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Il regno di Sua Scaltrezza, alla faccia della giustizia

“Tanto anche in caso di condanna da qui non mi schiodano”

di Renzo Balmelli

MURI. Nell’età moderna, il muro di Berlino è stato la fossa delle utopie. Contro quel monolite di teutonica pignoleria ideologica si sono infrante le illusioni delle generazioni post-belliche votate all’edificazione di una società piu’ giusta, a misura d’uomo. Troppe lacrime hanno bagnato il volto delle “madri coraggio” che hanno visto i figli morire inseguendo un sogno; quel sogno libertario vanificato dalla pedantesca burocrazia di un sistema capace di nulla, se non di uccidere le idee. Che peccato imperdonabile ! Il muro è caduto da ventanni e nel commemorare l’anniversario corre l’obbligo di riflettere sugli altri muri che affliggono l’umanità. I muri della fame, della povertà, delle malattie, dell’intolleranza, dell’odio razziale, della prevaricazione e delle guerre sbagliate che producono paci impossibili o non le producono affatto. Il mondo ha bisogno piu’ che mai di glasnost e di una nuova perestrojka per non ricadere negli stessi, drammatici errori.

VELENO. Doti di statista non ne ha nemmeno l’ombra. Ma una “qualità”, questa si ce l’ha, addirittura in quantità industriale: la scaltrezza. Si, perché di Berlusconi tutto si puo’ dire, tranne che non sia un furbo di tre cotte, capace di annusare il vento come pochi. E allora guarda che cosa ti va a inventare il premier nel bel mezzo della crisi che non gli da tregua. Dal cilindro cava il sostegno a D’Alema qualora l’ex leader dei Ds si trovasse in pole position come “ministro degli esteri” dell’UE. E’ una mossa alla Richelieu che con un colpo solo spariglia le carte sul tavolo della politica, priva il Pd di un’arma di critica nei suo confronti e leviga l’immagine che si offre al mondo in un mix di potere, sesso, bugie e videtape. Ecco perché la strategia del Cavaliere è un regalo avvelenato che puo’ rafforzare soltanto lui. Insomma, di questa destra fidarsi è bene, non fidarsi è meglio.

DISCRIMINE. E’ qualunquista sostenere che centrodestra e centrosinistra si distinguono soltanto dalle abitudini in camera da letto. I primi vanno con le escort, gli altri con i trans. Qualche “nuance” invece c'è e non di poco conto. Vediamone una. Le dimissioni di Piero Marrazzo, dimissioni sofferte, complicate e tardive, pur non mitigando il degrado dei palazzi del potere, sono state un atto dovuto, imprescindibile, che va oltre il gesto politico. Sono state anche- scrive Mario Pirani – un gesto purificatorio che in qualche modo prova a rispondere allo sconforto del popolo di sinistra. Certo ,non ridimensiona la questione morale, questo no, pero’ andava fatto. Sull’altro versante anziché riconoscere le proprie manchevolezze trovano piu’ comodo denigrare i magistrati diffondendo insinuazioni infamanti sul loro conto. “Tanto – rilancia il signore di Arcore – anche in caso di condanna da qui non mi schiodano.”. Lo pseudo-seduttore non cambia mai, alla faccia della giustizia.

DECENZA. Ci ha pensato Rosy Bindi a lanciare il sasso nello stagno. ” E’ da verificare – ha detto l’esponente Ds insultata in diretta dal premier – quanto possa permettersi di invocare la privacy chi ha responsabilità pubbliche”. Di rimando sui giornali escono titoli allarmati: ” Requiem per la vita privata. Forse non c’è piu’”. L ’interrogativo lascia il segno in un paese in cui gli schieramenti si danno battaglia a colpi di dossier pruriginosi, pedinamenti, servizi deviati e foto compromettenti. Dal ” lettone di Putin” ai transessuali, nella confratermita dei Vip ormai si è visto di tutto, di peggio, in una sarabanda di comportamenti scomposti che sollevano seri dubbi sulla capacità di governare con la testa giusta da parte di chi è stato eletto proprio per assolvere l'oneroso impegno senza mettere a repentaglio l'integrità della carica. Dopotutto basterebbe poco, basterebbe un minimo di decenza sia in pubblico che in privato, per rendere meno pesante la devastante stagione dei sospetti.

Periscopio socialista

Donde va Vicente?

Lettera aperta ai compagni Fava, Nencini e Vendola

di Felice Besostri

La sinistra italiana è stata capace di perdere le grandi occasioni storiche per superare antiche divisioni, ultima in ordine di tempo la caduta del Muro di Berlino, ormai 20 anni fa.
Ora, segno della sua debolezza e marginalità, corre il rischio di perdere le occasioni dell’agenda politica contingente.
Sinistra e Libertà è stata un’alleanza elettorale, ma anche l’inizio di un progetto politico di rinnovamento o di ricostituzione della sinistra in Italia.
Un percorso difficile ed irto di ostacoli per ragioni oggettive, una sinistra fuori dal Parlamento nazionale ed europeo, cui si aggiungono quelle soggettive di gruppi dirigenti privi di grandi disegni e “giustamente” preoccupati dei loro personali destini.
In questo quadro occorre avere nozione dei limiti di ogni innovazione e non credere che basti portare i cuori oltre l’ostacolo, procedere di slancio, per avere successo. Se, però, insieme al cuore gettiamo anche il cervello oltre l’ostacolo, la delusione sarà cocente.
Nei momenti difficili si vede se esiste un gruppo dirigente, non personaggi che per mantenere il consenso vanno nella direzione dove spira il vento o spingono gli umori della base.
Una nuova sinistra non può prescindere dalla presenza di una forte, accettata e riconosciuta presenza socialista, è così persino in Germania con la LINKE, senza i socialdemocratici di Lafontaine, la Linke, come il PDS, sarebbe rimasta un partito regionale della Germania Orientale: una specie di Lega Est.
Dunque Sinistra e Libertà ha un futuro soltanto se si ricostituisce una solidarietà tra i soggetti che l’hanno fondata.
Le energie e gli entusiasmi dei militanti e degli elettori devono avere uno sbocco, ma non possono sostituire il progetto politico di costruire anche in Italia una sinistra pienamente inserita nel contesto europeo.
Non si può costituire un nuovo soggetto politico di cui siano sconosciuti i programmi, le basi ideologiche e le affiliazioni internazionali.
Si può, invece, costituire un movimento, che entri a far parte da subito dei soggetti fondatori del nuovo soggetto politico, che non può nascere prima delle prossime elezioni regionali.
Già sul nome non c’è chiarezza perché Sinistra e Libertà è di proprietà dei soggetti che l’hanno costituita, tra cui la Federazione dei Verdi: non c’è nessuna garanzia che possa essere utilizzata alle prossime elezioni.
Di partitini ne abbiamo avuti troppi, uno in più potrebbe essere, nel migliore dei casi, irrilevante o più probabilmente dannoso.
I leader dei principali partiti e movimenti che hanno dato vita a Sinistra e Libertà devono dare un chiaro messaggio di coesione, di reciproca fiducia, trasparenza e determinazione nel sviluppare le potenzialità di un progetto di ricostituzione e rinnovamento di una sinistra italiana.
C’è un detto spagnolo che non dovrebbe caratterizzare i dirigenti politici: “Donde va Vicente? Donde va la gente”. Se proprio dobbiamo prendere un’espressione dalla consorella latina è meglio “Adelante Pedro, con juicio”.

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