Site icon archivio di politicamentecorretto.com

LA CASA MÀ

Revojio la casa mè: questa frase l'ho colta al Terminal bus, mentre con tanti altri pendolari aquilani, privati delle case in una notte in cui tutti fummo costretti a fuggire, aspettavo l'autobus per andare a cenare e dormire a Giulianova. “Non la voglio la casa nuova,”diceva quel pendolare, “anche se è bella. Rivoglio la mia, voglio vedere la palazzina di fronte che ho sempre visto, voglio vedere i miei vicini, non voglio un altro panorama, anche se bello”. In parole povere e semplici, questa è il più esplicito commento su un fatto lampante ed incomprensibile.
Parlo dei ritardi nella riparazione del patrimonio abitativo esistente, non gravemente rovinato dal terremoto. La ricostruzione delle case classificate B e C, ovvero inagibili sì, ma bisognose di lavori semplici e rapidi,che non riguardano le strutture di sostegno, anche di quelle fuori dal centro storico non ancora decolla. Poche, forse, hanno iniziato i lavori. Prima abbiamo dovuto aspettare il decreto che stabilisse i metodi di finanziamento della ricostruzione, era maggio, poi i regolamenti, poi il prezziario, e fu luglio, poi la circolare applicativa. E così fra tante riunioni di condominio, incerte spesso ed anche confuse, se ne è passata la primavera e l'estate. Fatte a fatica le carte necessarie, ecco i controlli, prima quello del comune, un mese, e poi anche quello tecnico, un altro mese. Insomma per farla breve, di casa mia si diceva che poteva essere rifatta entro giugno, poi settembre, ed a questo ci ho creduto, poi ottobre. Recentemente ottobre è diventato gennaio, anche febbraio, oppure marzo, chissà. Dove saremo alla data del primo anniversario del terremoto? Ancora in soggiorno obbligato a tempo indeterminato negli hotel della costa?
La cosa stupefacente è che questi ritardi nella ricostruzione di ciò che poteva già essere riparato, sono accompagnati dalle grida di gioia e dagli elogi che i media ci propinano per la rapidità stupefacente e le innovazioni tecnologiche avveniristiche delle palazzine del progetto C.A.S.E, dall'aspetto non peggiore di tante altre forniteci dai costruttori privati. Ben venga tanta efficienza, tanta stupefacente cultura della tecnica delle costruzioni antisismiche, tanti materiali e tecnici mai visti all'Aquila, per l' ammirazione e lo stupore di tutto il mondo, giapponesi compresi. Grazie a tutti quelli che hanno pensato e stanno realizzando tante meraviglie, fortunati quelli che potranno abitarle, solo un terzo dei senza tetto!
Ma le nostre case, quelle vere, fatte con i nostri sacrifici, quelle del centro storico ed immediate vicinanze, quando ce le ridate? A che è servita la circolare che doveva sveltire tutte le procedure e consentire il rientro mediante l'agibilità parziale? Insomma a tutt'oggi mi pare che si stia materializzando uno dei peggiori incubi, quello che incominciò all'udire il singolare boato del terremoto del 30 marzo, quello delle 15 e 50, il rimbombo sordo di una specie di esplosione sotterranea che fece pensare alle esplosioni del Vesuvio, come raccontate dagli storici, e che suscitò l'immagine di una nuova Pompei. La rapida realizzazione del progetto C.A.S.E., una miriade di gruppi di case nuove,case vere,durature, non temporanee, intorno alla città preesistente lasciata in abbandono, nelle sue macerie, che altro è se non, veramente, una nuova Pompei per turisti amanti dell'orrore? Anche le macerie hanno un fascino, quando non sono delle proprie case e sotto non ci sono rimaste tante persone care. Come sono popolari la magliette con le scritte del terremoto!
Caro Sindaco, ci prepari un bel regalo di Natale, dopo l'orrendo regalo di Pasqua di madre natura: un progetto di rinascita della nostra città, del nostro centro storico, almeno abbozzato e che si sappia chi ne è stato incaricato, chi se ne occupa e quando si farà qualche cosa. Torniamo ad una forma di normalità, per quanto è possibile basta con l'emergenza, e riprendiamoci nelle nostre mani il destino dell'Aquila. Faccia in modo che tutti gli aquilani, subito, possano rientrare dalla costa, e che tornino a sciamare per le vie della città, quelle percorribili e non pericolose. Torniamo a spendere nei nostri supermercati, mangiare il nostro pane, le nostre mozzarelle e la nostra verdura.

emedoro@gmail.com,
L'Aquila/Giulianova, 23 settembre 2009.

Exit mobile version