Già sento le voci gelminare, al riparo della Casa delle Libertà di Potere : ” Sono quattro gatti, la Sapienza è cosa mia, fannulloni” .
Già perchè questa mattina “una ventina tra studenti e insegnanti precari sono saliti sul tetto dell’Università La Sapienza di Roma. Protestano contro i tagli decisi dal ministro Gelmini e minacciano di trascorrere la notte sul posto. Hanno srotolato uno striscione con la scritta: “Scuola e università stessi tagli e stessa precarieta”’.
Pochi pochissimi a protestare, ha ragione Ministra, non varrebbe la pena neanche parlarne ma io sono affetta da una patologia, quella di scrivere, dei pochi e per pochi. Ricorda Cesare Pavese? “Val la pena essere solo, per essere sempre più solo? Solamente girarle, le piazze e le strade sono vuote. Bisogna fermare una donna e parlarle e deciderla a vivere insieme”.
Non credo pensasse a lei o a una donna dell’Istituzione e anche noi come Cesare Pavese non stiamo scappando da casa e non vogliamo restare da sole, da soli . Tantomeno morire, senza pane nè rose, come il tunisino Sami Mbarka Ben Garci che scriveva dal carcere di Torre del Gallo alla fidanzata italiana: “Sono dimagrito troppo, sto morendo. Credimi amore, non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto. Ma lo sciopero della fame non lo fermo e di questa vita non me ne frega niente”. Un altro, da sottoporre a Trattamento Sanitario Obbligatorio, questa volta firmato dal sindaco di Pavia. Ed è morto.
Scrivono gli anarchici e libertari di Genova a proposito di sgomberi e contestazioni: “…Ora siamo a “fondo valle”, e dobbiamo ricominciare a spingere il masso su per la china. Sarà difficile, forse ricadrà di nuovo. Ma questa volta a spingerlo siamo di più, e ancora di più potremmo essere. Le denunce sono carta da tribunale, la galera può rinchiudere i corpi ma non i cuori, le case sono solo dei mattoni: le relazioni, la complicità, gli affetti, le idee… queste sono la forza, e queste stanno crescendo. Nonostante tutto, paradossalmente, abbiamo vinto la battaglia… e Sisifo si appresta per una nuova salita”.
E nessuno credo nutra dubbi in proposito…
Invio quindi qualche notizia della prima quindicina di settembre, in materia di protesta sui tetti, le altre sono tante e talmente, che meriterebbero più di un bollettino di guerra. Annunciati da coloro che già da agosto Precari, proteste a oltranza in tutt’Italia non mostravano le chiappe chiare al mare, per non citare i lavoratori dell’Innse per cui cliccando potete anche vedere il video La INNSE di Lambrate. Appunti di una storia di lotta.
Tutto quello che volete aggiungere, fatelo, e sopratutto fatelo sapere che Lavorare stanca: “Tacere è la nostra virtù. Qualche nostro antenato dev’ essere stato ben solo – un grand’uomo tra idioti o un povero folle – per insegnare ai suoi tanto silenzio.”
In ordine cronologico sparso, perdonate…
Doriana Goracci
Un intero pomeriggio di trattative dopo tre giorni di protesta sul tetto della fabbrica, con un operaio colpito da infarto e finito in ospedale. E quando l´incontro con i vertici dell´Esab Saldatura di Mesero, hinterland nord-ovest di Milano, si conclude con un nulla di fatto, la frustrazione e la rabbia portano all´assedio dell´amministratore delegato, Massimo Impavidi, che obbliga il primo dirigente dell´azienda – controllata dal fondo inglese Charter International – a restare nel suo ufficio al primo piano. Solo l´intervento dei carabinieri lo libera dalla presenza soffocante degli 85 operai che rischiano la cassa integrazione e il licenziamento. La tensione scoppia quando i sindacalisti spiegano agli operai in attesa che la riunione è aggiornata a lunedì senza passi avanti. «Siamo lontani anni luce dalle richieste sul mantenimento dell´attività produttiva» sintetizza Walter Montagnoli, dei Cub. «Ci hanno promesso una mancia – dice Valerio Garavaglia, della rsu, 51 anni di cui 29 in azienda, uno degli otto che ha passato le prime due notti in un sacco a pelo sul tetto dello stabilimento.
La protesta si spettacolarizza anche nella scuola. Docenti sui tetti, supplenti incatenati, professori in mutande. I precari non vogliono essere dimenticati dall’opinione pubblica e ai sit-in affiancano manifestazioni più «visibili». Dopo le azioni intraprese ieri in Calabria, Sicilia e in Campania, dove prosegue la protesta di 6 insegnanti salite su un tetto dell’ufficio scolastico provinciale di Benevento, oggi è stata la volta di Roma e Milano: nella capitale tre docenti precari di educazione fisica si sono tolti i pantaloni, mentre nel capoluogo lombardo alcuni supplenti aderenti al Coordinamento Lavoratori della scuola ‘3 ottobre’ si sono incatenati davanti all’ufficio provinciale di Milano.
Da alcuni giorni, nelle province Campane si respira aria da ’68: a Caserta due professori, marito e moglie, hanno scavalcato una finestra dell’Ufficio Scolastico Provinciale minacciando di gettarsi nel vuoto se avessero perso i loro posti di lavoro precari. Poco dopo lo stesso scenario si è verificato a Napoli e poi a Benevento, dove una ventina di persone tra docenti e personale ausiliario si sono radunate sul terrazzo dell’Ufficio Scolastico Provinciale per dire no al taglio di oltre 500 posti di lavoro.
Mi sono tornate in mente quelle persone che, in rappresentanza delle 250 famiglie sfrattate a Roma dalla polizia all’alba alcuni giorni fa in quanto occupanti l’edificio dismesso da anni del vecchio Istituto Regina Elena per la cura dei tumori (trasferito in un mega-ospedale, proprio sul traffico del Raccordo.. 25-30 km a sud di Roma ..). Dunque alcuni degli occupanti sono saliti per protesta sul tetto dei Musei Capitolini, altri, sostenuti anche da Action, sono rimasti sotto sulla piazza del Campidoglio, guardati a vista dai poliziotti (non so se Alemanno sia tornato dal suo pellegrinaggio a Lourdes.. e io mi chiedo perché anziché andare a Lourdes non si fa invece un giro in periferia…).
Un centinaio di immigrati del Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’ Isonzo (Gorizia) sono saliti, in serata, sui tetti degli edifici del Centro per protestare contro la legge sulla sicurezza entrata in vigore oggi.
Un gruppo di lavoratori precari della scuola è salito stamattina sul tetto dell’ Ufficio Scolastico provinciale di Roma in Via Pianciani, protestando contro la «falcidia dei precari della scuola e il farsesco progetto della Gelmini dei contratti di disponibilità».
Già perchè questa mattina “una ventina tra studenti e insegnanti precari sono saliti sul tetto dell’Università La Sapienza di Roma. Protestano contro i tagli decisi dal ministro Gelmini e minacciano di trascorrere la notte sul posto. Hanno srotolato uno striscione con la scritta: “Scuola e università stessi tagli e stessa precarieta”’.
Pochi pochissimi a protestare, ha ragione Ministra, non varrebbe la pena neanche parlarne ma io sono affetta da una patologia, quella di scrivere, dei pochi e per pochi. Ricorda Cesare Pavese? “Val la pena essere solo, per essere sempre più solo? Solamente girarle, le piazze e le strade sono vuote. Bisogna fermare una donna e parlarle e deciderla a vivere insieme”.
Non credo pensasse a lei o a una donna dell’Istituzione e anche noi come Cesare Pavese non stiamo scappando da casa e non vogliamo restare da sole, da soli . Tantomeno morire, senza pane nè rose, come il tunisino Sami Mbarka Ben Garci che scriveva dal carcere di Torre del Gallo alla fidanzata italiana: “Sono dimagrito troppo, sto morendo. Credimi amore, non riesco nemmeno ad alzarmi dal letto. Ma lo sciopero della fame non lo fermo e di questa vita non me ne frega niente”. Un altro, da sottoporre a Trattamento Sanitario Obbligatorio, questa volta firmato dal sindaco di Pavia. Ed è morto.
Scrivono gli anarchici e libertari di Genova a proposito di sgomberi e contestazioni: “…Ora siamo a “fondo valle”, e dobbiamo ricominciare a spingere il masso su per la china. Sarà difficile, forse ricadrà di nuovo. Ma questa volta a spingerlo siamo di più, e ancora di più potremmo essere. Le denunce sono carta da tribunale, la galera può rinchiudere i corpi ma non i cuori, le case sono solo dei mattoni: le relazioni, la complicità, gli affetti, le idee… queste sono la forza, e queste stanno crescendo. Nonostante tutto, paradossalmente, abbiamo vinto la battaglia… e Sisifo si appresta per una nuova salita”.
E nessuno credo nutra dubbi in proposito…
Invio quindi qualche notizia della prima quindicina di settembre, in materia di protesta sui tetti, le altre sono tante e talmente, che meriterebbero più di un bollettino di guerra. Annunciati da coloro che già da agosto Precari, proteste a oltranza in tutt’Italia non mostravano le chiappe chiare al mare, per non citare i lavoratori dell’Innse per cui cliccando potete anche vedere il video La INNSE di Lambrate. Appunti di una storia di lotta.
Tutto quello che volete aggiungere, fatelo, e sopratutto fatelo sapere che Lavorare stanca: “Tacere è la nostra virtù. Qualche nostro antenato dev’ essere stato ben solo – un grand’uomo tra idioti o un povero folle – per insegnare ai suoi tanto silenzio.”
In ordine cronologico sparso, perdonate…
Doriana Goracci
Un intero pomeriggio di trattative dopo tre giorni di protesta sul tetto della fabbrica, con un operaio colpito da infarto e finito in ospedale. E quando l´incontro con i vertici dell´Esab Saldatura di Mesero, hinterland nord-ovest di Milano, si conclude con un nulla di fatto, la frustrazione e la rabbia portano all´assedio dell´amministratore delegato, Massimo Impavidi, che obbliga il primo dirigente dell´azienda – controllata dal fondo inglese Charter International – a restare nel suo ufficio al primo piano. Solo l´intervento dei carabinieri lo libera dalla presenza soffocante degli 85 operai che rischiano la cassa integrazione e il licenziamento. La tensione scoppia quando i sindacalisti spiegano agli operai in attesa che la riunione è aggiornata a lunedì senza passi avanti. «Siamo lontani anni luce dalle richieste sul mantenimento dell´attività produttiva» sintetizza Walter Montagnoli, dei Cub. «Ci hanno promesso una mancia – dice Valerio Garavaglia, della rsu, 51 anni di cui 29 in azienda, uno degli otto che ha passato le prime due notti in un sacco a pelo sul tetto dello stabilimento.
La protesta si spettacolarizza anche nella scuola. Docenti sui tetti, supplenti incatenati, professori in mutande. I precari non vogliono essere dimenticati dall’opinione pubblica e ai sit-in affiancano manifestazioni più «visibili». Dopo le azioni intraprese ieri in Calabria, Sicilia e in Campania, dove prosegue la protesta di 6 insegnanti salite su un tetto dell’ufficio scolastico provinciale di Benevento, oggi è stata la volta di Roma e Milano: nella capitale tre docenti precari di educazione fisica si sono tolti i pantaloni, mentre nel capoluogo lombardo alcuni supplenti aderenti al Coordinamento Lavoratori della scuola ‘3 ottobre’ si sono incatenati davanti all’ufficio provinciale di Milano.
Da alcuni giorni, nelle province Campane si respira aria da ’68: a Caserta due professori, marito e moglie, hanno scavalcato una finestra dell’Ufficio Scolastico Provinciale minacciando di gettarsi nel vuoto se avessero perso i loro posti di lavoro precari. Poco dopo lo stesso scenario si è verificato a Napoli e poi a Benevento, dove una ventina di persone tra docenti e personale ausiliario si sono radunate sul terrazzo dell’Ufficio Scolastico Provinciale per dire no al taglio di oltre 500 posti di lavoro.
Mi sono tornate in mente quelle persone che, in rappresentanza delle 250 famiglie sfrattate a Roma dalla polizia all’alba alcuni giorni fa in quanto occupanti l’edificio dismesso da anni del vecchio Istituto Regina Elena per la cura dei tumori (trasferito in un mega-ospedale, proprio sul traffico del Raccordo.. 25-30 km a sud di Roma ..). Dunque alcuni degli occupanti sono saliti per protesta sul tetto dei Musei Capitolini, altri, sostenuti anche da Action, sono rimasti sotto sulla piazza del Campidoglio, guardati a vista dai poliziotti (non so se Alemanno sia tornato dal suo pellegrinaggio a Lourdes.. e io mi chiedo perché anziché andare a Lourdes non si fa invece un giro in periferia…).
Un centinaio di immigrati del Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca d’ Isonzo (Gorizia) sono saliti, in serata, sui tetti degli edifici del Centro per protestare contro la legge sulla sicurezza entrata in vigore oggi.
Un gruppo di lavoratori precari della scuola è salito stamattina sul tetto dell’ Ufficio Scolastico provinciale di Roma in Via Pianciani, protestando contro la «falcidia dei precari della scuola e il farsesco progetto della Gelmini dei contratti di disponibilità».
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