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BISOGNA SAPER PERDERE

Il 2009 continua a non essere un anno facile per la nostra situazione socio/politica. Alle porte dell’inverno i problemi, che si erano già evidenziati nella scorsa primavera, ci sono ancora tutti ed a questi se ne sono aggiunti altri. Insomma, mentre la brutta stagione incalza, sul fronte interno continua a piovere sul bagnato e le conseguenze, nonostante l’impegno dell’Esecutivo, cominciano a non essere più contenibili. L’inflazione, in teoria, è restata invariata rispetto allo scorso anno, ma la ripresa langue. La nuova Legge Finaziaria 2010, che presto dovrà affrontare l’iter parlamentare, non garantisce nulla e la crisi economica ha la meglio su quella politica. L’Italia non è più alle “corde”, ma il peggio deve ancora passare. A poche settimane dal fine anno, ci sembra opportuno evidenziare alcune nostre riflessioni; sicuri di non essere i soli a condividerle. I grandi partiti, che bene avevano radicato in Prima Repubblica, non esistono più. Il bipolarismo, imperfetto, appare l’unico sistema per garantire al Paese un Governo sufficientemente stabile. Centro/Destra e Centro/Sinistra hanno anime tanto differenti da non poter ipotizzare alcun dialogo costruttivo. Il PD, solo negli intenti di programma, vorrebbe irrobustire la sua posizione a “sinistra”. Il PdL, invece, gradirebbe rafforzarsi a “destra”. Il “centro” continua ad avere un ruolo marginale; anche se non privo di una sorta d’arcana strategia per contare di più. Secondo noi, non basta cambiare i simboli di partito per garantire una maggiore stabilità politica. La storia ci ha insegnato che in economia ogni incertezza sul fronte delle alleanze può avere delle ripercussioni pesanti per lo sviluppo della penisola. Negli anni’90 è miseramente naufragato il Comunismo. Ora è il Capitalismo che ha fatto il suo tempo. I due sistemi hanno collassato proprio sul piano della produttività internazionale. L’Italia ne ha seguito le sorti. Non c’erano altre scelte percorribili. Né ci saranno nel prossimo futuro. Meglio non illuderci. A pochi anni dall’inizio di questo Terzo Millennio, non ci sentiamo in grado di prevedere gli sviluppi di una situazione interna ancor troppo dipendente da circostanze anacronistiche che, nonostante tutto, condizionano e frenano la nostra ripresa. Salvare l’economia, e lo hanno ben capito tutti, è l’unico sistema per evitare ripercussioni politiche la cui portata potrebbe anche destare legittime preoccupazioni. Il Governo Berlusconi, oggi meno coeso che per il passato, dovrebbe garantire maggior chiarezza. Gli italiani sono già assai provati per i problemi dei dodici mesi che ci stiamo approntando a lasciare. Il deficit pubblico è ancora il gran malato da curare. Certo è che gli interventi d’”urto” non gli gioverebbero. Solo una terapia mirata, che lo stesso Ministro dell’Economia non è ancora riuscito a ben dosare, potrebbe farci uscire dalle ambasce. La Maggioranza lo ha compreso. L’Opposizione pure. Ora non resta che una prova di solidale coerenza. Quella della quale, però, fortemente dubitiamo.

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