L’Accordo De Gasperi – Gruber

di Mag. phil. Caroline Katschnig

L’accordo del 5 settembre 1946 tra l’Austria e l’Italia, noto come accordo De Gasperi-Gruber, venne commentato alla sua conclusione come “l’unica luce in un’atmosfera buia” ed ancora “costituisce la sola luce della Conferenza della Pace“. Rappresentava, infatti, l’espressione di un nuovo spirito democratico e amichevole e lo stesso De Gasperi sottolineò nella conferenza stampa del 7 settembre 1946 che si era dato “un esempio di buona volontà e di probità politica” e che “l’esperimento di una minoranza libera e garantita ci costerà qualche sacrificio, ma esso è fatto per la fraternità dei popoli: ed è un gesto di fede in una nuova vita internazionale”.
Questo accordo non costituisce soltanto una nuova forma di comunicazione politico-diplomatica, ma rappresenta mutuo rispetto ed effettiva volontà di convivenza tra due paesi il cui rapporto per un lungo periodo veniva limitato dal concetto della cosiddetta “inimicizia ereditaria” e come diceva il Vicecancelliere Federale e l’ex Ministro degli Affari Esteri della Repubblica d’Austria nel 1988 facendo riferimento alla Grande Guerra:

Noi, italiani e austriaci, non abbiamo niente da rimproverarci a vicenda. Per gli austriaci come per gli italiani, l’avversario era «il nemico ereditario». In Italia si parlò ancora per molto tempo della prima guerra mondiale come dell’ultima «guerra del Risorgimento» mentre in Austria la terminologia del cosiddetto «tradimento italiano» è rimasta a lungo dura a morire. Soltanto ora. Negli ultimi decenni, si nota un radicale cambiamento da ambedue le parti. […] Austria e Italia di fronte alla nuova storia (Mock in Istituto Per Gli Incontri Culturali Mitteleuropei e Comune di Gorizia, 1988:31).

Occorre inoltre considerare che non soltanto il trattato rappresentasse il nuovo inizio nelle relazioni tra l’Italia e l’Austria e quindi un atto di grande valore simbolico, ma che anche lo stesso De Gasperi incarnò quello stretto legame tra i due paesi avendo vissuto a Vienna sedendo persino nel parlamento austriaco.
L’accordo merita di essere segnalato soprattutto perché fu la prima volta che due Stati convenivano di dare un assetto che non fosse di forza ad una questione di minoranza etnica. Con esso si voleva tutelare la popolazione di lingua tedesca nel quadro di una speciale autonomia locale. Oggi, a più di 60 anni di distanza, si può dire che questo obiettivo sia stato raggiunto.
Il trattato italo-austriaco del 5 settembre 1947 è stato soltanto un passaggio indispensabile per la comunità altoatesina cui venivano offerte ampie garanzie amministrative, culturali ed economiche entrando come allegato n. 4 a far parte del Trattato di Pace, ma anche un privilegio unico ed esemplare come già veniva interpretato dal suo artefice austriaco, Karl Gruber:
“Si deve riconoscere che oggidì non vi è in Europa una minoranza di lingua tedesca che abbia una posizione così favorevole come l’hanno i sudtirolesi” (Gruber in Presidenza del Consiglio dei Ministri, 1958:14).
Negli anni successivi all’accordo non sono mancati momenti difficili e pieni di tensione:
Sin dai primi momenti, infatti, parti della popolazione del Tirolo e del Sudtirolo reagirono con grande delusione ai risultati delle trattative di Parigi ed a questo accordo, che indirettamente significava l'approvazione dell'annessione del Sud Tirolo all'Italia.
Possiamo in ogni caso affermare che alla fine costituisce anche una testimonianza di un rafforzamento dei rapporti tra Roma e Vienna….

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