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Elezioni in Germania: CDU, CSU e liberali al governo, crollo dei socialdemocratici

Il Popolo della Libertà BRUXELLES

La Merkel vince e svolta a destra
Una disfatta storica per la Spd

di Salvo Mazzolini

La Merkel sarà ancora Cancelliere, ma non più alleata dei socialdemocratici, travolti. Il trionfatore è Westerwelle con l'Fdp al 15%
Berlino – Dopo undici anni la Germania volta pagina. Infligge ai socialdemocratici, il maggiore partito di sinistra, la sconfitta più disastrosa della loro storia e dà ad Angela Merkel, leader della Cdu, il mandato di formare insieme ai liberali una coalizione di centrodestra. In una fase in cui il Paese è impegnato a combattere una crisi economica che per i tedeschi ha avuto conseguenze più pesanti che altrove, gli elettori hanno scelto di tornare alla stessa formula di governo che permise ad Adenauer e Erhard di guidare la Germania verso il miracolo economico degli anni Sessanta e a Kohl di realizzare la riunificazione nazionale dopo il crollo del muro di Berlino.
Era raggiante Frau Merkel quando ieri sera è scesa nella sala stampa del suo partito per ringraziare gli elettori. La Cdu (Unione cristianodemocratica) per la verità non è andata troppo bene: rimane il partito di maggioranza relativa, ma attestandosi tra il 33 e il 34% ha subito una flessione rispetto al risultato già deludente delle politiche del 2005. Tuttavia ciò che contava nel voto di ieri era soprattutto l'indicazione degli elettori sul tipo di coalizione che dovrà governare la Germania nei prossimi quattro anni. E il responso delle urne è stato chiaro grazie prevalentemente ai progressi dei liberali, passati dal 9,8% a più del 14% secondo alcune proiezioni e al 15% secondo altre. Insieme i due partiti avranno nel nuovo Bundestag, la Camera dei deputati, circa 320 seggi su 617, quindi una maggioranza sufficiente per governare.

Quando si è presentata alle telecamere per i primi commenti Angela Merkel indossava una giacca rossa su pantaloni neri e un giornalista le ha fatto notare che non era una combinazione del tutto adatta alla circostanza dal momento che il nero è, sì, il colore della Cdu ma il rosso è il colore dei socialdemocratici e insieme sono i colori della Grosse Koalition uscita sconfitta dal voto. Un attimo di smarrimento poi la Cancelliera si è ripresa: «È del tutto casuale, non ci avevo pensato. In futuro indosserò senz'altro qualcosa di giallo».
Giallo è il colore della Fdp, il partito liberale il cui leader, Guido Westerwelle, è il vero trionfatore della giornata elettorale. In pochi anni Westerwelle è riuscito a trasformare l'Fdp da partito rigorosamente conservatore, quasi un club di agiati e austeri borghesi, in un partito sensibile ai mutamenti della società, impegnato nelle battaglie ecologiche e per la difesa dei diritti civili, sostenitore dell'economia di mercato come motore per il buon funzionamento dello Stato sociale. Il risultato dei cambiamenti voluti da Westerwelle è un elettorato liberale eterogeneo: non più solo borghesi benestanti ma anche ecologisti irritati per l'eccessivo ideologismo dei Verdi e persino disoccupati e metalmeccanici come ha rivelato lo stesso presidente dell'Ig Metall Berthold Huber.

Quindi un mutamento profondo nell'elettorato tedesco che ha punito prevalentemente i socialdemocratici. Rispetto al risultato già negativo del 2005 hanno perso tra gli 11 e i 12 punti crollando a circa il 22%. Mai la gloriosa socialdemocrazia tedesca era scesa così in basso. Più che una sconfitta un disastro, reso ancora più pesante dalla buona tenuta dei Verdi, altro partito di sinistra, passati dal 9 al 10 e dal successo di Die Linke, la sinistra estremista e massimalista di Oskar Lafontaine e Gregor Gysi che nei länder orientali della ex-Ddr raccoglie i voti di protesta di chi rimpiange lo Stato assistenziale e nei Länder occidentali i voti dei socialdemocratici delusi dalla linea centrista della Spd. Da poco più dell'8% Die Linke è ora tra il 12 e il 13%. Un'avanzata destinata a riaprire all'interno della sinistra tedesca, e forse non solo tedesca, il dibattito sulla scelta tra riformismo e massimalismo. Una scelta che sembrava ormai superata.

Il commento
E ora Angie avrà mano libera per le riforme

di Livio Caputo

VANTAGGI Una virata che si farà sentire nella Nato, dove si allontana lo spettro di un ritiro tedesco da Kabul
I tedeschi hanno fatto finalmente quella scelta che Angela Merkel aveva già auspicato quattro anni fa e aveva invocato nuovamente durante la campagna elettorale: hanno eletto cioè, sia pure di stretta misura, un Parlamento in cui sarà possibile formare una coalizione di centrodestra, costituita dalla sua Cdu-Csu e dai liberali della Fdp. Forse la cancelliera avrebbe preferito se il suo partito, rimasto fermo al 33,5%, avesse raccolto un po’ più di consensi e la Fdp, che invece ha ottenuto con il 14,5% un successo al di sopra di ogni aspettativa, qualcuno di meno. L’importante, tuttavia, è che il risultato le permette di porre fine alla Grande Coalizione rosso-nera con cui ha dovuto governare per 4 anni e che ha portato al rinvio di molte riforme su cui i due partiti, fisiologicamente avversari, non erano d’accordo. Per la Merkel, in ogni caso, s’è trattato di un trionfo personale perché è stata la sua popolarità, più di quella del suo partito, a determinare la svolta.
Al successo di Cdu-Csu e Fdp ha fatto riscontro una vera e propria disfatta del partito socialdemocratico, che non solo viene estromesso dal potere per la prima volta in 11 anni, ma ha accusato anche una forte emorragia di voti verso la Linke, l’unione tra ex comunisti dell’Est e i seguaci del suo ex leader Lafontaine, uscito dal partito sei anni fa. Il 23,5% della Spd rappresenta il peggiore risultato del dopoguerra e fornisce un’ulteriore conferma della crisi del socialismo europeo singolarmente incapace di fornire risposte alla grande crisi economica che in teoria avrebbe dovuto favorirlo.
La virata a destra della Germania allinea la più grande nazione europea colla tendenza ormai dominante nell’Ue. Essa avrà conseguenze importanti sia in politica interna sia in politica estera. Con la recessione incombente e una minacciosa ondata di disoccupazione attesa per l’autunno, la nuova coalizione dovrà muoversi all’inizio con una certa cautela, cercando di favorire la graduale ripresa registrata nelle ultime settimane e di mantenere la pace sociale. Ma, una volta superato lo scoglio della crisi, essa potrà finalmente introdurre quelle riforme – soprattutto del mercato del lavoro e della previdenza – che la Grande Coalizione aveva dovuto riporre nel cassetto. La Fdp, spesso definita il partito degli imprenditori, sfrutterà il suo successo per diventare la mosca cocchiera di questa operazione e cercare di arginare la deriva statalista che – sotto l’impatto della recessione – ha contagiato anche la Germania.
Anche sul piano internazionale ci saranno novità significative. Guido Westerwelle, il leader liberale che dovrebbe diventare ministro degli Esteri, è un atlantista certo più convinto del suo predecessore Steinmayer, si batterà fermamente contro coloro che chiedono il ritiro tedesco dall’Afghanistan e darà senz’altro il suo assenso a ulteriori sanzioni contro l’Iran. Inoltre abbiamo ora la certezza che il prossimo membro tedesco della Commissione Barroso che dovrà essere designato nell prossime settimane, non sarà più un socialista ma un fedelissimo della Merkel con conseguente modifica degli equilibri a Bruxelles.

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Corriere della Sera

“PICCOLA COALIZIONE” E I VANTAGGI ANCHE PER L'ITALIA

IN GERMANIA E' SVOLTA LIBERALE. SCONFITTA LA GRANDE COALIZIONE

LA FINE AMARA DEI NIPOTI DI BRANDT. NELLA SPD PARTE LA RESA DEI CONTI

LO CHOC TEDESCO INVESTE LA SINISTRA ITALIANA

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La Repubblica

LA MERKEL SI LIBERA DELL'SPD. IL CENTRODESTRA VINCE IN GERMANIA

L'IMPEGNO DELLA GERMANIA PER UN'EUROPA PIU' FORTE

ANGELA, LA CORONA E LE SPINE

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La Stampa

MERKEL CANCELLIERA. LIBERALI NEL GOVERNO

EUROPA SENZA SINISTRA

UE, SOCIALISTI A RISCHIO ESTINZIONE

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Il Messaggero

LA STERZATA CHE PUO' RILANCIARE L'EUROPA

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