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IL VOTO DALL’ESTERO

La Legge 459/2001, quella che disciplina il voto degli italiani all’estero, non è la normativa migliore per garantire il diritto politico e referendario dei Connazionali nel mondo. Ora c’è tutto il tempo per migliorarla e renderla consona alla concreta affermazione di un principio fondamentale che, per i nostri Emigrati, è arrivato tardi. Basta procedere ad una verifica della normativa per comprendere la nostra posizione. Intanto, la legge prevede che la Circoscrizione Elettorale Estero sia suddivisa in 4 aree geografiche distinte: Europa(1), America Settentrionale, Centrale e Meridionale(2), Africa(3), Asia ed Oceania(4). I Deputati eleggibili sono 12 e 6 i Senatori. Ciò premesso, dato che non è ancora previsto un “Partito degli Emigrati”, per il voto attivo, i nostri Connazionali indirizzano la loro preferenza tra le liste nazionali che, bene o male, dovrebbero sostenere le loro aspirazioni. Questa è la nostra fondata convinzione. Differente, invece, la considerazione sul voto passivo che ci appare assai intrigante anche per l’assenza di quell’autonomia politica che riteniamo indispensabile. Giova rammentare che a ciascun’area geografica spetta l’elezione di un deputato e di un senatore. Mentre 8 Deputati e 2 Senatori trovano sistemazione nelle ripartizioni geografiche in proporzione al numero dei cittadini italiani effettivamente residenti. Tanto per limitarci alla Ripartizione Europa, i candidati eleggibili sono rappresentati da 5 Deputati e 2 Senatori. A questo punto, s’inserisce la nostra riflessione. Per ogni ripartizione, indipendentemente dal numero dei votanti, un deputato ed un senatore sarebbero, in ogni modo, assicurati. Gli eletti, comunque, sono fagocitati dai partiti nazionali che rappresentano. Noi non siamo stati mai d’accordo. Noi siamo, già dall’inizio, per l’elezione di candidati indipendenti con precisi programmi elettorali focalizzati alla tutela in Patria dei diritti dei Connazionali all’estero. Dato che una legge ordinaria può essere modificata in tempi contenuti, dovrà essere il Parlamento a provvedere; anche se siamo convinti che questa tesi non piace a nessuno dei partiti nazionali perché, se passasse, potrebbe incidere anche su certi equilibri politici predeterminati. Pur se, secondo noi, in modo marginale. Certo è che, solo seguendo questa via, gli “onorevoli” eletti all’estero possono realmente gestire le tematiche di chi non vive in Patria e li ha votanti con quest’intento. Quindi, cambiare si può, basta volerlo. Ora sarebbe sufficiente modificare i contenuti della Legge 459/2001, con l’accortezza di tener conto anche degli aspetti politici che abbiamo segnalato. L’importante è che i Connazionali all’estero siano messi nelle condizioni di votare per i candidati in grado di gestire in Parlamento quei problemi che li coinvolgono direttamente.

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