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L’abuso di farmaci

La recente morte di Michael Jackson determinata da un infarto,è certamente correlata all’abuso di farmaci assunti dal re della musica pop.
Eppure,nonostante il monito contenuto in questa morte precoce,diretto ai “malati di medicine”,questi ultimi aumentano costantemente.
In Italia sono stati registrati 11.493 casi segnalati solo nel 2008,di reazioni avverse alle medicine;il doppio di quelli computati nel 2005.
L’agenzia statunitense per la lotta alle droghe ha diffuso poco tempo fa un comunicato per evidenziare che l’uso illegale di farmaci è aumentato del 114% nel periodo che va dal 2001 al 2005.
In Francia,primo mercato europeo per l’industria farmaceutica,si verificano ogni anno 13.000 vittime e quasi il 10% dei ricoveri in ospedale è dovuto a effetti nocivi provocati dai medicinali.
Nel Paese guidato da Sarkozy è stato pubblicato un libro intitolato “Le medicine che ci fanno ammalare”, molto polemico sulla tendenza a ingoiare pillole come fossero caramelle.
Il volume è un lungo e spaventoso elenco di tutti gli effetti secondari che ogni farmaco può avere e che molti di noi spesso ignorano.
Il guaio è che questi “malati immaginari” sono in aumento e tollerano sempre meno disturbi che un tempo si sarebbero risolti con un po’ di umana sopportazione.
E così oggi siamo diventati una società “farmacocentrica”. Ma di chi è la colpa? Per gli americani la colpa è anche dei “venditori di malattie” i quali sono aumentati esponenzialmente in questi ultimi anni, inventando nuovi mali e possibili rimedi.
Nel glossario del marketing farmacologico,un temporaneo calo della libido diventa subito impotenza.
Per esempio l’amfebutamone,un anfetaminico utilizzato negli anni Novanta nelle diete e poi ritirato dal mercato per i rischi cardiaci e circolatori che causava,è stato rimesso in commercio,come bupropion,per chi intende dire basta al fumo di sigarette.
Per correttezza di informazione va detto che le novità in campo farmaceutico sono sempre meno sostanziali e sempre più di immagine.
Il numero di nuove medicine che ogni grande industria farmaceutica ha immesso sul mercato è passato da 12 del periodo compreso tra il 1990 e il 1995 a 7 tra il 1996 e il 2000.
In farmacia i generici sono più numerosi dei nuovi farmaci brevettati e nel 2008 l’80% delle medicine presentate come novità al banco erano in realtà copie di quelle già esistenti.
Cresce in compenso il numero dei malati. Basta ad esempio avere la pressione leggermente alta per rientrare nell’indicazione di un qualche farmaco capace di riportare quest’ultima nella normalità,in cambio di una fedeltà al blister che dura tutta la vita.
Il problema è che,a fronte di un consumismo sempre più sfrenato,i rischi di una cura farmacologica cominciano a superare quelli della stessa malattia.
Le sperimentazioni dei nuovi medicinali vengono fatte in genere su maschi adulti. In un bambino, dal momento che non è un piccolo uomo,non basta dimezzare la dose,mentre le donne hanno un metabolismo diverso da quello maschile.
Per non contare le reazioni avverse che hanno necessità di tempi lunghi per saltare fuori o quelle che le industrie del farmaco preferiscono tenere per sé,per non spaventare i consumatori, in quanto finanziatrici o autrici della maggior parte dei test sui nuovi medicinali.
Le reazioni avverse segnalate negli Stati Uniti sono passate da 35.000 nel 1998 a 89.000 nel 2005. Quelle finite nel peggiore dei modi sono triplicate in meno di dieci anni,balzando da 5.000 a oltre 15.000,laddove l’aumento dei morti è 4 volte più rapido dell’aumento delle prescrizioni.
Dati su cui meditare ogni volta che assumiamo una medicina.

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