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Maxi sequestro di beni in Calabria, la Aroi soddisfatta

La responsabile regionale dell'Italia dei Diritti: “Un altro colpo inferto alle cosche calabresi, ma serve costanza per smantellare i traffici spesso ben nascosti”

Catanzaro, 22 ottobre 2009 – “Ancora una volta la Dia ha dato prova della capacità di colpire la 'ndrangheta nel cuore delle sue attività finanziarie. Il sistema diventerà sempre più fragile se viene fatto mancare il terreno su cui poggia, ovvero quello economico”. Queste le parole della responsabile per la Calabria dell'Italia dei Diritti, Pamela Aroi, circa i beni, per un valore di 3 milioni di euro, sequestrati dalla Dia di Catanzaro a presunti affiliati alle cosche locali.

Nel mirino dei Tribunali di Vibo Valentia e Cosenza sono finiti Giuseppe Antonio Accorinti, 50enne che sarebbe collegato alla cosca dei Mancuso, e Rocco Azzaro, 55 enne di Corigliano Calabro. Tra i beni risultano sei fabbricati, nove terreni, ditte individuali e svariati rapporti bancari e postali. “Anche se l'operazione non ha condotto all'arresto di esponenti di spicco, l'azione è stata considerevole perché sottrae alle cosche presunti accoliti importanti per l'appoggio che avrebbero potuto offrire”, aggiunge l'esponente del movimento presieduto da Antonello De Pierro.

“Auspichiamo che la guerra contro la 'ndrangheta produca presto dei nuovi risultati e che le forze dell'ordine, gli inquirenti e tutte le istituzioni preposte contro la lotta al crimine non abbassino mai la guardia”, conclude la Aroi. “E' fondamentale anche la collaborazione dei cittadini onesti e desiderosi di risollevare la reputazione di una regione troppo spesso vittima di stereotipi negativi”.

Ufficio Stampa Italia dei Diritti
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