Sessant’anni fa, a Corleone, la feroce mafia del feudo assassinava Placido Rizzotto, segretario della Camera del Lavoro, che guidava i contadini nelle lotte per la terra. Rizzotto fu il 35° sindacalista della Cgil a cadere nella lotta antimafia di quell'immediato dopoguerra siciliano. Il caso volle che proprio a Corleone, l’anno successivo, su sponde diverse, ma comuni nell'impegno per la legalità e la costruzione dello Stato democratico, si trovassero impegnati due uomini ai quali l'Italia onesta deve molto: il capitano dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa e il giovane studente comunista Pio La Torre. Due uomini, che anni dopo sarebbero stati accomunati dallo stesso tragico destino: entrambi trucidati da quella Cosa Nostra “corleonese”, che aveva ormai conquistato Palermo e la Sicilia. Se oggi lo Stato democratico registra notevoli successi nella lotta contro la mafia, arrestando “eterni” latitanti come Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo, aiutando gli imprenditori che si ribellano al “pizzo” e sostenendo le cooperative di giovani che coltivano le terre confiscati ai boss, il merito va anche a personaggi come Placido Rizzotto, Carlo Alberto Dalla Chiesa e Pio La Torre, che, in tempi e con strumenti diversi, indicarono la strada per resistere alla mafia ed individuarono gli strumenti per sconfiggerla.
Dino Paternostro (Corleone, 1952), direttore del periodico on-line Città Nuove e segretario della Camera del lavoro di Corleone, da anni collabora con il quotidiano “La Sicilia”, dove cura una pagina monografica settimanale. Collabora con le riviste Narcomafie e Rassegna sindacale. Tra le sue pubblicazioni: A pugni nudi. Placido Rizzotto e le lotte popolari a Corleone nel secondo dopoguerra (Palermo, La Zisa, 1992); L’antimafia sconosciuta. Corleone 1893-1993 (Palermo, La Zisa, 1994); La spada e la croce. Fra Bernardo da Corleone (Palermo, Adarte, 2000); I Corleonesi. Storia dei golpisti di Cosa Nostra (Roma, L’Unità, 2005). Per il suo impegno sociale e civile, nel 2003 gli