Dal 1886 al 1996 ( dati ufficiali Istat), ben 25 milioni d’italiani hanno lasciato la penisola. Con i figli ed i nipoti, nati all’estero, il loro numero ha superato, globalmente, i 56 milioni. In sostanza, negli anni, si è costituita nel mondo una “colonia” italiana di tutto rispetto. Intanto anche il Vecchio Continente è stato interessato dai fenomeni migratori, prima interni, poi dall’estero; Bel Paese compreso. Così, alla fine dello scorso anno, erano presenti sul nostro territorio 4.600.000 cittadini stranieri con regolare permesso di soggiorno ( fonti Caritas). Tra i nostri Emigrati e gli Immigrati i punti d’incontro sembrerebbero pochi.
Chi ha scritto questo, ha fatto un’esposizione pulita, storica, attuale, ma non completa.
Ai 4.600.000 di cittadini stranieri con regolare permesso di soggiorno, vanno aggiunti diversi milioni di stranieri illegali, che vivono rovinando la dignità dell’emigrazione.
La proporzione fra immigrati ed emigrati è quasi uguale, con la differenza che i 56 milioni di italiani che vivono all’estero, la gran parte, non vogliono essere più cittadini italiani perché si sentono abbandonati dallo Stato di cui facevano parte. Oggi sono solo pochi milioni gli italiani che vivono all’estero e si sentono ancora italiani conservandone la cittadinanza. Perché tutto questo?
La triste realtà è che gli italiani in Italia considerano ancora i loro connazionali che vivono all’estero: Emigranti. Automaticamente, a questa parola il loro pensiero vola alle valige di cartone legate col filo di spago, alle navi cariche di povera gente in cerca di fortuna, ai treni diretti al nord con valigioni pieni di salami e fiaschi di vino, ai quei cartelli usati diversi decenni passati con scritte:
Défense d’entrer aux italiens, oppure: Fuori gli stranieri.
Il modo di pensare e vedere di troppi italiani che vivono in Italia, è rimasto indietro nel tempo, in moltissimi campi.
Oggi, molti di questi italiani viaggiano in aereo, con la 24 ore e col PC portatile.
In altri Paesi (come la Svizzera), dove sanno gestire l’emigrazione, conoscono il valore della maggior parte di quelli che accolgono, (e accolgono quasi solo gente di valore e con volontà di lavorare) li aiutano ad integrarsi, a utilizzare al massimo le loro capacità e li valorizzano; ma gli fanno rispettare le leggi e usanze locali.
In Italia, i cittadini italiani e non solo il governo, sono troppo opportunisti e poco ragionevoli. Pensano di sfruttare i cittadini che vengono dall’estero, nei modi più assurdi: favorendo l’illegalità, permettendo di vivere in posti più idonei ad animali randagi, ecc. Ad altri invece permettono di dettar legge negli ambienti che frequentano, permettono di pretendere che siano gli italiani ad adeguarsi ai loro usi e costumi.
Basterebbe che chi governa l’Italia scendesse dal cavallo dell’arroganza medioevale, guardasse in giro per l’Europa e confrontasse i diversi modi attuali di governare.
I governanti italiani, temono ed evitano gli italiani che vivono all’estero perché sanno di aver a che fare con gente con cultura, serietà e professionalità elevata.
Di Marchionne non c’è né uno solo…
Questa seconda Italia, se decidesse di operare anche in Italia, potrebbe portare dei grossi cambiamenti, scomodi agli attuali politici.
Per fortuna, anche in Italia esiste ancora gente seria, rispettabile e amante della nostra ineguagliabile Italia.
Questi hanno capito che solo grazie all’uguaglianza di tutti gli italiani del mondo, ci sarà la possibilità che in futuro il Bel Paese torni ad essere in testa all’Europa, lasciando l’attuale posizione di “Fanalino di Coda”.
Grazie a questi è sorto il movimento “Partito” P.I.E. che si propone di parificare gli italiani di tutto il mondo, dandogli gli stessi diritti e doveri politici, ovunque essi risiedono.
Dino Suppa