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CHIUDETE ANNOZERO E CHE SIA FINITA

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Bonaiuti: libertà di stampa
a rischio? È una buffonata

Sostenere che in Italia c'è un allarme per la libertà di stampa rappresenta “una discussione ridicola”: lo dimostra l'ultima puntata di AnnoZero, “tutta mirata contro il governo e il presidente Berlusconi”, ma anche il fatto che “tutti i talk show politici sono orientati a favore della sinistra”. È quanto afferma il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, on. Paolo Bonaiuti, ospite di Radio anch'io, nel corso di una puntata dedicata ai temi dell'informazione. “Qualcuno – chiede – per caso è intervenuto in toni censori contro Santoro, che ha fatto una trasmissione tutta costruita attraverso il buco della serratura o il gossip?”. Sul parere dell'ufficio legale della Rai riguardante la presenza di Patrizia D’Addario ad AnnoZero, il sottosegretario osserva: “Si tratta di opportune verifiche che i dirigenti della tv pubblica ritengono giusto fare ma poi il programma è andato in onda regolarissimamente”. Dunque non bisogna fare del presentatore un martire “perché non merita di avere l'aureola”. Ma il punto fondamentale “è capire cosa sia il servizio pubblico, se deve ottemperare alle necessità e alle richieste di tutti o se deve essere mirato specificamente contro una parte. Non vorrei che la sinistra intendesse il servizio pubblico come uno strumento di propaganda contro l'avversario politico”. Bonaiuti fa notare che “tutti i talk show politici sono orientati a favore della sinistra: basta fare zapping da un canale all'altro. Non c'è un solo programma della tv commerciale e della tv pubblica orientato contro l'opposizione. E poi si fa finta di ignorare il referendum del '95 con cui la maggioranza degli italiani si è espressa a favore della prosecuzione della tv commerciale così come è”. Il sottosegretario si sofferma anche sull’ iniziativa di piazza a difesa della libertà di stampa: “Quando si parla di una manifestazione e si adduce come giustificazione che ‘tira un brutto vento’ già si toglie legittimità” a quella protesta. “Le manifestazioni si fanno su cose concrete come gli stipendi”. “Ho di fronte a me – continua – una ventina di giornali, ma ne potrei avere molti di più, e sfido qualunque malpensante, leggendo la titolazione e i commenti, a trovare un solo elemento che indichi la mancanza di libertà di stampa. Ci sono commenti e titoli uno diverso dall'altro; i principali quotidiani indipendenti, che prevalgono come diffusione, presentano una visione certo non favorevole al governo. Inoltre chi sostiene questa mancanza di libertà di stampa” rimarca il sottosegretario, “bastava che guardasse AnnoZero”. E ancora: “Non si capisce come mai la sinistra si scateni a favore della libertà di stampa che non è minimamente sotto assedio. Non c'è alcuna cappa di piombo. È qualche cosa alla Helzapoppin –conclude Bonaiuti – una sorta di buffonata”.

Stampa/La sinistra padrona della tv

Repubblica, figliocci di Repubblica, campagna di veleni, Michele Santoro, Marco Travaglio, giornalisti che sono gli unici abilitati a giudicare se stessi, oltre che tutti gli altri. Addirittura, come nel caso paradossale de La Stampa, Guido Ruotolo “recensisce” in semi-esclusiva il proprio fratello Sandro Ruotolo, inviato di punta di Anno Zero. Non solo. Sovvenzioni dello Stato e del governo a tutti. Contratti d’oro, stipendi d’oro, carriere garantite. Questo è oggi la stampa italiana; diciamo quell'area vip fatta di direttori, conduttori e grandi firme che si dichiara vittima del “regime berlusconiano”. È questa stampa che domani organizza la piazza per difendersi dagli “attacchi del governo”. Mentre i giornalisti qualsiasi che, nonostante gli aiuti dati dal governo agli editori rischiano la disoccupazione, sfilano più o meno consapevoli per difendere in realtà le parcelle milionarie di Santoro, Travaglio e Fabio Fazio. Ma qual è la realtà? Prendiamo i maggiori quotidiani per diffusione: Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Sole 24 Ore. Proprietà: Fiat, Banca Intesa, Mediobanca; De Benedetti; ancora Fiat; Confindustria (cioè nuovamente Fiat e De Benedetti). Sono riconducibili al governo? Non pare proprio. Hanno una linea filo-governativa? Men che meno. In compenso i lettori complessivi dei quotidiani sono rimasti quelli del dopoguerra: poco più di cinque milioni. Insomma, si fanno grandi battaglie, ci si parla addosso ma non si conquistano né lettori né clienti. L'amara verità è che i nostri giornali non appaiono credibili, e forse più di un editore e direttore non sa fare il proprio mestiere. Sarà anche questa colpa di Berlusconi? Veniamo ai giornalisti. Eleggono un gran numero di organismi, dall’Ordine professionale alla Federazione della Stampa, all’Inpgi (istituto previdenziale), alla Casagit (assistenza sanitaria). In tutti la maggioranza è in maniera schiacciante di sinistra: ed infatti organizzano manifestazioni come quella di domani. Questa libertà di voto e rappresentanza, anche per organismi che maneggiano ingenti capitali come l’Inpgi, è mai stata messa in discussione? No, e ci mancherebbe. Già: ma c’è ovviamente la televisione, chiodo fisso dei fautori della tesi del regime. Mediaset, è noto, è controllata da Berlusconi, mentre la Rai è storicamente lottizzata dai partiti (tutti, maggioranza e opposizione). Mediaset ha un solo programma di approfondimento politico, Matrix, in seconda serata. Vi risulta che abbia mai condotto campagne contro chicchessia? Lo dirige Alessio Vinci, prima lo dirigeva Mentana: il quale si dimise perché voleva fare la diretta sulla morte di Eluana Englaro, mentre l’azienda mantenne la programmazione usuale. Questione di palinsesti e pubblicità, non di politica. Passiamo alla Rai. Cinque talk show politici: · Porta a porta in seconda serata su Rai1, orientamento ecumenico-moderato. · · Anno Zero prima serata su Rai Due (caso unico al mondo di conduttore, orario e palinsesto imposti dalla magistratura), orientamento antiberlusconiano duro e puro. · Ballarò prima serata su Rai Tre, orientamento Pd. · Che tempo che fa, prima serata sabato e domenica su Rai Tre, orientamento sinistra. · Sette e mezzo, preserale la domenica su Rai Tre, sinistra. · Tralasciamo Report, prima serata la domenica su Rai Tre subito dopo Che tempo che fa e Sette e mezzo. Report nasce come programma di approfondimento e inchieste, ma l’opposizione se l'è in pratica annesso. Si noti bene: tutti, programmi e conduttori, sono stati confermati dalla nuova dirigenza Rai, con relativi contratti, collaborazioni e stipendi più o meno d’oro o di platino. C’è anche La 7, naturalmente. Con Otto e mezzo condotto da Lilli Gruber e, il lunedì, seguito in prima serata da L’Infedele di Gad Lerner. Orientamento, sinistra. Il panorama parla da solo. La sinistra lo chiama pluralismo: quale? Di certo mancano l’obiettività e l’equilibrio. La sinistra, inoltre, afferma che non ci sono solo i talk show, ma anche i tg. Un falso. L’errore più grossolano è stabilire un nesso diretto tra televisione, libertà di informazione, consenso politico e soprattutto risultati elettorali. Berlusconi vinse nel ’94 quando la Rai era interamente appaltata ai partiti della Prima repubblica, e su Mediaset si faceva solo intrattenimento. La Lega si affermò praticamente ignorata dalla tv. Prodi è caduto due volte (e assieme a lui D’Alema e Amato) con presidenti Rai e direttori dei telegiornali nominati dall’Ulivo. Ultimi, Claudio Petruccioli a viale Mazzini e Gianni Riotta al Tg1. Ce ne siamo forse dimenticati? Ma c’è un ultimo aspetto da tenere presente quando si parla di televisione: si chiama Sky, e agisce da monopolista sul satellite, raggiungendo un pubblico via via crescente grazie al calcio, ad una tv spesso di qualità ma anche a nessun vincolo di tetto sulla pubblicità. Sky tg 24 non è certo filogovernativo; anzi. Lo è diventato ancora meno da quando il governo, dovendo parificare per un ultimatum europeo l’Iva sulla pay-tv, anziché ridurla a Mediaset (che sarebbe accaduto se l’avesse fatto?) l’ha alzata all’azienda di Rupert Murdoch. Ecco, questo è il quadro dell’informazione in Italia. Sia quella scritta sia quella trasmessa sullo schermo tv. Tralasciamo internet, dove il governo Prodi voleva introdurre una sorta di censura sui blog, e dove Carlo De Benedetti chiede ancora una tassa sulle rassegne stampa.È questa la libertà di stampa negata? È per questo che la sinistra scende in piazza? Qualcuno ha notizia di un giornalista censurato, sottoposto a restrizioni, di un giornale sequestrato, della puntata di un programma non andata in onda? Di uno sproloquio di Marco Travaglio al quale sia stata toccata una virgola? Di una raccolta di firme contro il governo con mobilitazione di premi Nobel, o della consueta rassegna stampa dei “giornali stranieri” ostili al premier (altro caso unico al mondo) che abbiano patito un qualche problema? Ma ci facciano il piacere.

Stampa/La menzogna spacciata per pluralismo

“A chi cerca di banalizzare il nostro appuntamento limitandosi a sostenere che in Italia non c'è alcun pericolo per la liberta' di stampa – ha detto Gigi Ronsisvalle, del direttivo nazionale della Fnsi – rispondiamo che, nella realtà, assistiamo ogni giorno in diretta al restringimento degli spazi per accedere alle notizie e alle fonti e alle crescenti difficoltà a diffonderle. Si tratta, quindi, di un problema di gestione complessiva e di circuito dell'informazione che si vuole spingere verso l'omologazione”. E Roberto Natale, presidente della Fnsi: “Chi non gradisce la manifestazione continua a presentarla come un momento organizzato a sostegno di qualche giornalista o di qualche testata, ma non è così. La nostra ambizione è quella di aprire almeno una finestra perché in Italia, in questo momento, c'è un'aria pesantissima sul nostro sistema informativo”. Ci sarebbe da ridere, ma viene da piangere di fronte a questi campioni della democrazia del sindacato unico dei giornalisti, da sempre cinghia mediatica della sinistra comunista e post, che hanno formalmente organizzato la manifestazione di domani, ma che i realtà si sono fatti dettare lo spartito dal partitone antiberlusconiano di Repubblica. La Fnsi non difende tutti i giornalisti, ma scende in piazza per mantenere i privilegi agli intoccabili che usano il servizio pubblico per i propri interessi politici, trasformando l'informazione in faziosità e i programmi televisivi in altrettante pistole mediatiche puntate contro il Presidente del Consiglio. E la loro presenza da quindici anni sulla tv pubblica è la dimostrazione più lampante, immediata e convincente della totale inesistenza di uno stato di ridotta e conculcata libertà di stampa nel nostro Paese. Santoro è la dimostrazione vivente che chi denuncia l’esistenza di un regime oppressivo nella società italiana e nel mondo dei “media” racconta una verità totalmente distorta, perché lui e Travaglio sono la prova del nove che nell’era del Cavaliere la democrazia italiana è più viva che mai. Ma la sinistra è abilissima nel costruire gigantesche mistificazioni e nel proiettarle poi a livello internazionale grazie ai suoi terminali esteri, con l'obiettivo di gettare fango sul premier e sull'Italia. Ma il colmo è l'adesione alla manifestazione di sabato del Pd, che da Telekabul in poi non ha fatto altro che lottizzare a tutti i livelli il servizio pubblico. Basti ricordare la figura che ha appena fatto sulle nomine dei direttori di Rai Tre e Tg3, per rendersi conto a che punto è arrivato il suo livello di lottizzazione. Merita citare, a questo proposito, una dichiarazione di Emma Bonino: “Le lottizzazioni sono state fatte all’insegna di un baratto permanente tra i vertici della partitocrazia. Un baratto del quale sono stati attori e beneficiari le organizzazioni della sinistra ufficiale, dal Pci in giù, e al quale hanno partecipato gli editori della cosiddetta stampa progressista, utilizzando il quarto potere per difendere interessi illegittimi contro l’interesse generale”. Parole difficilmente confutabili che non faranno però recedere di un millimetro i paladini della libertà di stampa i quali, dopo la manifestazione, organizzata per colpire al cuore il sistema antidemocratico di Berlusconi, torneranno naturalmente a scrivere sui giornali di gruppi editoriali impuri, legati al mondo economico di cui fanno organicamente parte e che sono entrati nel mondo dell'informazione per difendere i propri legittimi interessi. Ma la libertà di stampa, per loro, esiste solo se è di sinistra.

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