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INVESTIGAZIONE AL CONSOLATO DI SAN PAOLO

E' uscita l'edizione di settembre di Oriundi, il periodico mensile edito a San Paolo del Brasile, un'edizione speciale la cui copertina, con i titoli dell’articolo di fondo, colpisce profondamente: “Sceneggiatura di una Investigazione” è pubblicato nella colonna più attesa e letta dalla collettività italiana, “La Voce della Comunità”.
Sicuramente un articolo che sarà letto avidamente dalla comunità locale e non solo, e sarà discusso e commentato a lungo, qualora si confermino gl'indizi numerosissimi e fortissimi presentati nell'articolo, che parlano dell'esistenza di una mafia all'interno del Consolato, organizzata in modo a rendere difficile l'accesso al riconoscimento della cittadinanza italiana, per indurre le persone a “comprare” cittadinanze per cifre che, si dice, arrivano a 10 mila Euro ciascuna.
Sarebbe il prezzo che fanno pagare a persone che per ragioni professionali, avrebbero la carriera facilitata sostituendo il passaporto verde brasiliano per l'ambìto “passaporto rosso” italiano.
È risaputo che esistono centinaia di migliaia di famiglie in lista d'attesa; che il personale del Consolato ha serie difficoltà ad espletare tante pratiche; che le previsioni sono espresse in varie diecine di anni. È anche – ma non solo, ovviamente – per queste ragioni che tale pratica risulta tanto odiosa ed offensiva.
I sottotitoli dell'articolo sono chiari e vanno a fondo nel problema:
– a chi il Consolato ha concesso 9.505 cittadinanze nel 2008 e 6.500 nel 2007, se la coda d'attesa è rimasta rigorosamente ferma da luglio 2005 a gennaio 2009?
– come spiegare che già dall'inizio della coda nel 2002, 39% dei numeri non sono stati assegnati (una media di quasi 4 su 10 iscrizioni) e che posteriormente, nel 2007 quando è stata pubblicata una relazione attualizzata, questi 7.440 posti sono stati rimpiazzati da persone sconosciute?
– come spiegare che per 18% degli iscritti, cioè 3.432 volte, ci sono stati cambiamenti di numerazione, con grandi sbalzi verso i primi posti in classifica, in modo da facilitare l'espletamento rapido della pratica, invece di dover aspettare per diecine di anni se rispettato l'ordine cronologico d'iscrizione?
– come spiegare che certi nomi siano scomparsi? Con quali altri nomi sono stati sostituiti?
– come giustificare che per 290 iscrizioni al lato di una diminuzione di numerazione il “dante causa”, in origine perfettamente identificato, è scomparso ed è stato rimpiazzato da un generico “dante causa” non identificato?
L'editore Vezio Nardini ha impostato l'articolo come se fosse un film documentario, con scene del presente e del passato in modo da alleggerire il lungo racconto e trattenere l'attenzione del lettore, come in un thriller che spiega, nei dettagli, come sono stati scoperti tantissimi fatti strani nel seno di due liste, pubblicate in epoche distinte, ma che avrebbero dovuto essere rigorosamente uguali, fatti questi che inducono a sospettare che un volume così grande d'irregolarità non possa essere risultato di semplici distrazioni e che un proposito oscuro si nasconde dietro tutto questo..
Una vera investigazione è scattata a novembre 2008, con lo sdegno provocato dalla notizia secondo la quale è stata data la cittadinanza ad una attricetta, ignorando una serie di regole stabilite per tutti dallo stesso Consolato e, in più, sorpassando migliaia e migliaia di altri nuclei familiari in coda, cosa che, all'epoca, significava diverse diecine d'anni di attesa in più.
I flash-back del documentario danno inoltre un'idea del trattamento poco riguardoso dei funzionari del Consolato nei confronti dei cittadini; riportano la proposta fatta da Vezio Nardini, nella veste di Consigliere Comites – Comitato degli Italiani all’Estero – all'ex ambasciatore, di accettare un’offerta di vendita di cittadinanza per incastrare il funzionario corrotto; contengono le domande di Nardini rivolte al Consolato, che non hanno mai ricevuto risposte; tratta dell'articolo satirico di Nardini in qualità di editore del giornale “Oriundi” sul caso dell'attrice succitata; ripete domande che hanno infuriato il Console e la dirigenza Comites, tanto che come ritorsione, il Comites ha emesso un parere completamente negativo circa lo stesso giornale Oriundi, parere orchestrato dall'on. Fabio Porta (Pd, l'unico rappresentante “brasiliano” per l'America del Sud in parlamento), completamente inaspettato, ingiustificato e del tutto contrario ai pareri emessi negli anni precedenti.
Il console assicura che tutto è in ordine e la maggioranza dei consiglieri Comites non lo contestano; anzi, lo elogiano.
L'editore Vezio Nardini conclude informando che alcune persone che si sentono danneggiate da questi fatti intendono sporgere denuncia presso il Ministero degli Affari Esteri e la Procura di Roma, perché possa partire quella che potrebbe chiamarsi “Operazione Passaporto Pulito” ad esempio della famosa “Operazione Mani Pulite”.
L’articolo completo, nella versione in italiano e in portoghese, s'incontra nel sito della rivista Oriundi, www.oriundibrasil.com.br (v.n.)

Vezio Nardini
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