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IL NOBEL DI OBAMA

Francamente non capisco che cosa abbia fatto di particolare Obama, nei suoi pochi mesi di presidenza, per meritare il Nobel per la pace. Ancora una volta questo premio si piega alla politica, alle sue tendenze radical-chic, alla demagogia spicciola per cui più che Obama conta il colore della sua pelle. Non mi sembra infatti che Barak abbia maturato successi di pace in Iran, in Afghanistan o che la sua politica (al di là di tante chiacchiere e di troppe idolatrie dei media) sia stata per ora incisivamente operativa nel creare occasioni di pace. Mi vengono in mente tantissime persone nel mondo che in silenzio lavorano per la pace e vi dedicano la vita, eppure mai riceveranno un premio. Circa poi l’onestà intellettuale di Obama da notare il fatto che solo pochi giorni fa – per non urtare i cinesi, campioni mondiali nel calpestare i diritti umani in Tibet e non solo – ha perfino rifiutato di incontrare a Washington proprio un altro premio Nobel per la pace, quel Dalai Lama che quotidianamente dimostra uno stile di vita ben diverso dal presidente americano. Mi sembra che il Nobel scada sempre di più verso l’ipocrisia politica e morale, anche se pochi hanno il coraggio di ammetterlo.

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