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Casa dolce macabra casa mia

Casa dolce casa: un sogno perduto? Le notizie in merito alla casa, si fanno anche macabre, come quella accaduta a Latina, tre giorni addietro: “Muore e il suo alloggio, una casa popolare, viene occupato da una parente di una vicina che non si fa scrupolo della presenza del cadavere. La ragazza che ha occupato l’appartamento di uno stabile popolare a Latina ora si trova asserragliata nell’alloggio, con dentro appunto il cadavere dell’ex proprietaria, una donna di 90 anni, e non ha voluto aprire nè ai tecnici dell’Ater, nè alla polizia. La ragazza è una parente di una donna che vive nello stesso edificio”. Dalla cronaca successiva del Messaggero, si apprende poi che la ragazza era la stessa badante, a quanto pare italiana “pura”.
Potrebbe sembrare cronaca nera ma non sembra, lo è, il problema della casa. E’ corruzione continuata, cantieri e imprenditori che costruiscono selvaggiamente, lavoratori che ci muoiono sul posto di lavoro, in nero. Non è un fatto privato, la ricerca di un tetto, è una necessità collettiva e primaria, che coinvolge Stato, poteri economici e finanziari, politica collusa tutta e la popolazione nella sua interezza. Sono protagoniste di questo Gioco , intere generazioni, famiglie e persone singole, media e piccola borghesia, proletariato e masse precarie. Ogni giorno che passa, la paura di perdere la casa, per uno sfratto, per un lavoro perduto, per un mutuo o un affitto non pagato, si fà sempre più patologica e invasiva. Bisognerà pur trovare un colpevole! E all’ italiana non ci si allea, ci si divide, condividendo i misfatti.
I prezzi degli affitti e degli acquisti non calano. La domanda continua e l’offerta è questa. Avventuratevi in una periferia romana o in un paese in provincia e ditemi quale certezza avrete di arrivare puntuali a scuola, al lavoro, ad un incontro. Fatemi sapere quanto ci impiegate a tornare nella casa dolce casa, se mai ne avete una “sicura”, e come ci si vive dentro, a fianco di chi sbandiera altrettante situazioni drammatiche, che non strillano mai sulla cronaca.
Ma anche manifestare e occupare gli spazi, preoccupa non solo i giornali. Questa è la cronaca romana del 2 settembre:
“Questa mattina rappresentanti del Gabinetto del sindaco di Roma hanno effettuato un accurato sopralluogo nelle strutture in cui sono alloggiate le persone assistite a seguito dello sgombero del Regina Elena disposto dalla Prefettura. La visita, svoltasi in un clima di collaborazione con i residenti, si legge in una nota del Campidoglio, ha permesso di raccogliere specifiche esigenze dei nuclei familiari cui il Comune porra’ la massima attenzione. Le abitazioni, tutte nuove o recentemente ristrutturare a norma di legge, sono gestite da strutture del Vicariato che assicurano pensione completa, assistenza medica permanente e tutti i generi di prima necessita’.E’ bene ricordare che sono 366, di cui 92 minori, le persone che hanno accettato l’assistenza del Comune di Roma; i nuclei familiari sono 194 alloggiati in cinque strutture di accoglienza: Casa della Pace, Orsa e Malvagna nell’VIII Municipio, Fieschi nel XVI e Vermicino nel X”.
Raccontata anche così: “Dopo tante polemiche, promesse e, da altri punti di vista, minacce, è iniziato questa mattina lo sgombero di circa 200 famiglie che dal 2007 vivono nei locali dell’ex ospedale Regina Elena. Per l’esecuzione dello sgombero la zona intorno all’edificio, tra via del Castro Laurenziano e viale Regina Elena, è stata chiusa con transenne. A disposizione delle famiglie sono stati messi degli autobus dell’Atac. Un gruppo di circa 60 occupanti si è però barricato in una parte dell’immobile cercando di opporre resistenza passiva allo sgombero. Alcuni senza casa sono saliti su un terrazzo dell’edificio.Gli occupanti saranno portati in un residence fuori Roma. Proteste da parte di Action: “Abbiamo chiesto al Comune informazioni sullo sgombero, ci hanno detto di non saperne nulla: non è vero, perché al momento dello sgombero era già installato un gazebo del comune dove gli sgomberati sono stati registrati a uno a uno”. Andrea Alzetta, consigliere comunale e membro di Action ha così commentato: “Con una operazione di polizia enorme e inaccettabile, lo stabile è stato evacuato, forse per essere restituito all’Università e ricadere ancora nell’abbandono e nell’incuria, o forse per diventare l’ennesimo “affare” di qualche gruppo bancario o immobiliare”. Il Sindaco Gianni Alemanno, in partenza per Lourdes, ha detto: “Nessun nucleo familiare è stato diviso e il Comune garantisce la piena assistenza a tutti i nuclei familiari presenti nei padiglioni del Regina Elena”.
Alemanno ha anche aggiunto che “quello del Regina Elena è un problema antico che abbiamo affrontato già più volte in questo anno e mezzo di amministrazione. L’università si è rivolta alla prefettura e a noi esprimendo la necessità di riprendere possesso dei locali, anche perché si sarebbero persi finanziamenti senza poter utilizzare le zone occupate”.

Era novembre del 2008 quando: “alcune donne straniere e italiane hanno dato luogo a Roma, insieme all’organizzazione Action, ad un’occupazione di un vecchio stabile dell’Atac (l’azienda trasporti comunale). Rivendicano il diritto ad un’abitazione ed a una vita dignitosa“. Qualcuno obiettò che tre autisti dell’Azienda non ne fanno uno della Camera, in costi.

Non è certo esponendo una cronaca laziale, diffusa a livello nazionale, che penso di di tenere desta e vivace l’attenzione, ormai assorbita per la totalità da ben altri fatti per niente privati che accadono nelle Case della Libertà o della Democrazia a sinistra.
Il sisma c’è stato, potrebbero ripetersi le scosse e la rassegnata ricostruzione, il chiedere protezione a patroni e padrone, a santi e unte dal signore.
Rimane il problema della casa, del ritorno a casa, che che non è un tema clandestino. Perchè l’esodo dalla casa comune, sembra diventato una macabra realtà, fatta a pezzi e documentata da ognuno, con dovizia di particolari, senza sapere perchè e soprattutto, dove andare, cosa abitare e con chi condividere.
Per ora ci sono solo pochi precari sui tetti e per quanto dotati di ostinazione degna del genere capre e abbeveramenti promiscui, neanche le bestie campano con l’aria, per giunta avvelenata.
Occupare , fosse pure la mitica casa di Luca, quella della canzone italiana. Risollevarsi? Cominciamo a sollevarci.
“Puorteme a casa mia addo cresce tutte cose senza parlà Puorteme a casa mia nun me fà cchiù girà Puorteme a casa mia addò chi cade ‘nterra se sape aizà
Doriana Goracci

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