La tabaccaia Gradisca dai seni in cui perdersi, si è sposata e forse è morta. Gradisca, quella di Fellini per intenderci, non c’è più, non c’è più nemmeno lui. Il Rex è passato da un pezzo (allego una foto che ve lo può testimoniare con una bambina mia madre e i miei nonni – morti tutti) , anche la nave è affondata. Rimane il gerarca fascista, e gli adolescenti che sono sedati con altre visioni a Rimini, forse non solo lì, dove nasceva un film dalle memorie di un grande regista italiano. Ma se volete ancora vederla, la Gradisca è “tanta”… , possiamo partire da queste immagini accoglienti come lo erano i suoi seni, non smettete di leggere per favore, perchè tra poco arriva la parte reality pulp , la sostanza, come lo sono quelli che fino a poco tempo fà si chiamavano “Centri di prima accoglienza”.
Gradisca d’ Isonzo è un comune grande poco più di quello dove adesso siedo, Capranica che guarda caso Fellini ci girò il primo film, 6450 abitanti, è in Friuli Venezia Giulia. Se la cercate la Gradisca in internet, escono pizzerie, un teatro, villette…non una casa circondariale, peggio, perchè in carcere li puoi andare a trovare i parenti. A Gradisca d’Isonzo risiede un Cie, vale a dire ti trattengo per identificazione, con la cooperazione degli enti che ci mangiano e ti espello. Era prima il Cpt, l’infame accomodamento a livelli europei, firmato da Napolitano e dalla Turco, prima il presidente e poi l’ onorevole donna. Eccola la Gradisca d’Isonzo: http://laverafonte.blogspot.com/2009/09/gorizia-pestaggi-gradisca-un-video.html (lascio in chiaro per chi non ha dimestichezza con i clic).
Il Cie ha i suoi detenuti, anche a Gradisca, pure se non gradiscono per niente i contenuti, legati e potrebbero diventare morti per il Trattamento: hanno fior fiore di precedenti. E dandosi il caso che “Il nostro è un paese senza memoria e verità, ed io per questo cerco di non dimenticare”, lo prendo sul serio il suggerimento di Leonardo Sciascia, proprio come Carlo Bertani in “ Il miglio è verde” , che è anche un film, dove tiene una contabilità inusitata, di morti passati e recenti, fino a dedurne che ne abbiamo in Italia, più che in Cina.
Non riporterò solo le testimonianze di questi ultimi giorni a Gradisca, ma anche attualissimi salti a Roma, a Ponte Galeria, a Teramo e persino a Parigi. Buona visione, consigliatela, sono Luci del Varietà: ” ma che lingua parli, di dove sei?” per poi tornare a dormire sereni tra due guanciali o enormi seni di Confraternite con Indulto Pontificio.
Nessun timore, non ci sono perquisizioni improvvise e notturne, sgomberi , per i Giusti, tantomeno la Morte, se non per Eventi naturali e accidentali, smottamenti e sussulti della Terra, piogge che lavano tutto, anche le Vergogne e le Stragi.
Quando vennero provate le sirene del Rex, furono descritte come ” l’urlo agghiacciante di migliaia di animali selvaggi” .
Doriana Goracci
n.b. ringrazio Macerie Fortresse Europe Indymedia Italia come tante tanti altri, pochissime Persone sempre, che lottano per non morire, anche mentalmente di certi Trattamenti.
Oggi 3 ottobre 2009, mentre era in corso a Piazza del Popolo per la vita o la morte della Libera Stampa, la Rappresentazione rinviata di 15 giorni per 6 “nostri” morti, a Gradisca d’Isonzo, si passava il tempo così…
Ore 14: Da circa un’ora dentro al Centro di Gradisca d’Isonzo è in corso una perquisizione. Una perquisizione provocatoria e violenta: in alcune camerate è già volata qualche manganellata. La polizia urla ed insulta, un ragazzo è in infermeria colpito alla testa. Fra due ore, fuori dalle mura, ci sarà un presidio di antirazzisti, ed è questo probabilmente che ha suggerito alla direzione del Centro di dare ai reclusi un avvertimento tanto forte, dopo una settimana di relativa calma. In più, abbiamo scoperto che almeno una camerata di reclusi è in sciopero della fame ed oggi ha rifiutato anche l’acqua. Seguiranno aggiornamenti.
Ore 21.00: Finita la perquisizione, i prigionieri di Gradisca sono stati fatti rimanere chiusi nelle stanze e solo dopo un’oretta hanno avuto accesso alle zone comuni. Alcuni sono stati trasferiti in aree differenti all’interno del Cie. Durante lo svolgersi del presidio antirazzista oltre le mura la situazione è rimasta abbastanza calma.
Da Roma invece, dove a Cinecittà amava fare i film Fellini, arrivano maggiori dettagli sulla tentata evasione di ieri sera. A provare la fuga sono stati in tre, non quattro. Uno solo è riuscito a scavalcare il muro ma si è rotto la gamba cadendo, ed è stato presto ripreso dalle guardie. Un altro, fallita l’evasione, è ritornato per tempo insieme agli altri reclusi senza farsi intercettare dalla polizia. Il terzo, invece, è stato preso dai militari e messo in isolamento. Oggi, casualmente, un recluso è riuscito a vederlo. La scena che ci ha descritto è agghiacciante: era scalzo, con la faccia gonfia e lividi sui piedi e sulle mani, circondato da almeno otto militari che gli impedivano di alzarsi. Sempre oggi altri cinque reclusi sono stati trasferiti da Ponte Galeria verso qualche altro Cie. E’ arrivata la vendetta della polizia e della croce rossa per il duro sciopero della fame messo in campo dai reclusi di Ponte Galeria da lunedì scorso fino a ieri sera. In dodici tra i presunti animatori della protesta sono stati chiamati questa mattina con la scusa della scarcerazione. Al contrario, invece, sono stati immobilizzati con violenza e preparati per il trasferimanto in altri Centri. Chi li ha visti passare ha testimoniato che avevano i polsi legati con del nastro isolante. Un trasferimento violento e punitivo, dopo quattro giorni di lotta. Non sappiamo i dodici dove verranno portati.Anche questa notte, a sciopero oramai finito, ci sono state un paio d’ore di protesta, con una battitura sulle sbarre.Rimane immutata, invece, la situazione del recluso che l’altro ieri sera si era tagliato le vene per protesta. Curato sommariamente in infermeria è stato riportato dai suoi compagni. Loro l’accudiscono, ogni tanto chiamano il dottore che non arriva mai, e lo guardano che si spegne: non vuole ricominciare a mangiare, anche se è debolissimo, e spesso ha dei momenti di incoscienza. Ieri è stato trascinato via dalla polizia che voleva fargli delle foto, e poi è stato risbattuto in cella. Insomma, sta veramente male ma le autorità del Centro fanno finta di niente: fino a ieri era uno di quelli che si difendevano, che rompevano le scatole, che non si lasciavano mettere i piedi in testa. Meglio lasciarlo così, dunque, steso e dissanguato: non disturberà più nessuno per un po’.
Ieri 2 ottobre, l’appello raccolto con generosità straordinaria dall’ Ordine: Inoltriamo questa notizia auspicando l’attenzione da parte degli organi di stampa È il quarto giorno di sciopero della fame nel Cie di Ponte Galeria, a Roma. Già dalla mattina metà degli scioperanti cedono alla stanchezza e poi a pranzo cederà ancora qualcun altro. La forza si sta esaurendo, come è naturale, ma quasi nulla è perduto. Rimane la rabbia, rimane la disperazione e rimane anche la voglia di lottare. In questi quattro giorni i reclusi si sono fatti sentire come quasi mai era accaduto prima per un “semplice sciopero” dentro ad un Centro.
Un mese senza mangiare, da solo, per essere regolarizzato. Perché gli venga riconosciuto di aver lavorato per anni con un contratto regolare. Un mese di sciopero della fame individuale. Robe da pazzi, direte voi. E infatti oltre a tenerlo rinchiuso al Cie di Gradisca, volevano fargli pure un TSO, un Trattamento sanitario obbligatorio, per levarselo di torno. Ora è in ospedale, perché ha perso troppo peso. E continuerà a non mangiare finché non vedrà il Giudice di pace che deve decidere del suo destino.
Giusto all’ora di pranzo di giovedì, una decina di antirazzisti è entrata nella mensa del *Politecnico di Torino,* esponendo uno striscione con la scritta “La Sodexho ingrassa sui lager” e distribuendo volantini ai presenti. Studenti, cassiere e cuochi sono così stati informati che la grande multinazionale del catering Sodexho , oltre a gestire questa mensa, ha anche l’appalto per la fornitura dei pasti ai reclusi dei Centri di identificazione ed espulsione di via Corelli a Milano e di Roma Ponte Galeria. Reclusi che da sempre si lamentano per la pessima qualità del cibo e per la presenza di vermi e scarafaggi cotti. Reclusi che spesso, come da quattro giorni proprio al Cie di Roma, sono in sciopero della fame contro le condizioni di detenzione e contro l’estensione a sei mesi del tempo massimo di permanenza, per la libertà. Reclusi che spesso si ribellano e distruggono questi lager, come hanno fatto i quattordici rivoltosi di via Corelli, sotto processo per la grande rivolta dell’agosto scorso. Reclusi che spesso evadono da quelle gabbie, come è successo al Cie di Torino nella notte tra domenica e lunedì. Detto questo, il gruppetto si è dileguato prima dell’arrivo della polizia, chiamata da un’inviperita funzionaria amministrativa della Sodexho.
A *Parigi*, invece, martedì sera una decina di solidali si sono auto-invitati a due dibattiti inseriti nel *forum degli istituti culturali stranieri *il cui tema di quest’anno è, pensate un po’ che pretese, “Sublimiamo le frontiere”. Il loro intento era quello di ricordare al pubblico dell’Istituto culturale olandese e di quello italiano che la parola stessa “frontiera” fa rima con controlli, lager, prigionia e morte per milioni di persone. Soprattutto ora, dentro alla moderna Europa di Schengen. Bisogna dire che l’accoglienza del pubblico che assisteva alla conferenza all’Istituto culturale olandese non è stata particolarmente calorosa: i presenti sul posto hanno cominciato molto presto a dare in escandescenze ed insultare i contestatori, e i volantini sono stati distribuiti e letti nonostante il loro gesticolare e il loro baccano. Al contrario, all’Istituto culturale italiano l’accoglienza è stata molto più cortese e comprensiva: i contestatori hanno letto la testimonianza di un recluso di Ponte Galeria ed hanno reso edotto il pubblico su quest’ultimo mese e mezzo di rivolte nei Centri italiani e del processo in corso contro i 14 di Corelli. “Sopprimiamo le frontiere” – così terminava il volantino distribuito in entrambe le occasioni.
A* Teramo,* invece, nella notte tra martedì e mercoledì sono stati imbrattati due mezzi della Misericordia. I quotidiani locali riportano le due scritte che sarebbero state vergate con lo spray nero sui portelloni: “Assassini” e “Complici dei lager”. La Digos, come al solito, indaga, e sospetta che a muovere gli autori delle scritte sia il disprezzo verso l’istituzione della Misericordia che, come sapete, gestisce i Cie di Bologna e Modena.
Il 9 agosto 2009 “Per alcune ore, più di metà degli oltre 200 immigrati che si trovano nel Centro di identificazione ed espulsione, secondo la Questura di Gorizia, sono saliti sui tetti degli edifici del Cie per protestare contro l’entrata in vigore delle norme sul reato di clandestinità e sull’allungamento dei tempi di permanenza degli immigrati nei Cie da 60 fino a un massimo di 180 giorni. Gli immigrati hanno lanciato oggetti vari contro i poliziotti intervenuti in massa che, a loro volta, hanno dato luogo a un fitto lancio di lacrimogeni.