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Dopo Pittsburgh la sfida è l’economia reale

Mario Lettieri, sottosegretario all’Economia nel governo Prodi
Paolo Raimondi, economista

Pittsburgh ha sancito due cambiamenti storicamente importanti: la designazione del G20 quale forum primario della cooperazione economica internazionale e un aumento del 5% nelle quote di controllo del FMI a favore dei paesi emergenti. Due decisioni che riconoscono lo spostamento del peso economico e politico verso il cosiddetto Sud del mondo.

Ma per quanto riguarda le nuove regole da applicare al sistema bancario relative alla qualità e alla quantità del capitale delle banche, alla limitazione della leva finanziaria e alla questione del rischio, il G20 si è impegnato a definirle entro il 2010 e a renderle operative alla fine del 2112. In altre parole, per più di tre anni le banche hanno carta bianca per continuare a operare come prima.

Questo rinvio in effetti contraddice con quanto detto nel documento finale dei leader del G20 dove afferma di voler “voltar pagina rispetto all’era della irresponsabilità” che ci ha catapultati nella crisi globale. Certo c’è da chiedersi quanti “irresponsabili” siano stati chiamati a rispondere di questa grave accusa e quanti siano stati rimossi dai loro incarichi.

In Italia basterebbe applicare il nostro codice civile all’articolo 2392 relativo alla “Responsabilità verso la società”, che stabilisce che “gli amministratori devono adempiere i doveri ad essi imposti dalla legge e dall’atto costitutivo con la diligenza del mandatario e sono solidalmente responsabili verso la società dei danni derivanti dall’inosservanza di tali doveri…sono solidalmente responsabili se non hanno vigilato sul generale andamento della gestione e se, essendo a conoscenza di atti pregiudizievoli, non hanno fatto quanto potevano per impedirne il compimento o eliminarne o attenuarne le conseguenze dannose”.

Pittsburgh è stato sicuramente una tappa significativa, ma i tempi di applicazione delle riforme sono rivelatori di persistenti difficoltà e resistenze. De resto era prevedibile alla luce del dibattito apertosi prima del summit sulla differenza tra la regulation, l’architettura delle nuove regole, e l’implementation, l’applicazione delle regole in tempi accelerati e in modi cogenti.

La situazione finanziaria ed economica internazionale tuttavia non è così rosea come molti la descrivono. Infatti, i più recenti sviluppi nel mondo bancario americano indicano un serio aggravamento della situazione. Nei mesi passati la Federal Deposit Insurance Corporation (FDIC), l’agenzia federale creata dal presidente Roosevelt nel 1933 per dare fiducia al sistema del credito in crisi, e che oggi ha garantito i depositi fino a 250.000 dollari accesi presso banche in fallimento, è intervenuta con miliardi di dollari fino all’esaurimento delle sue ingenti riserve. Dall’inizio del 2009 a oggi negli Stati Uniti sono fallite 94 banche. Adesso è la FDIC in crisi e si sta ventilando l’idea che le banche private, tenute a galla dalle operazioni di salvataggio del governo, potrebbero loro stesse concedere prestiti alla FDIC. Sarebbe come avallare un rapporto incestuoso!

A nostro avviso il summit avrebbe dovuto indicare le linee fondamentali per la ripresa economica reale e per mettere in campo linee di credito mirate allo sviluppo di progetti economici e infrastrutturali strategici.

Dare risorse pubbliche al sistema bancario, come è avvenuto in quasi tutti i paesi, perché li riversi nei settori produttivi per sostenere e stimolare la domanda, purtroppo non è sufficiente per risolvere la recessione e la grave disoccupazione. E’ opportuno sostenere la crescita dell’economia reale con interventi mirati degli stati.

Sarebbe quanto mai opportuno che il G20 avvii un “New Deal Globale” soprattutto in materia di infrastrutture strategiche. Oltre allo sviluppo delle fonti di energia alternativa, su cui anche Pittsburgh si è espresso, in tutti i continenti, compreso quello africano, c’è necessita di grandi investimenti nel campo dei trasporti, dell’acqua, delle nuove tecnologie, della ricerca medica e scientifica, ecc.

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