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Si scrive Nor ma si legge Nur, l’afghano




Nor Jamshdi Mohamadi è nato in Afghanistan il primo giorno dell’anno 1983. Diciamo che lo conosco bene, come mia figlia che ha la sua età e l’altro di figlio e i loro amici, tanto che mi chiama mamma, perchè della sua, a malapena ricorda il burka. Da quando ha 10 anni, trovata sterminata la sua famiglia, ha girato per l’Iran, per poi tornare volontariamente o rimpatriato nel Paese che ha scoperto un giorno non essere l’unico che esiste al mondo. Ha conosciuto montagne e deserti, mari e fiumi, campagne e prigioni, cantieri e città, torture e amore.
Sostiene che ha sempre trovato brave persone che l’hanno aiutato a vivere e lui ha dato forza e sorrisi a chi non ne aveva, ma ha lasciato dietro di sè centinaia di morti seppelliti sotto la neve o in fosse comuni, quelli non ce l’hanno fatta a scappare. Ma Nor non evade dalle sue responsabilità, non è un nomade, nasce ragazzino di campagna. Attraverso la Turchia e la Grecia, ancora minorenne è arrivato in Italia.
Ha un permesso per l’ Europa, ormai riconosciuto, di rifugiato e quì in Italia ci vorrebbe rimanere, magari nel Lazio, a Viterbo dove risiede…non ha importanza, l’importante è che lui lavori.
Da più di 20 giorni ha dato molto alla campagna, a chi ha alberi di nocciole, da solo, perchè lui “pulisce” 120 piante al giorno.
Nur, sa fare il muratore, stirare e lavare, crescere e pulire un campo, lavorare in fabbrica, sa custodire un giardino, un orto : quattro anni in un’ azienda agricola del viterbese gli hanno insegnato qualcosa, a sapere quanto costa fatica mettere insieme qualche decina di euro e sempre con un sorriso, per l’amico, un gatto, una bestia o un umano.
Ieri è andato a Livorno dove era stato pochi mesi, dove aveva lasciato le sue cose e un motorino, un ciclomotore 50 Peugeot modello jet force rosso, comprato nuovo nel 2005 con i suoi risparmi, e che dopo un incidente a Castel d’Asso, due anni fa, non aveva preso più (per i danni riconosciuti ebbe 1.000 euro grazie ad un avvocato da lui trovato). La pubblicità è eloquente: visto e preso.

L’ aveva recuperato ieri, grazie alla solita brava persona, che gliel’ ha scaricato davanti al locale del centro storico dove l’ospito da qualche tempo, alle 20.
Stamattina Nor mi ha suonato e mi ha detto “mamma dov’è il mio motorino? devo assicurarlo, se qualcuno mi chiama posso andare così da solo nella campagna…”
Non ho avuto dubbi e l’ho accompagnato dai Carabinieri di Capranica, a denunciare il furto, e lì abbiamo trovato il maresciallo D’Angelo, paziente e collaborativo come sempre, a registrare l’ennesima storia malsana.
Abbiamo mangiato qualcosa insieme come facciamo solitamente in questi giorni ma Nor non ha sorriso per niente, mi ha detto che a settembre se non trova qualcosa se ne va forse in Grecia, in Iran…io gli ho detto se è pazzo, io che invito tutte e tutti i giovani ad andarsene da questo Paese vecchio nel suo modo di non fare, di rendere i più elementari diritti di esistenza, delle tragicommedie.
Adesso è andato a Viterbo, in preda ad un’ansia che non gli conosco, ci rivedremo stasera per cena, aspetta una telefonata di lavoro che forse lo seda per due giorni sotto al sole. L’ansia ce l’ho pure io, perchè lui è sconvolto, dice che non ce la fà a reggere tutti questi colpi, vuole solo lavorare e onestamente, come ha sempre fatto da quando era un bambino.

E allora scrivo e non mi vergogno di chiedere alla società civile, alle istituzioni, alle amministrazioni, a donne e uomini che vivono in Italia di provare la capacità e la serietà di questo nostro ragazzo, per rendersi utile, mettendoci tutte e due le mani e le gambe e il suo cervello e il cuore, come ha sempre fatto.

Nor che si dice Nur, perchè anche lui dice che gli viene così da dire, è pronto a partire, a ripartire.
Per terra o per mare, possiamo fargli avere, raccontare un futuro, a lui che ci ha raccontato la Storia?
Accade che sotto un cielo caldo di stelle fredde, si ruba e abbaiamo, troppo spesso, alla luna.
Doriana Goracci
Capranica 24 luglio 2009
(per contatti dorianadg at libero.it)

Foto Baruda

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