvero finito (Zumino Pier Giorgio, La questione cattolica nella sinistra italiana, pagg. 31-33): .
Gli episodi di violenza si esauriscono in questi pochi casi? No davvero. Ad esempio ecco quanto ricorda lo scienziato Ardito Desio che, ad una domanda di un giornalista, così rispose: . Un altro giornalista inglese, Percival Phillips, corrispondente del Daily Mail, ha scritto: .
Sarebbe opportuno ricordare le violenze perpetrate a danno di militari che avevano già tanto sofferto nelle trincee, violenze che si verificarono principalmente nelle grandi città. Sarebbe bene ricordare anche quel che si verificò tra il 10 e il 15 aprile 1919 a Roma e a Milano, quando socialisti e anarchici scesero in piazza con l’intento di dimostrare che le forze bolsceviche dominavano ormai la piazza. Anche se in quei giorni di aprile il fascismo come forza organizzata non esisteva ancora, tuttavia la manifestazione rossa fece esplodere il fenomeno fascista. A luglio del 1919 i socialisti scatenarono una serie di violenze che provocarono ventisei morti, oltre trecento feriti e il saccheggio di 1200 negozi. Sempre in quell’anno vennero costituiti i Soviet. In Val Bisenzio addirittura venne proclamata una Repubblica sovietica. A giustificazione del saccheggio dei negozi, sull’Avanti! del 5 luglio si poteva leggere: . Il movimento insurrezionale, appunto sulla falsariga di quella di Mosca, si sviluppò a Forlì dove venne emesso il primo decreto del Soviet, Milano, Genova, Torino hanno fatto seguito. Il Corriere della Sera del 7 luglio riporta: . A questi atti, che ormai erano di prassi quotidiana, il 20 e 21 luglio fu organizzato uno sciopero generale in segno di solidarietà verso i compagni rivoluzionari russi e ungheresi che si concluse con disordini e pestaggi. Questi avvenimenti dettero vita al movimento fascista, che fu così giustificato da Alcide De Gasperi (Il Nuovo Trentino del 7 aprile 1921): .
Allora qualcuno mi potrebbe chiedere: . Certamente no! Primo: quando la violenza viene scatenata la colpa di questa ricade su coloro che la scatenano, e una volta che ciò accade, la violenza è difficile controllarla. Secondo: c’è violenza e violenza; questa distinzione viene spiegata oltre che dal già citato giornalista inglese Percival Phillips, anche dallo storico Antonio Falcone, il quale su Storia Verità ha scritto: . E questo è tanto vero che in moltissimi casi il fascista rispondeva all’agguato con il manganello o con l’olio di ricino. Per coloro che volessero provare, accerteranno che fa meno male l’olio di ricino che un colpo di pistola alla nuca. Quanto sopra scritto si ripeterà in forma più violenta e vile al termine del secondo conflitto mondiale.
Quindi se il comunismo ateo fu “intrinsecamente perverso”, come fu definito dal Pontefice Pio XI nella Enciclica Divini Redeptoris, la sua sconfitta va attribuita all’”Uomo della Provvidenza”. Dello stesso parere è Winston Churchill, il quale nel 1947 ha scritto: .

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