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Una strana vertenza sindacale

Una strana vertenza sindacale

Di norma al centro di una vertenza sindacale vi sono,tra l’altro,le rivendicazioni,avanzate dai dipendenti ai propri datori di lavoro,di miglioramenti retributivi a fronte dell’aumento del costo della vita o per compensare il lavoro straordinario eventualmente svolto dal prestatore.
E’ quello che è accaduto poco tempo fa a Piombino,una delle capitali italiane della siderurgia,dove si è svolto uno strano “braccio di ferro” che ha visto contrapporsi gli operai,in lotta affinché l’indossare la tuta e le scarpe antinfortunio sia considerato tempo di lavoro,ai loro “padroni”.
A prima vista sembra il solito dejà vu ma,ad un esame approfondito si scopre che la richiesta dei lavoratori di essere retribuiti per i tempi di vestizione è strana e particolare come la vertenza sindacale che ne scaturisce.
I prestatori d’opera basano la propria richiesta sul fatto che,timbrando il cartellino già vestiti, regalano minuti prestazione lavorativa e quindi soldi al proprio datore di lavoro.
Per avere restituito questo denaro,a detta degli operai incassato dal “padrone” ma non retribuito,lo Slai Cobas ha avviato una originale vertenza sindacale.
L’associazione sindacale stima che in un solo giorno di lavoro,tra il tempo impiegato per vestirsi per iniziare il turno e spogliarsi prima di uscire e tornare a casa, si perdono tra i 5 e i 15 minuti di tempo.
Alcune fabbriche hanno posizionato le macchinette che leggono i cartellini prima degli spogliatoi,mentre altri stabilimenti industriali direttamente all’ingresso dei reparti.
Scenario di questo negoziato sindacale è l’acciaieria Magona che può annoverarsi in quest’ultima categoria.
Lo Slai Cobas,sigla sindacale che perora la richiesta dei lavoratori,ha fatto il seguente calcolo:se si considera una media di 10 minuti impiegati tra vestirsi e spogliarsi,in un anno da 260 giorni di lavoro,i minuti diventano 2.600,cioè quasi 43 ore.
A 10 euro l’una fa 430 euro lordi l’anno. Chi ha un’anzianità lavorativa di 20 anni,con questo sistema raggiunge una cifra considerevole:8.600 euro,soldi aggiuntivi estremamente utili per una categoria di lavoratori che ha stipendi mensili da poco più di 1.000 euro.
L’ipotesi allo studio dei rappresentanti dei lavoratori è quella di avviare vertenze per far introitare questo denaro agli operai o al limite per far recuperare loro le ore spese a vestirsi e spogliarsi.
Così è iniziato il volantinaggio davanti ai cancelli della Magona. I Cobas tenteranno la conciliazione con l’azienda davanti alla Direzione provinciale del lavoro di Livorno e se l’esito sarà negativo l’associazione sindacale promotrice di questa vertenza ricorrerà al tribunale.
Per completezza di informazione va ricordato che vi è una direttiva della Ue del 2003 che stabilisce che l’orario di lavoro è qualsiasi periodo in cui il dipendente sia al lavoro a disposizione del datore,nell’esercizio della sua attività e delle sue funzioni.
E indossare la tuta da operaio vuol dire eseguire una disposizione dell’azienda,cioè svolgere un’attività che deve essere retribuita.
E così anche le richieste sindacali si adeguano al mutare dei tempi.

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